Il grande caos della frutta estiva

Meloni star del momento, ma sulle drupacee nodo qualità

Il grande caos della frutta estiva
È fine maggio ma guardando le temperature sembra di essere a metà luglio e questo si riflette sulle contrattazioni dei mercati all’ingrosso, dove è evidente come alcuni prodotti non siano ancora “pronti” a far fronte alle richieste dei grossisti. Una considerazione che emerge dopo una mattinata che la redazione di IFN ha trascorso fra gli stand del Centro Agroalimentare di Bologna.

Parlando con diversi operatori emerge un quadro estremamente variegato in funzione della referenza presa in esame. La “star” del momento è senza dubbio il melone che sta raggiungendo prezzi mai visti prima: un buon melone liscio da 5 pezzi supera anche 4 euro il chilo e di certo non viene venduto per meno di 3-3,50 euro il chilo; per il retato si sta assistendo ad un progressivo calo delle quotazioni, ma si è comunque, per un 5 pezzi, ben sopra i 2 euro il chilo. Da notare come il livello qualitativo dei meloni sia mediamente alto e non ci siano lamentele in tal senso.



Per le angurie il discorso cambia di poco. La richiesta infatti è molto alta, sostenuta dalle temperature estive. Il problema è che gli areali produttivi nazionali, entrati in produzione da pochi giorni, come la Sicilia e l’Agro Pontino, non riescono a far fronte alla domanda. Pertanto si cerca merce in Spagna e Marocco, ma pure in questo caso l’offerta è limitata. Tutto ciò porta ad un rialzo dei prezzi che viaggiano costantemente sopra 1 euro il chilo per il prodotto in bins, con punte superiori a 2 euro il chilo per l’imballo monoprodotto. A livello organolettico la qualità è più altalenante se paragonata al melone.



Spostandoci alle drupacee, si nota una situazione molto articolata. Per le pesche e nettarine le contrattazioni del prodotto nazionale sono appena iniziate, e difatti a farla da padrona è la Spagna, con il prodotto di alta qualità venduto sopra i 4 euro il chilo. Nell’arco di un paio settimane i volumi italiani aumenteranno e si potrà fornire un quadro più preciso.



Per quanto riguarda le albicocche si è di fronte ad un’opera di arte moderna: difficile capirci qualcosa. Infatti, con l’inizio della settimana sono arrivati scarichi da tutti gli areali produttivi italiani, e si sono moltiplicate le varietà: Tsunami, Mogador, Mikado, Pricia, Wonder Cot, Luna... in comune hanno il sapore, solitamente mediocre, che arriva all’immangiabile per alcune partite raccolte ancora verdi (vedi foto). Per assaggiare qualcosa di leggermente meglio occorre spostarsi in Spagna dove alcune partite di Wonder Cot sembrano commestibili. I prezzi sono alti – si toccano punte di 3.50 euro/chilo – ma si vedono già alcuni “tonfi” sotto i 2 euro il chilo nonostante le buone pezzature.



Situazione simile, se non peggio, per le ciliegie. Tutti gli areali produttivi, dalla Puglia a Verona, passando per l’Emilia-Romagna, sono in piena raccolta, ma la qualità delle Bigarreau (la varietà più diffusa in questo momento) lascia parecchio a desiderare. I prezzi per ora “tengono” e si mantengono sopra 6 euro il chilo per i calibri più grossi, ma se non si inverte la rotta si rischia un bagno di sangue. Fortunatamente la Spagna non dovrebbe creare preoccupazioni, a causa dei noti problemi produttivi provocati dalle gelate, e ci si augura che con l’arrivo in mercato di varietà più pregiate si possa dar slancio alle vendite. Nel dubbio, alcuni produttori pugliesi hanno già iniziato a staccare Ferrovia, in teoria una varietà medio tardiva. Potete immaginare il sapore.

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