La marca del distributore suona la carica

Consumatori sempre più coinvolti e opportunità per le aziende

La marca del distributore suona la carica
Un consumatore italiano su quattro - con picchi di quasi uno su tre nel Nord-Est - sceglie il negozio dove fa abitualmente la spesa per il livello dei prodotti a marca del distributore. E' chiaro che il ruolo dell'offerta Mdd non è per nulla secondario, anche perché risponde a sfide importanti come democratizzare la qualità di una spesa alimentare con una sostenibilità non solo ambientale, grazie alla sua maggiore accessibilità per il consumatore.



Lo hanno spiegato ieri al convegno di apertura di Marca Valerio De Molli (The European House-Ambrosetti) e Nando Pagnoncelli (Ipsos), presentando un'indagine sul consumatore e sul suo rapporto con la Mdd. Ne è nato un position paper che ha l’obiettivo di analizzare i principali trend legati alla marca del distributore, ampliare la visione con l’analisi della relazione tra consumatore e private label, approfondire i principali driver di cambiamento della società.

Nel 2021 la Mdd ha contribuito al giro d'affari della distribuzione moderna con un fatturato di 11,7 mld di euro e una quota di mercato del 19,8%. "Nell’ultimo ventennio il valore aggiunto della distribuzione è cresciuto ad un tasso superiore rispetto alla filiera agroalimentare, con 30 punti in più", ha evidenziato De Molli.

Altro tema fondamentale è l’occupazione. La distribuzione moderna alimentare conta 425 mila occupati, un numero molto alto se confrontato ad altri settori economici, con una crescita importante negli ultimi sei anni.



Anche dal punto di vista del consumatore l’Mdd ha sempre più valore. Dall’analisi consumer, come anticipato, emerge come il 25% degli intervistati sceglie il proprio negozio per la Mdd. Il 43% acquista prevalentemente Mdd, il 33% anche Mdd per un 76% complessivo che l’acquista nel dichiarato dei responsabili acquisto. Inoltre per l’81% degli intervistati c’è stato un miglioramento dei prodotti a marchio dell'insegna.

"La Mdd ha dato un forte contributo anche per la crescita del settore agroalimentare  - ha ribadito De Molli - con uno sviluppo delle aziemde partener ben superiore a quello dell’industria alimentare complessivo".



Sicuramente la Mdd ha dato la possibilità di accedere a prodotti di qualità, con un prezzo più basso rispetto alle Idm leader, soprattutto per quanto riguarda le linee con contenuti di salubrità (es bio) o sostenibilità. Proprio in tema sostenibilità, come le linee benessere, questa è sempre più richiesta dal consumatore.



"La missione di base della Mdd di tutela del potere d'acquisto e di risparmio per le famiglie italiane oggi più che mai si declina su tutte le evoluzioni della società, sarà una leva fondamentale per le imprese e i consumatori - è l'analisi di Marco Pedroni, presidente di Adm - La stagflazione è un rischio concreto: in questo quadro la sfida della Mdd di mantenere la qualità anche per le famiglie con minor potere d'acquisto: innovazione ma anche ammortizzazione sociale sono il Dna della Marca del Distributore. Quasi metà del Paese ha problemi economici: abbiamo una grande responsabilità come filiera di imprese di largo consumo alimentare agroalimentare. Una riduzione temporanea dell'Iva sarebbe fondamentale".

In sintesi, cosa prospettare per il futuro? La stima è quella di una crescita molto forte, che può sembrare esagerata ma è certamente possibile. Si ipotizza che nel 2030 la Mdd arriverà ad una quota di oltre il 24%, pari a 15 miliardi.



Per quanto riguarda l'ortofrutta, intanto si registra una ripresa delle vendite di IV Gamma a marca del distributore: dopo la contrazione del 2020 lo scorso anno c'è stato un recupero anche se ancora non sono stati raggiunti i valori pre pandemia.

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