Banane, la qualità alta e costante paga

Curti (Dole): «Ma la pressione sulla filiera è ormai insostenibile. Vi spiego perché»

Banane, la qualità alta e costante paga
In un quadro di vendite a tinte fosche per l'ortofrutta - clicca qui per l'approfondimento dell'Ortofrutta in Cifre - nella distribuzione moderna a distinguersi sono le banane. Nei primi sei mesi dell'anno sono state una delle poche referenze, tra quelle che hanno un peso significativo in reparto, a mostrare un dato a volume positivo: +1,7%.



"Confermo il trend e per quanto ci riguarda stiamo crescendo ancor di più", interviene Giusto Curti, direttore generale di Dole Italia, che però smorza subito gli entusiasmi: rallentamenti nella logistica, rincari lungo tutta la filiera, prezzi di vendita al consumo su cui non si scaricano pienamente gli aumenti... Un mix che rende il nostro lavoro quotidiano davvero complicato.

Ma quel segno più è pur sempre un dato interessante per un prodotto consolidato come la banana. Quali possono essere le ragioni? Un prezzo più abbordabile davanti a un'inflazione che ha colpito l'intero reparto ortofrutta? Oppure un frutto che viene premiato dai consumatori perché difficilmente delude, la cui qualità è costante?



"Se mi metto nei panni del consumatore, posso dire che la banana è una garanzia durante tutto l'anno: prezzo storicamente basso al chilo a cui in questo particolare momento si aggiunge una inflazione  praticamente tendente allo zero; e poi un'alta qualità costante e in aumento - risponde il DG di Dole Italia - In tempi difficili come quelli attuali il mercato si è concentrato e si è ulteriormente focalizzato sui top player: l'attenzione ad una qualità eccellente e alla garanzia dell'offerta di servizio è massima, c'è uno sforzo per segmentare quanto si propone a scaffale valorizzando prodotto bio ed equo-solidale, e poi organizzazione e programmazione che permettono oggi alla banana di presentarsi con alti standard, stabili nel tempo. E questo, spiace ammetterlo, non vale sempre per tutta la frutta. Così in un anno dove tutto costa di più, probabilmente il consumatore si orienta verso referenze che garantiscono un'alta qualità e bontà a prezzi accessibili".

E poi c'è la marca. "Stiamo realizzando tante attività a sostegno del brand Dole e di tutta la categoria e gli ottimi risultati che stiamo conseguendo ci mostrano che siamo sulla strada giusta. Dole Italia - racconta il manager - "sta conoscendo una grande progressione in Gdo e cresce grazie alla rinnovata collaborazione con importanti realtà di maturazione del Sud Italia e a partnership consolidate e nuove con le insegne della distribuzione a maggior tasso di crescita." "Una politica di canale che sta funzionando e incrementando la distribuzione della nostra frutta fresca." annota Curti "Siamo entrati su più insegne e sui volumi questo si vede. Purtroppo, dall'altra parte c'è un quadro internazionale davvero anomalo, ottenere arrivi puntuali è raro e questo mette sotto pressione tutta l'organizzazione: con le banane si fanno programmi di fornitura precisi, non puoi certo mettere in campo chissà quale tattica. Sul fronte dei container in arrivo si continuano a riscontrare ritardi e l'unica alternativa è gestire un safety stock di prodotto per non andare in emergenza".



Si faceva cenno all'inflazione, se i prezzi al dettaglio sono aumentati per quasi tutti i prodotti non è così per la banana. "Lo sfuso ha un'inflazione percepita quasi a zero - riprende Curti - Credo che nelle prime dieci insegne in Italia il prezzo attuale sia praticamente lo stesso di gennaio 2021. La banana è un prodotto di punta, non ha varietà, diventa ideale per portare avanti la comunicazione sulla convenienza dell'insegna. E su questo si sono concentrati gli investimenti del trade: magari hanno accettato di ridurre la loro marginalità per mantenere un prezzo al pubblico flat e può essere che questa strategia abbia pagato in termini di scelta d'acquisto. Ma certi prezzi - ammonisce Curti - impongono sacrifici ormai non più sostenibili per tutta la filiera. Chi vende una banana a un euro il chilo sa che sta facendo perdere soldi a qualche anello della filiera oltre che in molti casi a sé stesso... su questi valori siamo oltre la meritoria difesa del potere d'acquisto del consumatore e ci troviamo di fronte a vere e proprie operazioni di marketing, legittime ma ormai difficilmente sostenibili".

A rendere il contesto davvero drammatico, come mai negli ultimi 20 anni è l'effetto cambio, con il deprezzamento dell'euro nei confronti del dollaro. Chi in Italia lavora con le banane compra in dollari e vende in euro. Se lo scorso anno la moneta del Vecchio Continente valeva 1,15 dollari, oggi si oscilla attorno alla parità tra le due valute. "Solo per il cambio il prodotto ci costa il 15% in più - conclude Giusto Curti - E poi ci sono tutti i rincari e le difficoltà cui abbiamo accennato: tale situazione non può perdurare. Per fortuna riscontriamo che ormai tutti i nostri partner ne sono consapevoli. Riteniamo che ci siano tutte le condizioni per far sì che la banana possa continuare a crescere in volume in modo sano mantenendo il suo eccezionale rapporto qualità/ prezzo".

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