Patto della ciliegia, si lavora al maxi accordo

Emilia-Romagna, Puglia e (forse) Trentino insieme per innovare i ceraseti con i fondi del Pnrr

Patto della ciliegia, si lavora al maxi accordo
Il Pnrr dà la possibilità, il Consorzio della Ciliegia di Vignola e quello di Bisceglie colgono la palla al balzo. Un recente bando prevede la possibilità di presentare progetti di filiera multiregionali e il Consorzio modenese non ha perso tempo per pensare ad un accordo con la Puglia e il Trentino oppure il Veneto per innovare la produzione cerasicola. 



“Il bando prevede fondi per innovare gli impianti cerasicoli, le coperture e le attrezzature come il carro raccolta – spiega a IFN il direttore del Consorzio della Ciliegia di Vignola, Valter Monari –. Essendo un contratto di filiera, riguarda anche le attività di ricerca e promozione e le strutture di commercializzazione. Un progetto quadriennale, dal 2023 al 2026, che potrebbe permetterci di rimanere al passo coi tempi”. 

L’esigenza c’è. “Il mercato chiede sempre di più ciliegie grosse e sode, quindi mettere in piedi un progetto di questo tipo potrebbe essere un bell’aiuto per sostituire vecchi impianti con nuove varietà di grosso calibro e buone da mangiare. Attraverso gli impianti di copertura finanziati poi, si può garantire la raccolta in giornate piovose e difendere la produzione da cracking e insetti dannosi”.



L’idea partita dal Consorzio diretto da Monari ha trovato terreno fertile nel Consorzio della Ciliegia di Bisceglie presieduto da Gianni Porcelli, mentre pare non aver ancora del tutto attecchito in Trentino, dove Vignola ha cercato di coinvolgere anche Melinda, ma la proposta è stata avanzata anche al Consorzio di Tutela Ciliegia di Marostica Igp. 

“Bisogna entrare nell’ottica – continua Monari - che tra noi non siamo rivali. La Puglia entra in produzione prima, poi ci siamo noi e infine il Trentino. Anche se in certi periodi siamo sul mercato contemporaneamente, l’obiettivo finale è quello di unirsi per alzare la qualità di tutti. Non ha senso farci la guerra”. 



Il bando scade a settembre e consente di ripartire fondi per 1,2 miliardi. “Abbiamo deciso di coinvolgere in primis la Puglia perché stanno prendendo consapevolezza del fatto che devono cambiare mentalità, focalizzandosi più su qualità che quantità. Lo dico senza campanilismo. È importante crescere tutti e crescere insieme”. 

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