«La sostenibilità è anche psicologica»

All'incontro "Coop-G20 Coltivare il futuro" un confronto sui modelli di sviluppo

«La sostenibilità è anche psicologica»
Oggi pomeriggio inizia il G20 agricoltura a presidenza italiana. A Firenze si parte con l'Open Forum sull'Agricoltura sostenibile e ieri, nel capoluogo toscano, Coop Italia ha organizzato l’incontro “Coop-G20 Coltivare il futuro”: si è parlato di sostenibilità, cambiamento climatico, legalità, filiere, innovazione, qualità, rispetto dei lavoratori... Insomma, un'anteprima dei temi che saranno trattati nei prossimi giorni.

Coop coltiva il futuro e lavora a una svolta negli stili di vita, un percorso che sarà tradotto nella proposta assortimentale - a partire dai prodotti a marchio - seguendo una visione di sostenibilità che dalla campagna arriva al supermercato.



Ma la sostenibilità, come ha ricordato Marcello Di Paola (docente di sostenibilità e giustizia globale all'Università di Palermo, nella foto in apertura), non è solamente da intendere come modello di sviluppo economico, non va solo circoscritta agli aspetti ambientali. E va anche oltre a quelli sociali.

"Di sostenibilità ne parliamo in momenti di crisi, cioè di decisione, di gestione creativa dei cambiamenti - ha analizzato il docente - La sostenibilità non è necessariamente conservatrice, critica e non supina, portatrice di innovazione per reagire ai cambiamenti che nel mondo di oggi sono inevitabili. Ma c'è anche una sostenibilità psicologica: non tutto quello che succede ci va bene e ci fa bene. Pensiamo allo stress e agli effetti che ha sulla mente e sul corpo. Dobbiamo quindi considerare l'insostenibilità psicologica di alcune situazioni in cui ci veniamo a trovare, a partire dal lavoro. I giovani vanno riportati in agricoltura perché questo vuol dire portare innovazione nel settore primario. Non sarà soltanto la quantità del cibo prodotto il problema della sostenibilità – ha spiegato il professore - ma anche la qualità di cosa mangiamo e mangeranno gli abitanti del pianeta. Il cambiamento climatico non è solo un problema ambientale, come è stato generalmente presentato in passato, ma è anche economico e sociale. La mancanza di acqua dolce, l’innalzamento dei mari, e la riduzione delle risorse alimentari, come della biodiversità, renderanno ancora più profonde le disuguaglianze, sia fra piccole e grandi imprese produttrici di cibo, sia fra le persone. Servono sinergie fra stati e imprese - ha concluso Di Paola - per favorire il cambiamento e raddrizzare elementi che si sono rivelati insostenibili e non riusciranno a superare il test del tempo”.



All'incontro di Coop - moderato da Carlo Alberto Pratesi (Università Roma Tre) - anche ospiti internazionali come Marcela Villarreal, direttrice della Divisione Partnership dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), e Morgan Ody, attiva nella Confederazione Paysanne, un’organizzazione di agricoltori francesi che appartiene a La Via Campesina (Lvc).

La prima ha posto l’accento sui disequilibri accentuati dalla pandemia fra una produzione mondiale di cibo in grado di alimentare tutti e le 800 milioni di persone che ancora oggi soffrono la fame. La seconda, che coltiva ortaggi in una piccola fattoria in Bretagna, ha ribadito il ruolo delle piccole produzioni locali per assicurare il nutrimento delle persone e ha posto l’accento sulla necessità di una produzione in armonia con la natura e di un’equa condivisione delle risorse e dei ricavi, difendendo l’innovazione popolare e contadina e la ricerca partecipata anche in agricoltura.



"Noi siamo quelli delle filiere. Filiere tracciate, trasparenti, rispettose delle persone e del pianeta – ha confermato Marco Pedroni, presidente di Coop Italia e di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) - Solo in questa ottica possiamo ipotizzare un prossimo futuro sostenibile”.

E Daniela Mori, presidente del Consiglio di sorveglianza di Unicoop Firenze, ha voluto soffermarsi sul concetto di territorio: “Siamo una cooperativa di consumatori, che mette al centro i soci e il territorio. Fra i nostri fornitori, quelli toscani sono in percentuale il doppio rispetto alle altre realtà della grande distribuzione. Questo perché prodotto toscano garantito Coop.Fi per noi è sinonimo di qualità, sicurezza, sostegno ai produttori locali del territorio, attenzione alle esigenze di chi fa la spesa da noi”.

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