Mele, buon inizio di stagione: tutti i numeri

Report Ismea approfondisce volumi, prezzi, import-export, trend varietali

Mele, buon inizio di stagione: tutti i numeri
Le mele si confermano un punto di forza del sistema ortofrutticolo nazionale. L'avvio della campagna di commercializzazione 2021-22 mostra segnali di continuità con quella precedente e lascia intravedere elementi positivi per l'evoluzione della situazione nei prossimi mesi sia sul mercato interno sia su quello estero: è quanto si legge nel recente Report Ismea dedicato alla pomacea. In Italia, i prezzi di esordio delle diverse varietà - stando al rapporto - si sono collocati su livelli nettamente superiori a quelli iniziali della campagna 2019/2020 e di quella 2018/19.

La produzione, secondo gli ultimi dati di Assomela non ancora definitivi, si attesterà a circa 2 milioni di tonnellate, di cui circa 1,8 milioni destinate al mercato del fresco, in flessione del 5% sullo scorso anno. La qualità del prodotto risulta buona anche se i calibri sono mediamente inferiori al 2020, a causa delle basse temperature nella fase di post allegagione. La produzione europea sembra invece  attestarsi su livelli superiori al 2020 e in linea con la media dei tre anni precedenti (+1%). 

A condizionare positivamente il mercato sin dalle prime contrattazioni è stata la carenza di frutta estiva (in particolare susine, pesche e nettarine) che, favorendo l'esaurimento delle scorte residue della campagna precedente, ha permesso di collocare il nuovo prodotto su livelli di prezzo simili o superiori a quelli iniziali della campagna 2020/2021.  Lo scorso anno le mele hanno rappresentato il 16% degli acquisti di frutta fresca degli italiani, confermandosi così in prima posizione davanti a banane, pesche e nettarine.

La filiera produttiva resta fortemente concentrata nel Nord Est del Paese con il Trentino-Alto Adige che vanta il 50% della superficie coltivata e il 68% della produzione. A seguire si piazzano Piemonte, Veneto e Emilia-Romagna che concentrano un altro 30% di superficie e produzione.



Quanto all'evoluzione della campagna, il report ritiene che la produzione al di sotto della media di pere e kiwi possa contribuire a sostenere la domanda e le quotazioni delle mele. Un ulteriore elemento che nei prossimi mesi potrebbe impattare positivamente sul mercato è la contrazione produttiva registrata in Francia (-18%) e Spagna (-27%): potrebbe tradursi per i produttori italiani in maggiori esportazioni, in particolare per il prodotto di fascia qualitativa medio-alta.

Nel mercato retail, secondo i dati Ismea-Nielsen, gli acquisti di mele tra ottobre 2020 e settembre 2021 si sono ridotti di circa il 9% in quantità, a fronte di una riduzione meno mercata della spesa (-6%) grazie all'incremento dei listini medi. A determinare l'andamento negativo è stata soprattutto la forte riduzione delle vendite registrata tra marzo e maggio 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020, quando - va ricordato - il primo lockdown generalizzato aveva determinato un boom degli acquisti alimentari presso il canale domestico. 
 
In relazione alle dinamiche del commercio estero, fa presente Ismea, la mela resta il prodotto ortofrutticolo che vanta il miglior saldo della bilancia commerciale italiana. Nell'ultima campagna - da agosto 2020 a luglio 2021 - il plus ha sfiorato quota 900 milioni di euro grazie all'esportazione di circa un milione di tonnellate di mele. Nel periodo agosto 2020 - luglio 2021 la quantità inviata all'estero è cresciuta del 14% su base annua per un aumento degli incassi del 19%. Contemporaneamente, le importazioni si sono dimezzate in termini di quantità e la relativa spesa è diminuita del 20%. 



Tra i principali mercati di sbocco della campagna 2019/2020 la Germania si conferma il primo cliente  con un forte incremento (+26% in valore e +22% in quantità) rispetto alla campagna precedente. Berlino vale da sola circa un terzo degli introiti complessivi generati dalle esportazioni. In seconda posizione si piazza l’Egitto con un rilevante progresso in termini di quantità importate (+27%) sia di prezzo medio all’import (+29%). Si segnalano le flessioni di Spagna e Arabia Saudita e la pesante battuta d’arresto dell’India (-40% in volume e valore) che nella campagna precedente era stata la sorpresa positiva attestandosi in quarta posizione.

Per quanto concerne i mercati di approvvigionamento dell’Italia, nella campagna 2019/2020, il Cile era risultato il  principale fornitore con un incremento del 37%. Inoltre, si segnala l’incremento delle importazioni da Spagna e Germania e di contro il ridimensionamento del ruolo della Francia grazie soprattutto alla diminuzione del prezzo medio all’import che ha determinato una flessione del 17% della spesa nonostante le forniture siano lievemente cresciute (+1%). Nell’ultima campagna, circa i tre quarti dei 45,5 milioni di kg di mele importati dall’Italia provenivano dai Paesi dell’Ue anche se nel caso delle importazioni da Germania e Paesi Bassi si tratta di triangolazioni di prodotto originario dell’emisfero australe.



A livello varietale il report conferma il primato della Golden Delicious con una quota del 36% sulla produzione complessiva con un incremento del 4% della disponibilità sull'anno precedente un -7% sul dato medio dell’ultimo triennio; al secondo posto il gruppo Gala con una quota del 18%, in calo sul 2020, ma con un +1% sul triennio.

La Red Delicious vale il 10% dell’offerta italiana e segna una flessione sia rispetto al 2020 (-17%) sia rispetto al dato medio dell’ultimo triennio (-19%). Fuji e Cripps Pink, con rispettivamente il 7% e il 5% della produzione italiana, registrano una flessione sia rispetto al 2020, sia rispetto al dato medio del triennio 2018-20. Perde invece il 15% Fuji e il 5% Cripps Pink. In forte calo sul 2020 Granny Smith e Renetta, segnate dal freddo.

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