Api, la salute passa dal polline

I ricercatori Fem al convegno Apot: «In Trentino analisi rassicuranti»

Api, la salute passa dal polline
Durante il convegno organizzato da Apot, dal titolo "Api, Agricoltura e Ambiente” le api sono state indubbiamente al centro dell’attenzione. Se l’intervento del prof Nazzi (leggi qui) ha evidenziato l’importanza di questi insetti per il settore melicolo, e non solo, la Fondazione Edmund Mach ha presentato uno studio sul monitoraggio ambientale delle valli Trentine mediante il polline raccolto dall’ape domestica.

“Il polline – specifica Claudio Ioriatti dirigente per il trasferimento tecnologico di FEM – è un
ottimo indicatore della qualità ambientale percepita dalle api, e pertanto abbiamo analizzato per due annate consecutive, il 2019 e 2020, il grado di contaminazione del polline raccolto dalle api. L’assunto di base è semplice: se il polline, che è il principale alimento delle api, è sano, ne beneficeranno le api stesse. Inoltre, forniamo al mondo produttivo delle indicazioni chiare sulle strade da intraprendere”.



Valeria Malagnini (foto sotto) del gruppo di ricerca della Fondazione Edmund Mach è entrata nel dettaglio dello studio: “in primis sono state individuate 13 località su tutto il territorio Trentino nelle quali sono stati installati dei piccoli apiari, che avevano al loro interno delle griglie cattura polline, che veniva raccolto e spedito in laboratorio per le analisi multiresiduali. “Nel corso dei due anni di sperimentazione – evidenzia l’esperta – abbiamo raccolto 135 campioni, per i quali sono stati ricercati oltre 400 principi attivi e ne abbiamo trovati 85, con dei picchi fra maggio e giugno". 



"Per capire l’effettiva pericolosità del polline abbiamo identificato un indice di rischio che suddivide il polline campionato in 4 fasce: no rischio (zero residui), rischio basso, medio e alto. Innanzitutto, abbiamo condotto delle analisi specifiche per capire l’effettiva pericolosità di
ogni cluster di rischio, da cui si evince come il polline ad alto rischio non porti ad una morte immediata dell’insetto, ma solo ad una diminuzione della sua longevità”.



“Peraltro – specifica la ricercatrice – solo il 6% dei campioni era ad alto rischio per le api e, soprattutto, da un anno all’altro è aumentata la percentuale di campioni con residui zero e con rischio basso e conseguentemente è diminuita l’incidenza del polline a rischio elevato”.
I dati raccolti sono sicuramente rassicuranti come osserva Ioriatti “Il quoziente di rischio è in netta diminuzione, ed è la diretta conseguenza di un percorso virtuoso che è stato intrapreso nella nostra Provincia, e che sta dando i risultati prefissati. Inoltre, un altro aspetto moto importante da considerare riguarda la tutela della biodiversità. Infatti, tendenzialmente il 50% delle aree vicino alle arnie sono zone naturali, e questo significa che l’ape può avvalersi di polline e nettare molto diverso fra di loro ed avere quindi una dieta molto variegata che ne aumenta la capacità di resilienza a 360°”.



“In sintesi - conclude il ricercatore – l’agricoltura ha un impatto sull’ambiente che però può essere mitigato con norme specifiche e con l’adozione di una modalità di gestione agricola corretta. Inoltre, non dimentichiamo l’importanza delle biodiversità che deve essere tutelata in ogni modo e questo spetta non solo agli agricoltori, ma a tutti i cittadini”.

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