«Non deragliare dal percorso di informazione ambientale»

Dall'Agata (Bestack): «Alcuni temi possono costituire elemento di creazione del valore»

«Non deragliare dal percorso di informazione ambientale»
Slitta di sei mesi l’obbligo delle etichette ambientali. In uno scenario più complesso - sostiene Claudio Dall'Agata nell'ultimo numero della newsletter "Cartone, futuro del pack" (clicca qui per leggerla) - saranno maggiori le opportunità di chi farà leva sul non perdere questo maggiore anticipo. A seguire l'analisi del managing director del Consorzio Bestack.




“Il 28 febbraio 2022 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge del 25 febbraio 2022 n. 15 di conversione del decreto legge 30 dicembre 2021 n. 228 (cd. Milleproroghe). L’art. 11 del provvedimento prevede la sospensione dell’obbligo di etichettatura al 31 dicembre 2022, nonché la possibilità di commercializzare le scorte dei prodotti già immessi in commercio o etichettati entro il 1°gennaio 2023. È stato, inoltre, previsto il termine di 90 giorni dall’entrata in vigore del decreto legge entro il quale il Ministero della Transizione Ecologica adotterà le linee guida tecniche per l’etichettatura ambientale mediante un decreto di natura non regolamentare”. Questo il comunicato di Conai in merito all’ulteriore slittamento dell’obbligo di utilizzo delle etichette ambientali.

Abbiamo altre priorità ora, è evidente, che difficilmente non si potevano prevedere e su cui occorre concentrare tutti gli sforzi. Su questo non c’è dubbio. È in ballo la sostenibilità delle imprese, penseremo poi alla ricerca della sostenibilità. Detto questo una piccola riflessione anche a fronte di alcuni numeri.

Da inizio anno i fatturati della Gdo italiana non crescono, anzi, con buona pace delle controcifre. Secondo l’Osserva Italia di Repubblica il Nord Ovest si conferma l’area con la maggiore flessione a valore dall’inizio dell’anno (-1,8%), ma nelle ultime settimane sembra contenere le perdite al -1,5%, e alcuni già sorridono solo per questo. In rapido avvicinamento il Nord Est che perde il 2,59% nell’ultima settimana facendo arrivare la perdita da inizio anno al -1,72%. Al Centro valori invariati mentre si conferma il crescita oltre il 3% il fatturato della Gdo al Sud. Complessivamente a livello italiano siamo sotto dello 0,6% da inizio anno rispetto all’anno scorso, dato che di per sé non è terribile, ma se a questo aggiungiamo il 5,7% di inflazione allora lo sguardo sull’andamento dei volumi si fa tetro.

In ortofrutta i numeri del Monitor di Agroter lo confermano già a gennaio: -9,4% sulle verdure rispetto all’anno precedente, con contrazioni generalizzati a due cifre e picchi negativi sui finocchi a -24%, e -2,9% sulla frutta, con le pere che perdono quasi un terzo dei volumi e kiwi e fragole oltre perdite a doppia cifra ma per onestà gennaio non è il loro mese e nel caso delle pere pure la loro annata, da mo’.

In sintesi la perdita sui volumi preoccupa e la motivazione è certamente figlia di modifiche di scelte di base nella lista della spesa quando appunto diventa necessario scegliere. Che ne deriva? A mio avviso il tema è come rientrare in questa lista quando la cinghia si tira e si rischia di essere catapultati fuori da ciò che non posso non prendere. È un problema di prezzo in assoluto? Non credo. Piuttosto di valore percepito dell’offerta che proponiamo.

In questa logica allora è certamente priorità puntellare la sostenibilità economica delle aziende, ma alcuni temi possono costituire elemento di creazione del valore. Il consumatore è cambiato e a fronte della diffusione della raccolta differenziata, magari porta a porta, dà più valore ai prodotti che la semplificano. Proprio perchè l’obbligo è stato spostato sei mesi più in là, non deragliare dal percorso di informazione ambientale costituisce un valore aggiunto tanto più forte con sei mesi di anticipo.

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