Lotta contro la pirateria varietale

Come fronteggiare la tutela dei diritti di moltiplicazione e il ruolo della Gdo

Lotta contro la pirateria varietale
I controlli nei vivai non bastano. Per fronteggiare il fenomeno della pirateria varietale – una delle piaghe dell’ortofrutta – serve un’operazione di filiera che dai vivaisti arrivi sino allo scaffale del supermercato. E’ quanto emerso la settimana scorsa durante il webinar "I diritti di moltiplicazione dei fruttiferi: ce la faremo ad uscire dalla pirateria varietale", organizzato dalla Casa della Frutticoltura.  Il tema dei diritti di moltiplicazione del materiale vegetale, compresi i fruttiferi, non è certo nuovo. Oltre a una normativa italiana esiste quella europea, tra le più moderne e che prende in considerazione mutazioni e uso del materiale genetico ai fini del miglioramento varietale.

Ma la questione del rispetto dei diritti di moltiplicazione è tanto dibattuta quanto irrisolta.  Durante il confronto tra esperti è stato però sottolineato che per combattere l’illegalità si possono attuare meccanismo virtuosi che coinvolgano aziende produttrici, le loro Op e anche la Gdo.

"Il mondo produttivo dell'ortofrutta nei decenni passati non ha prestato attenzione al diritto di moltiplicazione – ha spiegato Giuliano Donati di Granfrutta Zani – ma vi è un cambiamento in atto che ha sensibilizzato il comparto. Il fenomeno della pirateria varietale si può fronteggiare attraverso la tracciabilità, il supporto delle Op ai produttori e la collaborazione tra ricercatori, vivai e aziende produttrici".

Alla base vi deve essere un "circuito virtuoso" che coinvolge sia la ricerca che il comparto ortofrutticolo a tutelare i costitutori. Infine il responsabile tecnico di Granfrutta Zani ha evidenziato il ruolo cardine che ricopre la Gdo, definendola come "palcoscenico imprescindibile per la tutela delle varietà".

E a proposito di Gdo, Alberto Pianezzola (Esselunga) ha confermato l'impegno profuso dalla sua insegna per la tutela delle varietà certificate. “Adottiamo un modello di organizzazione, gestione e controllo e applichiamo un codice etico di comportamento che comprende sia chi opera all’interno dell’azienda ma soprattutto i fornitori di Esselunga, che si devono attenere a degli iter ferrei in materia di garanzia e tutela varietale".

I fornitori dell’insegna, infatti, hanno l'obbligo di prestare la massima attenzione al materiale vegetale che acquistano per poter garantire la qualità del prodotto. In Esselunga, continua Pianezzola, "basiamo la tracciabilità varietale con rapporti trasparenti attraverso il modello 23/11 e attraverso il regolamento 543/11 che riguarda le norme di commercializzazione specifica, che comprende anche i controlli varietali".

Combattere la pirateria varietale vuol dire anche tutelare gli investimenti che i costitutori affrontano per sviluppare l’innovazione. “L’illegalità minaccia la ricerca – ha ribadito Stefano Barbieri, responsabile di Sicasov in Italia - e scaturisce da diversi fattori come: la vendita di portainnesto non protetto, vivaisti che operano senza licenza e realizzazioni di innesti senza seguire le prassi opportune".

Fondamentale, dunque, il lavoro dei vivai che hanno l'arduo compito di coadiuvare il lavoro del costitutore e redigere la registrazione del materiale vivaistico. “Per una nuova varietà – ha detto Simona Botti del Centro Attività Vivaistiche - sono fondamentali tre parametri: distinguibilità, uniformità e stabilità. Ed è opportuno monitorare la filiera vivaistica".
Violare i diritti di moltiplicazione è una piaga nota: impossessarsi di una varietà senza il consenso del costitutore è un reato e non certo una “bravata”, un reato che infligge un duro colpo alla ricerca e che inficia il percorso verso un’ortofrutta di qualità. Ecco perché l’intera filiera, come è stato ricordato durante il webinar, dovrebbe far quadrato attorno alla difesa dell’innovazione varietale.

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