Tutti i nodi della pericoltura italiana

La risposta di UNAPera alle sfide del comparto presentata negli Usa

Tutti i nodi della pericoltura italiana
L'altra settimana al Summer Fancy Food di New York l'agroalimentare emiliano-romagnolo non ha avuto solo una vetrina privilegiata, ma il sistema coordinato dalla Regione ha avuto incontri istituzionali di alto livello – tra cui quello con il segretario Usa all'Agricoltura, Tom Vilsack – ha raggiunto accordi strategici e per l'ortofrutta quello con la GreenLight è sicuramente il principale (clicca qui per leggere la notizia). Da qui, infatti, potrebbero svilupparsi gli anticorpi per tante patologie e avversità che impattano sul settore, a partire dalle pere. E proprio questo frutto è stato tra i protagonisti in terra statunitense: Adriano Aldrovandi, il presidente della Aop UNAPera, ha partecipato a diversi incontri e agli stakeholder americani ha ricordato che l'Italia è il principale produttore europeo di pere.



“Malgrado ciò la pericoltura italiana sta vivendo una perdita di competitività di carattere strutturale, con riduzioni delle superfici e delle produzioni”, evidenzia Aldrovandi. Ma quali sono i fattori principali che concorrono a questo scenario? “L'eccessiva frammentazione delle imprese agricole è un limite – rimarca il presidente – Nella produzione si riscontra poi una qualità eterogenea e spesso non soddisfacente. Gli eventi climatici estremi, nella pericoltura come per l'ortofrutta in generale, rendono più difficile il lavoro dei produttori così come le patologie emergenti, per esempio la maculatura bruna, oppure gli insetti alieni come la cimice asiatica. Notiamo poi la recrudescenza di patologie esistenti, un fenomeno essenzialmente legato al cambiamento climatico”.



Passando dal campo alla valorizzazione del prodotto pera, Aldrovandi rileva “la mancanza di brand riconosciuti sul mercato e una sostanziale disaffezione del consumatore”, oltre che una “mancanza di innovazione lungo la filiera”.



Un'analisi su cui è costruita la missione di UNAPera, consorzio fondato lo scorso anno da 25 imprese, tra cui 13 Organizzazioni di produttori, che gestiscono le pere lungo tutta la filiera, dalla produzione alla vendita. “Vogliamo incrementare la competitività del settore pericolo italiano attraverso la messa in opera e la condivisione di una serie di specifiche iniziative – argomenta il presidente della Aop – partendo dal miglioramento e dalla standardizzazione della qualità delle produzioni. Una strategia commerciale unitaria, e lo abbiamo visto anche nella ultima difficile campagna, è fondamentale: il nostro progetto vuole poi valorizzare le produzioni anche sulla base del marchio Igp. In tutto questo ricerca e sviluppo sono due binari di riferimento – conclude Adriano Aldrovandi - non dimentichiamo che in Emilia-Romagna si concentra il 70% delle pere nazionali”.

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