Op Mita, la specializzazione paga

Finocchio e pomodoro da industria. Investimenti in Industria 4.0

Op Mita, la specializzazione paga
Il maltempo ha sicuramente complicato la vita ai produttori. Ma con le tecnologie e un'attenta programmazione l'Op Mita è riuscita a difendere la qualità dei suoi ortaggi e garantire le forniture. L'organizzazione di produttori - oltre 75 associati tra Campania, Basilicata, Calabria, Lazio, Toscana, Abruzzo, Puglia si appresta a spegnere la sua prima candelina: il 30 dicembre del 2020 è infatti il riconoscimento ufficiale come Op.

Una giovane realtà quale strategia adotta per crescere? "Attraverso un lavoro continuo e costante con le aziende associate. Se manca quello, manca anche un prodotto di grande qualità che arriva sul mercato", risponde il presidente Luigi Nelli Tagliafierro, che per il 2021 traccia un bilancio positivo: base sociale in aumento del 10%, potenziamento degli impianti di lavorazione e una importante crescita per uno dei prodotti simbolo dell'Op, il finocchio. I volumi sono in crescita del 40% rispetto allo scorso e Mita in questo periodo lavora 70 tonnellate di prodotto al giorno. L'ortaggio è commercializzato nei canali della moderna distribuzione, sia in Italia che all'estero.



L'aggregazione, l'Op ne è un esempio, aiuta a sviluppare gli investimenti. "Abbiamo spinto sulla tecnologia e sullo scambio di informazioni sfruttando tutte le opportunità dell'Industria 4.0 - prosegue il presidente - dalle sonde in campo alle immagini satellitari, fino all'automazione in magazzino abbiamo una mole di dati che poi vengono processati dal nostro ufficio agronomico.
Gli investimenti in Industria 4.0 hanno permesso all'Op di abbattere i costi di produzione e, come spiega l'agronomo di Mita, Michele Di Cataldo, hanno sostenuto anche il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità: un esempio su tutti l'ottimizzazione dell'irrigazione. "Ma la sensoristica in campo e la possibilità di avere dati misurabili ci aiuta anche prevedere gli scenari futuri e a prendere le relative decisioni".



A proposito di sostenibilità, Mita sta lavorando per arrivare sul mercato a stretto giro con il finocchio a residuo zero e nell'ottica di un'economia circolare l'Op ha avviato diverse partnership con il mondo universitario e della ricerca per trovare una seconda vita agli scarti della lavorazione del finocchio.
Investimenti, pianificazione e ricerca per aumentare il valore delle produzioni e trasferirlo ai soci. "Il lavoro comune è fondamentale - evidenzia Luigi Nelli Tagliafierro - Siamo un'organizzazione di produttori dove ogni azienda associata è indispensabile all'altra e tutte lavorano per lo stesso obiettivo: offrire sul mercato un prodotto come il finocchio di grande qualità per tutto l'anno".



Ma come sta andando la campagna commerciale dell'ortaggio? "Sicuramente il maltempo ha causato una perdita di prodotto - riferisce il direttore commerciale Michele Tagliaferro - ma attraverso le differenze varietali e i cicli produttivi programmati riusciamo comunque garantire lo stesso standard tutto l'anno. Attraverso il packaging cerchiamo di comunicare al consumatore - aggiunge il manager - La varietà dei formati che Mita offre sul mercato si sta spostando sempre più verso soluzioni sostenibili e con grammature pronte alla battuta di cassa, in modo da incrementare il consumo del prodotto. Nell'ultimo anno il perimetro dei nostri clienti si è ampliato, abbiamo avviato nuove relazioni grazie al potenziamento delle nostre linee di lavorazione".

Mita ha investito anche sul pomodoro da industria: dalla meccanizzazione della raccolta alla gestione agronomica, i soci anche in una campagna anomala come quella 2021 hanno difeso la qualità. Per il futuro si svilupperà la produzione di datterino.
La specializzazione, dunque, paga.

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