E' braccio di ferro per Suba Seeds

Nuovi sviluppi sulla cessione della ditta sementiera. Parte il ricorso

E' braccio di ferro per Suba Seeds

Lo scorso luglio la vendita dell’azienda sementiera cesenate Suba Seeds, parte del Gruppo Verisem, a Syngenta, controllata a sua volta da Chem China, sembrava cosa fatta, ma poi a ottobre il Governo si è messo di traverso con il Golden power, lo strumento che consente all'esecutivo di bloccare eventuali acquisizioni e scalate straniere di aziende private considerate strategiche. Un’arma che il premier Mario Draghi aveva già usato ma che mai aveva riguardato imprese dell’agroalimentare. A riportare la notizia, citando l’agenzia Reuters, è il Resto del Carlino di Cesena che nell'edizione di ieri spiega che Syngenta ha deciso di fare ricorso al Tar per prendersi ciò che ormai considera suo dopo essersi aggiudicata Suba Seeds dal fondo americano Paine&Partners per 200 milioni di euro.

“Siamo entusiasti di confluire in Syngenta – aveva detto Ibrahim El Menschawi, ad globale di Verisem - insieme a loro entreremo nella nostra prossima fase di crescita a beneficio di dipendenti e clienti in tutto il mondo”. Coldiretti, invece, esultava per la presa di posizione del Governo italiano: “È un bene che il governo Draghi abbia usato il potere del Golden power per difendere un settore strategico come la produzione delle sementi”. C’è da ricordare però che il colosso romagnolo fondato nel 1976 e che conta 284 dipendenti era già passato in mano a una proprietà straniera nel 2015 venendo controllata dal fondo americano che ha le azioni di Verisem. 



Paine&Partners vuole vendere, e ne avrebbe il diritto. Era infatti attesa entro fine anno una nuova asta sul gruppo Verisem, mentre la partita in Italia sembrava più che altro dove trovare i soldi per equiparare l’offerta di Syngenta. La seconda arrivata era stata infatti una cordata italiana guidata da Bonifiche Ferraresi e Fondo italiano d’investimenti (Cassa depositi e prestiti), che si era però fermata a 150 milioni. Ma era anche già filtrata, rivela Reuters e riporta il Carlino, l’ipotesi che il governo stesse lavorando a una forma di compensazione economica per la mancata vendita proprio per stoppare grane legali che erano nell’aria.

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