«Troppa conflittualità nella filiera»

Il presidente del Maas: «I mercati diventeranno hub logistici»

«Troppa conflittualità nella filiera»
I mercati all’ingrosso rappresentano oggi una realtà in continua evoluzione ma non hanno mai perso la loro più importante identità: mettere in collegamento i produttori con il settore della distribuzione e della vendita al dettaglio. Un ruolo che ha retto alla pandemia, ma che può essere incrinato da iniziative come il recente blocco dell'autotrasporto. 

Come possono adattarsi le strutture mercatali alle sfide del mercato e rilanciarsi verso nuove prospettive? Ne abbiamo parlato con Emanuele Zappia, presidente del Maas di Catania (in foto sotto), mercato chiave per l’economia siciliana e aderente alla rete di Italmercati.



Presidente, quali sono ad oggi gli strascichi del blocco dei trasporti per un mercato importante come il Maas?
E' stato un dramma pirandelliano, una vera e propria guerra tra poveri. Solitamente l’andamento delle vendite nei mesi di gennaio e febbraio non è brillante, di conseguenza, il blocco dei trasporti ha aggravato la situazione in maniera inaspettata. Dunque, nonostante le istanze dei trasportatori possano essere condivisibili, inconsapevolmente, hanno danneggiato il mondo della produzione che di colpe non ne aveva. Abbiamo assistito a scene inaccettabili, come gli agrumi e altri prodotti del fresco che marcivano dentro le celle frigorifere, mentre, al di là del blocco, i prodotti viaggiavano senza problemi. Ora, fortunatamente, la situazione è migliorata e per questo c’è da ringraziare l’intervento immediato della Regione Sicilia e l’apertura del tavolo istituzionale. Ma la storia insegna che le crisi non finiscono mai: proprio quando pensavamo di trovarci in procinto della fine dei disagi causati dal Covid-19, gestiti tutto sommato in maniera brillante, è seguito lo sciopero inserito in un momento storico come la grande guerra in cui ci troviamo con tutte le conseguenze che ne derivano.

Con quali strumenti il vostro mercato è riuscito a superare le difficoltà?
La rete di Italmercati è stata fondamentale per presidiare la distribuzione del fresco. I problemi da affrontare adesso sono altri: la contrazione dei consumi ed i rincari dei costi energetici, imballaggi e trasporti. Anche la nostra utenza dell’energia elettrica, a parità di consumo, si è triplicata, trovandoci a pagare 180 mila euro mensili nell’arco temporale dicembre 2021 - febbraio 2022, contro i 70 mila euro versati nel medesimo arco temporale dell’anno precedente. Si tratta di costi che potrebbero distruggere i bilanci dei mercati, e causare per gli enti gestori come il nostro, un problema rilevante. L’unica strada percorribile è accelerare gli investimenti che riguardano il risparmio energetico, investendo risorse sugli impianti fotovoltaici, proiettandoci in un futuro sempre più green, con il conseguente abbattimento dei costi energetici a vantaggio sia dell’ente gestore che degli operatori. Tutto questo può essere ottenuto grazie all’opportunità fornita dal Pnrr a diposizione dei mercati e della logistica. A tal proposito mi complimento con il presidente di Italmercati Fabio Massimo Pallottini per essere stato in grado di intercettare i finanziamenti legati al Pnrr, che riguardano la logistica digitale e la transizione ecologica. Abbiamo già presentato tutti i nostri progetti all’interno di Italmercati, rimaniamo adesso in attesa di una risposta da parte del governo.


Quale sarà dunque il futuro del mercato?
Il mercato diventerà inevitabilmente sempre più un hub logistico, che opererà servizi in buona parte esternalizzati. Ma dobbiamo attendere che i tempi siano maturi affinché gli operatori possano metabolizzare la paura del cambiamento e questa sfida prevede una perfetta collaborazione tra ente gestore, operatori e clienti. È fondamentale che non venga a mancare l’equilibrio tra mercato e operatori poiché si tratta di un rapporto di reciproca interdipendenza. Inoltre, per il futuro abbiamo in cantiere un progetto di digitalizzazione già depositato con il supporto dell’Università di Catania. Questa operazione ci permetterà di tracciare tutte le attività del mercato in maniera più efficiente dando la possibilità agli operatori di acquisire nuovi potenziali clienti. Si tratta di una vera e propria piattaforma digitale in cui caricare le vendite, un hub digitale connesso con tutti i mercati, dove giornalmente sarà possibile consultare i vari prodotti in vendita.

Com’è cambiato il rapporto con la Gdo?
I contatti con la distribuzione rimangono sempre importanti ma, negli ultimi anni, questo rapporto reciproco è diventato conflittuale e ha dato una maggiore visibilità ai mercati all’ingrosso, il cui ruolo si è già mostrato di rilievo durante il periodo del Covid-19. In generale oggi la Gdo usa i mercati all’ingrosso solo per andare a intercettare alcune classi merceologiche: d’altronde noi abbiamo una selezione invidiabile ma, per questioni di economia di scala, la Gdo si organizza con piattaforme esterne al mercato.



Parliamo ora di un’annosa questione per i mercati all’ingrosso: il cambio degli orari di apertura. Quanto sono attuabili in una struttura come la vostra?
In prospettiva il cambio di orario è uno scenario inevitabile. Non si tratta di una questione di risparmi energetici, in generale da qui a cinque anni non possiamo immaginare un mercato solo notturno. Si tratta di un problema di selezione di manodopera e generazionale: è difficile che i figli dei nostri operatori possano rinunciare alla loro qualità di vita, stando svegli da mezzanotte fino al pomeriggio. Inoltre, considerato che il 60% delle transazioni sono già fatte tramite ordini (mail, whatsapp...), la presenza fisica del mercato è diventata ormai un aspetto residuale.

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