Lo scalogno di Romagna Igp arriva in Gdo

Il prodotto è valorizzato dal consorzio «Ori dell’Emilia» e distribuito da Conad Nord Ovest

Lo scalogno di Romagna Igp arriva in Gdo
Da coltivazione di nicchia al riconoscimento Igp fino a referenza per la Gdo. E’ un percorso di successo quello dello Scalogno di Romagna Igp, bulbo originario di Ascalon, città della antica Palestina e poi diffusosi in Europa e, a livello locale, nella valle del Senio e del Santerno.


Giordano Alpi

Il prodotto, finora venduto a livello locale, è oggi valorizzato dal consorzio “Ori dell’Emilia” della catena distributiva Conad Nord Ovest, insieme ad altri prodotti tipici. “Dopo due anni di test, quest’anno siamo partiti con la distribuzione dello scalogno sui banchi della Gdo – spiega a Italiafruit News Giordano Alpi, presidente del consorzio Ori dell’Emilia nonché vicepresidente del consorzio Scalogno di Romagna Igp, nato nel 2018 per promuoverne conoscenza e utilizzo del prodotto, oltre a sostenerne  qualità della produzione e programmazione delle vendite – In particolare il consorzio Ori dell’Emilia è stato costituito per lo sviluppo dei prodotti agricoli e da subito è stato attratto da un prodotto unico come il nostro”.



Anche se appena partito, il progetto sta ottenendo ottimi riscontri. “Lo scalogno sta piacendo, è un prodotto rivolto a chi conosce la cucina quindi a consumatori di livello medio-alto che apprezzano particolarmente questo prodotto di nicchia confezionato manualmente - commenta Alpi, che è anche produttore dello scalogno con la sua azienda “Alpi Romeo e Giordano - Podere ‘La Stanga’ “ - La differenza con altri tipi di scalogno risiede nell’aroma, che è meno forte dell'aglio ma più saporito della cipolla, nelle radici molto più lunghe (anche 25cm) e nelle foglie di forma più affusolata. Nel caso dello scalogno di Romagna, la qualità del prodotto è data soprattutto dalle caratteristiche aromatiche particolari sviluppate dalla flora microbica del terreno e dalla permanenza di attività enzimatiche”.



Come da disciplinare, lo scalogno Igp può essere commercializzato solo con retine da 100 grammi oppure in trecce o mazzi da 500 grammi in su, mentre i sottoli non sono ancora riconosciuti come Igp. Per il momento le retine sono in plastica ma il consorzio si sta già adoperando per introdurre un nuovo packaging sostenibile in carta.

Ottimi risultati per la campagna di quest’anno: “Possiamo contare su una produzione eccezionale, che si mantiene bene e che riusciamo a proporre sia come prodotto fresco che come sottolio – sottolinea il vicepresidente – Inoltre siamo riusciti a procurarci il materiale genetico per i nuovi soci, operazione non scontata considerato che la riproduzione dello scalogno avviene tramite il trapianto dei bulbilli e non tramite i semi. In totale, tra sagre, trasformati e Gdo abbiamo venduto circa 300 quintali di prodotto”.



Il prodotto ha avuto una spinta commerciale notevole anche grazie alla partecipazione al Macfrut. “Abbiamo ricevuto diverse richieste da clienti e fornitori – conclude Alpi – ricordiamo che è anche un prodotto sostenibile perché a chilometro zero e l’economia rimane quindi locale: caratteristiche verso le quali i consumatori sono oggi sempre più attenti. L'attenzione verso la natura è uno dei cardini portanti del consorzio: la coltivazione del bulbo è improntata sia attraverso un utilizzo intelligente della lotta integrata, sia con un approccio completamente biologico”.

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