«Sostenibilità, generalizzare è molto pericoloso»

Dall'Agata (Bestack): «Comunicare nel merito, con la forza della scienza e delle prove»

«Sostenibilità, generalizzare è molto pericoloso»
Cambiano gli scenari, ma nonostante guerra e pandemia c'è un concetto ricorrente in ogni confronto della filiera ortofrutticola: quello della sostenibilità. Un tema ampio, spigoloso e complesso, ma strategico per il futuro del settore; un tema oggetto di un'interessante riflessione di Claudio Dall'Agata, managing director di Bestack, pubblicata in una delle ultime edizioni della newsletter del Consorzio (clicca qui per iscriverti a 'Cartone, futuro del pack'). Nell'appuntamento settimanale di Bestack si parla spesso e volentieri di sostenibilità: nelle interviste lo stesso Dall'Agata chiede ai suoi interlocutori del mondo dell'ortofrutta cosa intendono per sostenibilità.

"Ci ritorna un quadro molto vario - scrive il direttore - Chi dice che il tema è molto ampio, chi si concentra su una disamina puntuale della propria realtà, chi invece si lamenta di quadro normativo che complica, penalizza e vincola le aziende imponendo costi, chi la ritiene un requisito etico non rinviabile, o ancora chi pensa sia una moda che purtroppo è diventata endemica. Detto questo, certamente non c’è chiarezza diffusa su cosa è e come si calcola la sostenibilità".



Parola d'ordine misurare, dunque. "Noi ci crediamo da sempre, ne comprendiamo la complessità e da sempre l’abbiamo maneggiata con cura - ricorda Dall'Agata - Nel 2008 abbiamo realizzato la prima analisi di LCA comparativa sugli imballaggi, di tutti i tipi, utilizzati per ortofrutta, che tiene insieme, oltre all’aspetto strettamente produttivo degli imballaggi, anche gli effetti che si generano sull’intera filiera, dalla cellulosa alla cartiera di riciclo per la carta, passando per la tavola dei consumatori, dal chip di polimero al centro di lavaggio per le riutilizzabili, e così via per gli altri materiali, tenendo in conto delle peculiarità di ciascun materiale di confezionamento come grado di recupero e riciclo, chilometri percorsi per chiudere la circolarità del ciclo, spreco alimentare prodotto, effetti su rifiuti e discariche. Tante ore spese a raccogliere dati, a comprendere i casi particolari, in collaborazione con le principali Università italiane tra cui il Politecnico di Milano e l’Università di Bologna. La conclusione? Il tema è molto complesso e generalizzare è molto pericoloso, si rischia di semplificare o peggio mistificare".



"Se la valutazione vuole essere seria il calcolo su quale tipo di imballaggio in ortofrutta consente di ridurre l’impatto ambientale dell’intera filiera deve essere fatto caso per caso, catena logistica per catena logistica, tenendo conto delle singole specificità fatte di chilometri da percorrere, parco fornitori, tempi di rotazione del prodotto a punto vendita, quantità di acquisto medio per cliente, oltre a tutte le altre variabili che si considerano, tipo per esempio il grado di personalizzazione dimensionale dell’imballaggio sul prodotto trasportato - analizza il managing director del Consorzio - Minore è la personalizzazione maggiore è l’aria che si trasporta e maggiore è l’impatto ambientale generato per chilogrammo di frutta e verdura. Un fatto è certo: occorre tenere conto non solo di quanti imballaggi vanno, se ci vanno, in discarica, ma degli effetti su quanto prodotto si butta e non si mangia. Non noi, ma la Comunità europea dice che la vera sostenibilità è non sprecare ciò che si produce".



Chiarezza e trasparenza
, quindi, "per dare un’informazione corretta e non di parte. Dico questo perché credo che in un mondo che aumenta il proprio grado di torbidezza, la trasparenza della comunicazione diventerà un punto di forza - argomenta Dall'Agata - Chi si prenderà la responsabilità di essere trasparente in ciò che comunica segnerà il confine tra chi decide di esserlo e chi, non dicendolo, di fatto non lo è. Non ci credete? È di fine maggio 2022 il 'Primo rapporto sul green washing: quando la sostenibilità è una trovata pubblicitaria', uno studio edito da Ciconomia presentato nel corso del Festival dell’economia circolare e della transizione ecologica. La trasparenza dei contenuti che comunicheremo, compresi il loro livello di complessità, sta diventando sempre di più l’elemento differenziante di chi comunica. Tanti comunicano in maniera banale e superficiale, e magari con budget robusti possono godere nell’immediato di grande visibilità, destinati a perdere grip nel tempo. Comunicare nel merito, con la forza della scienza e delle prove, invece darà risultati nel tempo. Siamo una società che tende al complottismo, che spesso scivola nella ricerca di ciò che non viene detto o mistificato nell’interesse di uno a discapito di tanti, che cerca il motivo occulto che ci orienta a nostra insaputa. Sarà sempre più difficile e competitivo reclamizzare - conclude Claudio Dall'Agata - Avrà molto più valore farsi paladini dell’informazione vera e sincera".

Copyright 2022 IFN Italiafruit News