Melograno, superfici decuplicate in otto anni

L'Italia supera i tremila ettari. Come si può gestire la crescita?

Melograno, superfici decuplicate in otto anni
Almeno 1.000 ettari in Puglia, altrettanti in Sicilia, 400 in Calabria e oltre 600 del resto d’Italia. Il melograno è una coltura che negli ultimi 7-8 anni ha registrato una esplosione impressionante delle superfici coltivate, in particolare nelle aree mediterranee, sulla spinta dei prezzi soddisfacenti che il mercato nazionale – core business di tutti i produttori italiani – ha riconosciuto al prodotto locale. Dai 200-300 ettari del 2013 si è così passati agli oltre 3.000 ettari attuali e il trend non sembra fermarsi. 

"Attualmente negli areali del Sud e del Centro Italia sono presenti almeno 3.000 ettari di melograni", conferma a Italiafruit News il vivaista Uzi Cairo, uno dei maggiori protagonisti dello sviluppo produttivo del nostro Paese. “Ogni giorno riceviamo richieste per piantarli e abbiamo già in programma di realizzare, nella prossima primavera, dai 200 ai 300 ettari di nuovi impianti in Salento”. Zona dove la crisi dell’olivo legata alla Xylella sta favorendo la conversione colturale con la frutta tropicale. Stanno nascendo non solo frutteti di melograno, ma anche di avocado e mango.

Una volta piantato, il melograno entra in produzione dopo tre anni e riesce a esprimere le sue maggiori potenzialità al sesto o settimo anno. Wonderful e Ako sono due delle varietà più piantate nel nostro Paese: “La prima è sicuramente una delle cultivar più produttive: le nostre piante in età adulta sono arrivate anche a 400 quintali per ettaro, tanto che quest’anno ci aspettiamo una produzione di circa 40mila quintali di Wonderful, quattro volte più grande del 2020. Con le piante adulte di Ako abbiamo raggiunto invece i 250 quintali per ettaro”, testimonia a Italiafruit News Dario De Lisi dell’azienda Masseria Fruttirossi, l’impresa privata italiana che conta della maggior estensione dedicata a melograni: circa 300 ettari di proprietà, tutti a Castellaneta Marina (Taranto). 


Appezzamento della Masseria Fruttirossi

Dello sviluppo di una filiera nazionale della melagrana c’era e c’è ancora bisogno. Basti pensare che la Gdo italiana fino al 2013 distribuiva per il 95% melagrane straniere. Ma è sempre bene evitare l’improvvisazione. Tanti piccoli produttori del Sud, infatti, sono rimasti delusi poiché hanno puntato sulla coltura senza avere la giusta forza commerciale. Negli anni a venire, tra l’altro, si assisterà a una prorompente crescita della produzione italiana – e probabilmente anche dell'offerta estera – che andrà gestita. Come? Prima di tutto con gli investimenti tecnologici rivolti ad aumentare il periodo di commercializzazione, come ci insegna la stessa Masseria Fruttirossi. 

“Nel nostro caso, la commercializzazione viene gestita in base alle diverse fasi del mercato. Questo lo possiamo fare perché abbiamo costruito celle di stoccaggio ad atmosfera modificata, che ci possono consentire di conservare correttamente il prodotto fresco fino a marzo/aprile. Non abbiamo, in pratica, la necessità di vendere tutto il raccolto entro gennaio, come la stragrande maggioranza dei produttori italiani”. 

Ma passiamo ora al momento attuale. Ottobre e novembre sono storicamente due mesi di sovraffollamento dell’offerta sul mercato italiano, con un conseguente abbassamento dei prezzi medi. Una situazione che si sta riscontrando anche quest’anno. Le quotazioni della campagna restano comunque soddisfacenti e tali da incentivare ulteriori investimenti sulle superfici. In futuro è però possibile che, con l’esplosione delle quantità, qualcosa possa cambiare. “Adesso tutte le Regioni sono in raccolta con Wonderful e l’Italia sta inoltre importando prodotto da Paesi esteri dell’Unione europea e da zone non comunitarie come Turchia e Tunisia – prosegue De Lisi – Gli sbocchi all’estero ci stanno aiutando ad affrontare questa fase di congestione sul mercato nazionale. Per poter esportare si deve avere alle spalle una certa produzione ed organizzazione. Perché l’attuale l’esigenza dei clienti esteri dell’Europa è quella di ritirare volumi in maniera programmata e continuativa nel tempo”.



A mantenere prezzi costanti anche in questo di mese di ottobre sono le produzioni di nicchia, come ci conferma l’imprenditore pugliese Giacomo Linoci. Il quale sta ottenendo buoni risultati con l’offerta di melagrane coltivate senza l’uso di chimica (nella foto sopra). “Ho rivoluzionato l’approccio rispetto a 3-4 anni fa – racconta a Italiafruit News – Prima cercavo di diventare sempre più grande; poi mi sono accorto che, benché potessi aumentare i volumi commercializzati, rimanevo comunque piccolo rispetto al mercato e non potevo garantire al 100% la qualità delle produzioni che mi venivano conferite da altri produttori. Così dai 12-13mila quintali che commercializzavo annualmente sono passato oggi a soli 500 quintali, tutti prodotti nella mia azienda agricola”. 

“Coltivare senza chimica non è per niente semplice – conclude Linoci – Cerco di impegnarmi per produrre la miglior merce possibile per i miei clienti, senza dipendere dalle quantità che girano sul mercato. Sono contento di aver preso questa strada. Dalle mie parti c’è un detto: chi sono gli uomini più forte del mondo? Il Papa, il Re e chi non ha niente. Ecco, oggi come oggi, si può dire ho riscoperto la forza di essere piccolo”.

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