«Clementine, una stagione da interpretare»

Il produttore Campobasso evidenzia il problema lato domanda e il rialzo dei costi di produzione

«Clementine, una stagione da interpretare»
“Il vero problema della campagna delle clementine non è il calo produttivo ma la domanda, che manca da parecchio tempo. Neanche le festività natalizie ci hanno salvato”. Sono le parole di Michele Campobasso, responsabile dell’omonima azienda di Palagiano (Taranto) specializzata nella produzione di clementine e di cui ricorre quest’anno il quarantesimo anniversario di attività.



Il produttore si interroga sui motivi di questa flessione, escludendo il calo dei volumi prodotti. Se molti produttori sono stati accomunati da questo problema, l’azienda Campobasso ha invece aumentato la sua produzione: “Molti areali ionici come Palagiano, Massafra e Castellaneta, sono stati caratterizzati da un calo produttivo, dovuto in parte alle gelate primaverili – commenta il responsabile dell’azienda - Noi alle gelate, abbiamo risposto stimolando le piante a rifiorire e ci siamo ritrovati con dei volumi superiori rispetto a quelli di anno scorso”.
L’azienda, che commercializza esclusivamente le proprie produzioni, presta una particolare cura alla gestione agronomica delle piante, dalla fioritura fino alla raccolta: un impegno ben visibile nella qualità organolettica dei frutti, anche quest’anno ottimale.



Campobasso coltiva tre varietà di clementine (Spinoso, Fedele e Comune) tutte commercializzate con il brand aziendale. Grazie all’ampio calendario produttivo, i frutti sono presenti sul mercato da novembre a febbraio. “Per ora non abbiamo investito in altre varietà tardive – dice il responsabile d’azienda - con la clementina Comune andremo avanti sicuramente un altro mese, sempre ammesso che le condizioni metereologiche rimangano stabili, considerato che le previsioni hanno annunciato l’arrivo di nuova aria fredda”.



Relativamente ai prezzi, Campobasso commenta: “Da quello che mi risulta, i produttori che vendono in campagna stanno realizzando qualcosa di più rispetto ad anno scorso, ma parliamo di prezzi comunque troppo bassi rispetto a quelli che dovrebbe percepire un produttore, specialmente considerando i rincari che ci sono stati”. Ad incidere sempre di più sulle quotazioni delle clementine sono i costi di produzione a cui, secondo Campobasso, i mercati non hanno reagito in maniera direttamente proporzionale. “Considerati tutti i costi di produzione che stiamo affrontando (energia, fertilizzanti e imballaggi per citarne alcuni) il prezzo medio di vendita dovrebbe salire di almeno 20/30 centesimi. Da inizio campagna ad oggi i prezzi sono saliti di qualche centesimo ma non sono sufficienti a coprire gli aumenti che ci sono stati”.



Fortunatamente i rincari si sono concentrati soprattutto nella fase finale della campagna, colpendo maggiormente le aziende che si occupano anche del confezionamento. E per la prossima campagna i costi si prospettano ancora più alti: “Giusto per  fare un esempio, l’urea, che è un fertilizzante semplice largamente utilizzato , è passata dai 40 euro a quintale dello scorso anno ai 100 euro attuali – specifica Campobasso – e tanti altri prodotti stanno registrando rincari altissimi. Ci si interroga sulle possibili strategie per fronteggiare la difficile situazione: sicuramente si proverà a perfezionare ulteriormente la gestione agronomica dell’azienda, cercando di ottimizzare l’utilizzo delle risorse, senza però perdere di vista il nostro obiettivo primario, ovvero la qualità. Riteniamo fondamentale un ampio confronto con tutti gli attori della filiera per trovare risposte a queste problematiche”.
E conclude: “Tirando le somme, la stagione agrumicola 2021/2022 rimane da interpretare: da una parte i consumi che non sono stati costanti e dall’altra ci si interroga sul futuro del comparto agrumicolo a fronte dei rincari sempre più alti”.

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