Caporalato, soldi e casa per chi denuncia

Presentato un disegno di legge per dare sostegno a chi è sfruttato

Caporalato, soldi e casa per chi denuncia
I casi di caporalato continuano ad emergere. Questo nonostante l'entrata in vigore della legge che punta a contrastare il fenomeno - la numero 199 del 2016 - e l'approvazione, lo scorso anno, del primo Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato (2020-2022). Ora in Parlamento si fa strada un nuovo disegno di legge che ha l'obiettivo di combattere il reato e lo fa affrontando il tema da un altro punto di vista.

La proposta viene dal centrosinistra - in particolare Pd, Leu e Azione - ed è firmata in primis da Tommaso Nannicini e Sandro Ruotolo. Si prevede un dettagliato programma di protezione per chi ha il coraggio di denunciare lo sfruttamento. La misura contiene un sostegno economico, abitativo, di reinserimento nella società e nel lavoro, e la tutela fisica e legale.



Nella premessa del ddl ci sono i dati Istat: prima della pandemia i lavoratori in nero in Italia erano 3,2 milioni. Lavoratrici e lavoratori che producono un valore aggiunto di 77,8 miliardi di euro. Il disegno di legge vuole essere un incentivo per i lavoratori che vogliono sottrarsi al ricatto dei caporali: in questo modo le vittime dei reati che presentano denunce o identificate come persone informate sui fatti possono aderire a un programma di protezione, assistenza e tutela attraverso intese e convenzioni con autorità giudiziaria, organi di polizia, sindacati, associazioni e terzo settore.

“La protezione – si legge nella proposta - è estesa a congiunti e parenti conviventi fino al secondo grado e ai colleghi di chi denuncia. Nell'immediato verranno garantite assistenza sanitaria e legale, ospitalità abitativa transitoria e tutela sindacale".

Nell'attesa del nuovo lavoro il ddl prevede un sostegno economico mensile pari a quello massimo della Naspi, circa 1300 euro, per non oltre due anni e un percorso di regolazione e formazione lavorativa. L'ultimo comma del ddl chiarisce che sono fatte salve le norme sull'immigrazione, relative al riconoscimento del permesso di soggiorno per le vittime di reato.

“Di lavoro nero si muore e nelle regioni dove vi è più irregolarità è anche più alta l’incidenza di infortuni e di morti sul lavoro – dichiara il senatore Nannicini -. Chi sopravvive non denuncia per paura di ritorsioni da parte di chi li ha ingaggiati irregolarmente e le norme attuali non garantiscono una via d’uscita”. 

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