«Il bio? Un'opportunità ma solo a certe condizioni»

L'europarlamentare Dorfmann: «Ecco cosa può fare l'Ue. Trentino Alto Adige un modello»

«Il bio? Un'opportunità ma solo a certe condizioni»
Gli sforzi del mondo melicolo per la sostenibilità (clicca qui per approfondire) sono tangibili, ma il comparto ha bisogno di risposte su diversi fronti. Durante la visita degli europarlamentari della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale in Trentino Alto Adige, il direttore di Apot e Assomela Alessandro Dalpiaz ha sollecitato i rappresentanti comunitari su alcuni punti della strategia Farm to Fork, dal bio ai principi attivi.
Che cosa risponde l’Europa? Lo abbiamo chiesto a Herbert Dorfmann, europarlamentare del Partito popolare europeo (Democratici cristiani).

Sviluppo del biologico e sostenibilità, serve aumentare gli sforzi?

Assolutamente sì e questa missione in Trentino Alto Adige serve anche a questo: ho voluto mostrare ai colleghi le eccellenze di questa terra, scoprendo tante best practices del territorio e visitando realtà come Bayer, per capire le conseguenze del cambiamento climatico, il centro Laimburg per la ricerca, Vog Products per scoprire il loro piano di sostenibilità. L’idea è far vedere come si può vivere sul territorio la sostenibilità e quello che Dalpiaz ha detto va proprio in questa direzione: fare sostenibilità non significa fare un passo indietro ai 'bei vecchi tempi', ma investire in ricerca e innovazione, cercando di fare sempre un passo avanti. Penso che il bio rappresenti una grande opportunità solo se ci potrà essere una crescita parallela: senza un aumento dei consumi, la produzione biologica non potrà svilupparsi.

Cosa può fare l’Unione europea per incrementare i consumi del biologico?
E’ necessario lavorare sui consumatori, a partire anche dalle occasioni di consumo nei luoghi pubblici come mense, ospedali, scuole. Tutti gli acquisti pubblici di prodotti alimentari potrebbero diventare bio: in questo modo si darà un buon esempio ai consumatori, oltre a sfruttare un’ottima opportunità di lavoro. Secondo i dati europei è in atto un aumento del consumo e degli acquisti biologici ma bisogna lavorare in maniera parallela con la produzione.


Gli europarlamentari in visita nelle celle ipogee di Melinda

C’è una forte difficoltà ad approvare nuove molecole utili all’agricoltura e molte aziende stanno abbandonando gli investimenti in quest’ottica. Come risolvere questa problematica?
Conosco bene questi problemi e stiamo aspettando una proposta di regolamento per un processo di riconoscimento più veloce per sostanze a basso impatto. Oggi la ricerca, anche qui in Trentino Alto-Adige, sta lavorando su tanti agenti che abbiano un impatto più basso sulle colture: ora il passaggio successivo è velocizzare il processo di approvazione.

Ci sono progressi dal punto di vista del Genoma editing?
Sono molto fiducioso sui progressi che potrà portare la ricerca in quest’ambito. Il prossimo 28 novembre terremo un’importante conferenza a Bruxelles mentre io sono già stato relatore per la strategia Farm to Fork in Parlamento: in quel caso ho sottolineato come questo tipo di ingegneria genetica possa rappresentare un buon contributo a una produzione sostenibile. In conclusione, secondo me stiamo procedendo nella giusta direzione.



Come abbattere lo scoglio ideologico della ricerca vista come alterazione della natura?
Dobbiamo lavorare tanto sui consumatori per far capire che una pianta più resistente può offrire un prodotto meno trattato. Dobbiamo far capire che non è in atto una procedura diabolica ma un normale processo di miglioramento genetico: questo potrebbe avvenire anche in natura, ma tramite le tecnologie lo facciamo in maniera più specifica. Anche qui è importante lavorare sui consumatori affinché sposino l’idea della ricerca.

Ha collaborato Alessandro Iasevoli

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