La Val Venosta si difende dal gelo

I melicoltori sono ricorsi a irrigazione e candele antigelo per proteggere i fiori

La Val Venosta si difende dal gelo
Durante le notti dello scorso weekend, la colonnina di mercurio della Val Venosta è scesa sotto lo zero, mettendo in allerta melicoltori locali. Nonostante la fioritura delle piante non sia ancora iniziata, per salvaguardare la produzione della prossima campagna, va evitata la formazione del gelo sui boccioli. Per questo motivo, i contadini hanno lavorato duro anche durante la notte, azionando irrigazione e candele antigelo.



In particolare l’irrigazione antigelo consiste in un’irrigazione a pioggia: “man mano che l’acqua si congela – è spiegato sul sito del consorzio Vip - sotto allo strato di ghiaccio viene rilasciata dell’energia che viene trasmessa ai fiori sotto forma di calore: in questo modo i delicati fiori di melo sono al sicuro, non si manifestano danni derivanti dal gelo e i contadini possono sperare in un buon raccolto”. L’operazione di salvaguardia è fondamentale per le aziende agricole, inoltre rappresenta un piacevole spettacolo: “fiori di ghiaccio scintillanti alla luce del mattino: impossibile immaginare qualcosa di più bello”, commentano dal consorzio.



Da sempre i consorzi melicoli sono attenti alla sostenibilità del territorio e, anche in questo caso, non hanno fatto eccezione. L’irrigazione antigelo è infatti considerato “il metodo di protezione più sostenibile: non produce emissioni e i contadini sono attenti a gestire con particolare parsimonia le risorse idriche”. Solo un piccola parte (25%) dell’acqua utilizzata dai melicoltori proviene da pozzi profondi, mentre la maggior parte arriva dai laghi artificiali. 



Oltre all’irrigazione antigelo, in caso di temperature basse i produttori ricorrono anche alle candele antigelo. Queste sono installate nei frutteti a centinaia e, grazie al loro calore, fanno aumentare la temperatura della zona fino a proteggere i giovani fiori e germogli. “Le candele antigelo – specificano da Vip - possono bruciare fino a otto ore e illuminano le gelide notti primaverili con il loro tremolio e bagliore”. Ad affidarsi a quest’ultimo metodo sono in particolare le aziende agricole collocate in posizione collinare e lontane dalle riserve idriche. 



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