Nocciole, come siamo ripartiti dopo la cimice

Cavallotto di Altalanga racconta i benefici dei pannelli artigianali contro gli insetti

Nocciole, come siamo ripartiti dopo la cimice
Da diversi anni la corilicoltura piemontese è costretta a fare i conti con i danni da cimice asiatica ma ora, finalmente, sembra emergere una soluzione. Tra le aziende colpite dall’ insetto c’è anche Altalanga di Alba (Cuneo), specializzata in nocciole biologiche su 55 ettari. Al quinto anno di criticità con raccolti bassissimi, il titolare Gian Franco Cavallotto si è rimboccato le maniche per trovare una soluzione innovativa.



“Seguendo i consigli della professoressa Lara Maistrello dell’università di Modena e Reggio Emilia, ho costruito dei pannelli artigianali per la cattura delle cimici (clicca qui per approfondire) - spiega il titolare a Italiafruit News – in questo modo non ho solo inasprito la lotta alle cimici ma ho anche eliminato tutti i fitofarmaci nel pieno rispetto dell’ambiente e del metodo di coltivazione biologico”.


Gian Franco Cavallotto

I risultati sono stati eccellenti e l’azienda è riuscita praticamente ad eliminare gli insetti. “Abbiamo installato i pannelli di 100x120 cm sul perimetro dei noccioleti a circa 70 metri l’uno dall’altro – racconta Cavallotto – abbiamo inoltre effettuato tre trattamenti a base di zolfo sul noccioleto come repellente per respingere dal noccioleto eventuali cimici che avessero scavalcato i panelli. Dopo un ciclo di otto settimane abbiamo sostituito i ferormoni perché i vecchi erano ormai privi di potere attrattivo. Le nocciole che abbiamo raccolto quest’anno erano quasi perfette: significa che non sono state toccate dalla cimice”.



E aggiunge: “Considerato che nel 2020 il problema principale era rappresentato dalla cascola, ho fatto analizzare dal mio tecnico un quantitativo delle nocciole cadute a terra, scoprendo che il 65% dei frutti era stato colpito dalla cimice. L’insetto attacca le nocciole anche quando sono ancora piccole provocando una prima cascola precoce; essendo frutti piccoli sono difficili da notare. Agli inizi di luglio si verifica poi la cascola classica che si va a sommare a quella precoce. Ciò spiega la scarsità della produzione in generale e il fatto che noi abbiamo avuto un raccolto triplo rispetto alla media, in quanto non abbiamo avuto né la cascola precoce né quella normale”.



Nonostante i buoni volumi ottenuti, l’azienda si è rifornita anche da altri produttori locali per garantire la linea dei trasformati. Oltre alle nocciole fresche, l’azienda trasforma e commercializza anche nocciole tostate, salate, ricoperte di cioccolato e caramellate; oltre a farina, granella, olio di nocciola, pasta di nocciole e creme spalmabili, torta di nocciole, brutti ma buoni e tartufi dolci. 



“I trasformati ci hanno aiutato molto ad emergere sul mercato – dice Cavallotto - ma quest’anno abbiamo fatto davvero fatica a trovare il prodotto dalle aziende locali, considerato che la produzione è stata del 30% rispetto al normale con un aumento del prezzo del 40%. Aziende che prima mi consegnavano 40-50 quintali di nocciole, quest’anno ce ne hanno date 12-14 quintali”.



La vendita dei prodotti avviene anche tramite l’e-commerce in tutta Europa (Italia, Germania, Francia, Svizzera, Austria, Olanda, Belgio). “Siamo partiti due anni fa con la vendita online poi il vero sviluppo lo abbiamo conosciuto durante il primo lockdown e oggi continua con numeri importanti” commenta il titolare.



Oltre al negozio online, Altalanga dispone di un negozio fisico annesso al laboratorio nel centro storico di Alba. L’azienda lavora anche con operatori commerciali come negozi di alto livello, pasticcerie, cioccolatieri, enoteche, gelaterie e negozi online: “su questa gamma di clienti lavoriamo molto meglio con l’estero – dicono dall’azienda - dove realizziamo l’80% del fatturato del settore e meno bene con l’Italia dove c’è ancora poca sensibilità per il bio in generale. Nonostante tutto, stiamo rilevando che il cliente italiano dello shop online ha una buona cultura sul bio e una buona capacità di spesa”. 



Presto la soluzione dei pannelli anti-cimice potrà aiutare anche altri produttori tramite la collaborazione con fondazioni bancarie e si spera con l’intervento delle regioni, in primis l’Emilia Romagna che si è già mossa in tal senso. 



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