Ombreggiare, proteggere e risparmiare acqua

L'evoluzione degli schermi di Arrigoni e le nuove ricerche in corso

Ombreggiare, proteggere e risparmiare acqua
Le minacce per la produzione ortofrutticola si moltiplicano: insetti dannosi, fitopatie, stress climatici di varia natura... E in questo quadro, inutile negarlo, ottenere sostenibilità in campo è complicato. Ma l'evoluzione dei mezzi tecnici può supportare i produttori nel loro lavoro: prendiamo gli agrotessili, ad esempio, queste soluzioni stanno conoscendo un rapido sviluppo e oggi gli schermi protettivi assolvono a vecchie e nuove funzioni. Un sistema di difesa delle colture che ha ancora molte potenzialità, come spiega Paolo Arrigoni, amministratore delegato del Gruppo Arrigoni, società con oltre 50 anni di esperienza nel settore degli schermi protettivi che concepisce, produce e distribuisce.

Arrigoni, da un migliore controllo climatico a una produzione di cibo più sano e sicuro. Qual è l'evoluzione di queste soluzioni?

Negli ultimi anni abbiamo visto il passaggio da agrotessili specifici, destinati a una funzione particolare, penso alla rete antigrandine, antibrina o al tessuto ombreggiante; a tessuti tecnici polifunzionali, che hanno come scopo principale quello di rendere le condizioni di coltivazione ideali per la pianta. Devono quindi agire con uno spettro prestazionale ampio. In passato le reti ombreggianti erano nere e si differenziavano per il rapporto tra spazi pieni e vuoti, sottendendo la capacità ombreggiante del prodotto; oggi abbiamo tessuti che lasciano filtrare solo particolari raggi di luce e li diffondono in modo omogeneo in modo tale che anche la parte bassa della coltura ne possa fruire. Da un paio di anni il tema di fondo è la richiesta di ridurre le temperature negli impianti perché in estati come quella che stiamo vivendo le specie vanno in stress e stallo produttivo. Gli schermi polifunzionali, con una serie di additivi particolari, incidono fortemente sul microclima e sullo sviluppo della coltura.



A livello aziendale verso quali aspetti state orientando la ricerca?

Abbiamo un team multidisciplinare che, oltre agli ingegneri, coinvolge agronomi, che segnalano le necessità dei produttori, e un chimico. Il focus, come anticipato, è legato alla riduzione delle temperature, un fattore strettamente collegato al water saving. Nella nostra stazione sperimentale stiamo conducendo prove per studiare gli effetti sull'evapotraspirazione (clicca qui per leggere la notizia): da settembre riaggiorneremo le schede tecniche delle nostre soluzioni inserendo anche questo ulteriore dato. Oltre all'ombreggiamento, per il singolo prodotto, in determinate condizioni di uso, indicheremo anche la percentuale di evapotraspirazione.

E così arriviamo all'emergenza di questa estate: la siccità. Con Prisma avete ottenuto risultati rilevanti. Come è nata questa sperimentazione? E perché proprio Prisma?

Collaboriamo con l'Istituto agronomico del Mediterraneo, che dà una forte importanza al tema del water saving. Siamo stimolati ad andare in questa direzione e Prisma è già utilizzata per ottenere diffusione della luce e riduzione della temperatura: è venuto spontaneo collegare anche il water saving. Lo studio sul pomodoro nella nostra stazione sperimentale è iniziato a fine aprile e si dovrebbe concludere nei prossimi giorni. A settembre, come anticipato, andremo poi a diffondere i dati.



Il test sul pomodoro cosa vi suggerisce? L'applicazione può essere estesa ad altre colture?

Il pomodoro è una specie interessante per capire il tema della diffusione della luce anche nelle parti basse della pianta. Oggi non siamo ancora in grado di dire su quali tipologie di colture i vantaggi saranno più accentuati, ma la ricerca va avanti. Per esempio stiamo avviando un progetto di ricerca triennale con il prof Brancadoro della Università di Milano sull'uva da vino, si tratta di test molto più completo e profondo, che abbraccerà risultati più complessi. In ogni caso immaginiamo di ampliare il test alle orticole.

Gli schermi protettivi per i frutteti, penso agli antigrandine, possono assolvere anche a questa funzione di risparmio idrico?

C'è una certa relazione tra la trama del tessuto e il water saving. Il nostro tessuto polifunzionale Protecta, che utilizziamo su ciliegio in particolare e sui frutti a polpa molle, dà dei risultati in termini di water saving. Ancora non abbiamo numeri ma la ricerca è avviata: ci stanno lavorando il professor Lugli dell'Università di Modena e Reggio Emilia e i ricercatori dell'Università di Bologna, con la nostra collaborazione: un lavoro a tre con campi sperimentali in due diverse aziende agricole.



E' un risultato sostenibile anche economicamente per i produttori?

Gli studi che stiamo portando avanti sono relativi anche ai tempi di rientro dell'investimento. Tutto è legato al costo della polizza assicurativa, che è variabile da un'area geografica a un'altra, e al coefficiente di rischio: più alto è e più c'è interesse a dotarsi di un sistema di difesa attiva. Ma la protezione è interessante a prescindere da questo, perché i rischi sono in aumento e gli eventi avversi causano danni che si ripercuotono sulle piante anche negli anni successivi. Indubbiamente non si deve dimenticare la polifunzionalità: noi cuciamo un abito su misura. Nel momento in cui la coltivazione che proteggiamo è messa nelle migliori condizioni possibili investe le sue energie nel produrre tanto e bene, non è quindi solo un discorso di difendersi da elementi di aggressione esterna.

Schermi protettivi e sistemi di irrigazione intelligente: dalla loro unione i risultati possono essere ancora migliori?

Indubbiamente. Il cumulo delle due azioni, che poi è la tendenza del momento, può dare riscontri migliori: fare di più con meno, utilizzare meno risorse e anche meno superficie, ottenere più prodotto e più qualità. Questi sono gli obiettivi di una moderna ortofrutticoltura e le nostre soluzioni vanno proprio in questa direzione grazie ai progressi fatti con il prezioso contributo della ricerca.

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