«E' l'ora di scelte coraggiose per l'ortofrutta»

Il presidente di Coldiretti sprona il comparto e le istituzioni

«E' l'ora di scelte coraggiose per l'ortofrutta»

Il settore ortofrutticolo nazionale garantisce all’Italia 440mila posti di lavoro, pari al 40% del totale in agricoltura, con un fatturato di 15 miliardi di euro all’anno tra fresco e trasformato, pari al 25% della produzione agricola totale, grazie all’attività di oltre 300mila aziende agricole su più di un milione di ettari coltivati in Italia e vanta ben 113 prodotti ortofrutticoli Dop e Igp. Un terzo del fatturato del settore viene realizzato all’estero grazie alle esportazioni che – evidenziano Coldiretti, Filiera Italia e Unaproa - hanno raggiunto lo scorso anno la cifra record di 5,5 miliardi di euro (+6%) anche se nei primi sei mesi del 2022 il dato è in rosso. Numeri che dovrebbero proiettare l'ortofrutta tra i settori più in vista del Paese, invece sappiamo tutti che non è così, sappiamo che l'ortofrutta non riesce a scrollarsi di dosso quel ruolo da Cenerentola che tiene il nostro mondo ai margini dell'agroalimentare.

"L'ortofrutta è da un po' di anni che viene trascurata, ma è uno degli assi portanti del sistema agroalimentare italiano, lo è nei fatti e Coldiretti sposa la sfida di creare valore attorno all'ortofrutta, una sfida che deve essere di filiera". Ettore Prandini, numero uno dell'associazione gialla, è stato molto chiaro durante il convegno "Filiera ortofrutticola e IV gamma. Tra aumento dei costi e crisi dei consumi", organizzato ieri a Roma da Unaproa, Coldiretti e Filiera Italia. "Se è una sfida di filiera - prosegue - non è possibile scaricarsi responsabilità fra anelli della stessa, ma bisogna trovare condivisione di valori. Unaproa e Coldiretti hanno fatto la scelta di condividere i percorso con un certo tipo di distribuzione: non è un problema di discount e supermercati, il nodo sono le aziende. Ci sono discount come Lidl che possono essere interlocutori per sviluppare alcuni ragionamenti di filiera, e poi c'è Eurospin, con cui non è possibile farlo",

In un quadro di emergenza su scala europea servono misure inedite. Non si può ragionare di recovery e ristori se, ragiona Prandini, a fronte di una siccità che ha determinato 6 miliardi di costi in più, il Paese ha risorse che forse arrivano ai 100 milioni. "Bisogna avere in mente una strategia, che oggi vuol dire Pnrr e sviluppo delle infrastrutture - argomenta il presidente di Coldiretti - per sviluppare l'export. Si può fare, la Spagna lo ha fatto e ce lo insegna: con una dotazione infrastrutturale adeguata, con la logistica efficiente, è possibile. E poi la ricerca, si questo il mondo dell'ortofrutta è fermo, ci sono pochissimi investimenti. Serve procedere celermente su queste strade per rimanere sul mercato. E' il momento di scelte politiche coraggiose e Coldiretti dice no ai bonus ma al prossimo governo chiederà di detassare il costo del lavoro per creare più imprese e aumentare la capacità di spesa dei cittadini, unica via per creare nuovo valore".

Un manifesto, quello delineato da Prandini, che dovrebbe essere dell'intero settore agroalimentare. “Per difendere il patrimonio ortofrutticolo italiano è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro - conclude - in tale ottica è determinante agire sui ritardi dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese e anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo”.

“Le nostre Op - sottolinea da parte sua Sonia Ricci, presidente di Unaproa - che stanno soffrendo già da tempo, con gli aumenti del caro energia stanno avendo il colpo di grazia. Tutti questi rincari hanno messo in ginocchio le Op da sempre garanti della qualità e della sicurezza alimentare dell'ortofrutta e punto di incontro tra produzione e distribuzione. Da un lato servono soluzioni strategiche, ma dall'altro urgono interventi immediati per salvaguardare questo patrimonio. Chiediamo un nuovo patto alla Gdo per garantire ai nostri consumatori cibo di qualità e soprattutto dare un giusto prezzo ai produttori, sapendo che il cibo ha e deve avere il giusto valore. La situazione è difficile ed è il momento di scelte coraggiose: l'agricoltura ha bisogno di aiuto ma deve anche sapersi aiutare. La IV Gamma, ad esempio, è una delle categorie che, da bene di lusso è diventata un bene indispensabile: ha contenuto l'inflazione negli ultimi dieci anni, addirittura riducendo il prezzo di vendita del prodotto. Questo ci permette di avere un piccolo spazio di recupero sulla marginalità delle imprese, messe sotto stress dai rincari dei costi produttivi. Se oggi una busta da 200 grammi viene esitata nell'ordine dell'euro, aggiungere dieci centesimi è un piccolo incremento in valore assoluto, ma che adeguatamente comunicato può essere sostenibile e soprattutto rappresenterebbe ossigeno per la filiera. La gestione di un processo di questo tipo richiede però che la filiera si compatti, superando il concetto dell'accorciamento della filiera, del singolo produttore che arriva direttamente in negozio, per arrivare a un processo di razionalizzazione della filiera stessa. Le Op non sono un passaggio in più, ma rendono efficiente il sistema produttivo - conclude Sonia Ricci - così come le centrali di acquisto della Gdo rappresentano i punti vendita. Un positivo dialogo tra questi due soggetti è importante, soprattutto per prodotti come la IV Gamma".