«Ecco come abbiamo reagito alla chiusura del mercato russo»

Paolo Arrigoni: «Schermi protettivi per l'ortofrutta, il trend resta positivo»

«Ecco come abbiamo reagito alla chiusura del mercato russo»
Se l'export di ortofrutta è bloccato da quasi otto anni in Russia, a causa delle sanzioni per l'annessione della Crimea, e quello verso l'Ucraina aveva valori marginali, la guerra tra i due Paesi ha avuto contraccolpi più diretti per i produttori di macchinari e mezzi tecnici. Imprese che fino al febbraio scorso hanno continuato a lavorare con Mosca e Kiev, imprese come il Gruppo Arrigoni.

"A fine febbraio l'8% del nostro portafoglio ordini era concentrato su Russia e Ucraina. In questi due mercati abbiamo logicamente sofferto molto", spiega a IFN Paolo Arrigoni, Ceo della società lombarda con oltre 50 anni di esperienza nel settore degli schermi protettivi.



Il primo semestre del 2022 è stato contraddistinto dai rincari, energia e materie prime in primis. "Anche per realizzare i nostri prodotti ci sono stati forti incrementi dei costi, cosa comune a tutti i mezzi tecnici e in generale si sono un po' rallentate le decisioni di investimento: soprattutto abbiamo notato un assottigliamento del livello delle scorte da parte del sistema distributivo - analizza la situazione l'ad dell'azienda - La tendenza del segmento degli schermi protettivi è comunque positiva, il nostro comparto conferma e rafforza la sua crescita, ma questo non è un anno particolarmente brillante".

Il Gruppo Arrigoni ha un giro d'affari di circa 70 milioni di euro ed è presente in quasi 70 Paesi nel mondo con le sue soluzioni. "In questi mesi siamo riusciti a bilanciare, seppur non completamente, le perdite avute nell'Est Europa, soprattutto con nuovi progetti di sviluppo che stiamo portando avanti in Nord Africa", illustra Arrigoni.



E il mercato italiano? "Ci sono segnali positivi su alcune colture in particolare - risponde l'amministratore delegato - Abbiamo condotto operazioni interessanti nella protezione del kiwi giallo, sui piccoli frutti c'è fermento e anche sull'uva da vino stiamo lavorando molto bene. I segnali positivi ci sono nel settore, soprattutto a livello produttivo, è nel circuito distributivo, dal grossista al punto vendita locale, che prevale il pessimismo a causa degli aumenti. Il riflesso è la riduzione delle scorte e il calo di domanda che riscontriamo - conclude Paolo Arrigoni - è in gran parte dovuto proprio alla riduzione degli stock in magazzino del sistema distributivo".

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