Agrumi, perché l'Italia non è un competitor della Spagna

Tutti i numeri delle esportazioni iberiche: mercati e strategie

Agrumi, perché l'Italia non è un competitor della Spagna
Nei primi vent'anni del nuovo secolo il commercio internazionale di agrumi è cresciuto del 51%. Un valore medio, che non vale per tutti i prodotti: se le arance sono vicine a questo dato (50%), i pompelmi sono ben al di sotto con il 15%, i mandarini raddoppiano la crescita con il 102%; limoni e lime aumentano del 132%. La tabella 1 mostra l'evoluzione dei principali esportatori di agrumi e i cambiamenti intercorsi negli ultimi anni.


Esportazione di agrumi per Paese, dal 2001 al 2019. Incremento medio del 51%

La Spagna mantiene la posizione leader nelle esportazioni di agrumi a livello mondiale, anche se altri Paesi - in fatto di crescita - l’hanno superata. Mentre la Spagna cresce dell'11%, il Sudafrica del 67%, la Turchia del 141% e l’Egitto del 663%. Inoltre le esportazioni si sono ridotte in due Paesi: gli Stati Uniti sono scesi del 38% e l'Argentina del 26%. Si osserva anche come Cina e Pakistan siano cresciuti posizionandosi tra i primi Paesi, quando alla fine del secolo scorso nemmeno erano in questa classifica. Prendendo una media degli ultimi quattro anni (dal 2016 al 2019), l'evoluzione è mostrata nella tabella 1.


Esportazione di agrumi dal 2016 al 2019

La Spagna mantiene la leadership nelle arance, seguita dall'Egitto. Idem per i mandarini, un primato difficilmente raggiungibile da altri Paesi.
Per limoni e lime, invece, al primo posto c'è il Messico, nonostante la Spagna arrivi subito dopo. Nel pompelmo Sudafrica, Turchia e Cina si muovono con cifre molto simili e la posizione della Spagna è poco rappresentativa, anche se è l'agrume che relativamente cresce di più nella penisola iberica. Nel totale degli agrumi la Spagna è cresciuta solo dell'11%, anche se l'aumento dei pompelmi è del 156%.

E’ importante fare una valutazione: gli agrumi sono frutti che si producono nelle zone temperate e di conseguenza mantengono un alto grado di stagionalità. Pertanto, sebbene ci sia sempre un certo incrocio tra le colture dei due emisferi all'inizio e alla fine di ogni campagna, nei mercati dobbiamo parlare di complementarietà in un'ottica di approvvigionamento a lungo termine durante tutto l'anno. D'altra parte è anche vero che il consumo di agrumi raggiunge livelli mensili più elevati nei mesi invernali. Per questo motivo, i principali Paesi concorrenti della Spagna sono quelli dell'emisfero settentrionale, principalmente Marocco, Egitto e Turchia.
Gli altri Paesi concorrenti sarebbero Italia e Grecia ma ora non vanno considerati. La prima si è concentrata sul mercato interno delle arance rosse, uscendo dalla lista dei principali Paesi esportatori e diventando un importatore netto di grumi spagnoli (nel 2020 la Spagna ha esportato 275.000 tonnellate di agrumi in Italia). Mentre la Grecia si mantiene concentrata sulle esportazioni con le nazioni più vicine.

Il futuro della raccolta degli agrumi


Quando si parla di agrumi spagnoli è facile cadere nella tentazione di parlare di esportazione di agrumi, ma la figura 2 che segue ci insegna che non è del tutto corretto: in media solo il 56% del raccolto di agrumi spagnoli viene esportato.


Distribuzione del raccolto spagnolo

I tre pilastri che sostengono il settore agrumicolo, per ordine di importanza, sono l'esportazione, il mercato interno e l' industria. E tutti e tre hanno bisogno di una strategia.
In primis va valorizzato di più il ruolo dell’industria, che rappresenta la chiave per il risultato di qualsiasi campagna, il mercato interno va potenziato attraverso specifiche promozioni e comunicazioni ad hoc per evitare di perdere posto sugli scaffali. Infine, le esportazioni devono fare i conti sia con i mercati tradizionali dell’Unione Europea e prestare grande attenzione ai nuovi mercati.

Il mercato comunitario. Fattori che hanno condizionato lo sviluppo delle esportazioni


Evoluzione delle esportazioni spagnole di agrumi, frutta e ortaggi

Senza l'Unione Europea e il suo mercato unico, la Spagna non sarebbe oggi una potenza mondiale nell'esportazione di frutta e verdura fresca, come possiamo vedere nella figura 3. Tenendo conto che l'Europa è la destinazione per più del 90% delle esportazioni spagnole, è facile capire che senza questo mercato da più di 500 milioni di consumatori al quale accediamo senza burocrazia, la Spagna non sarebbe dov'è oggi.


Importazioni mensili di agrumi dell'Unione Europea. Campagna 2019-2020

Ma se osserviamo la figura 4, scopriamo che le grandi crescite dell’export non sono state negli agrumi. Questi sono stati il biglietto da visita dei produttori spagnoli, permettendo di introdurre poi altri frutti e ortaggi. Dal 1993, quando la Spagna è entrata nel mercato unico, frutti diversi dagli agrumi e gli ortaggi sono cresciuti del 250% mentre gli agrumi solo del 50%.
La posizione spagnola dentro l'Unione Europea è totalmente dominante, soprattutto durante gli 8 mesi centrali della campagna, da ottobre a maggio, come possiamo osservare nei dati dell'Intrastat dell'Unione Europea per la campagna 2019/2020. 
Se durante gli 8 mesi centrali della campagna dell'emisfero nord, la Spagna supera il 60% degli agrumi che entrano in Ue, senza nessun tipo di promozione o posizionamento strategico, che cosa succederebbe se facesse promozione?
A ottobre, giugno e luglio le esportazioni spagnole coincidono con gli arrivi dall'emisfero sud. Ma c'è anche un altro dato poco conosciuto: le importazioni spagnole dal Marocco. Secondo Datacomex, 69.597 tonnellate di agrumi marocchini sono stati importati in Spagna tra settembre 2019 e agosto 2020. Nella passata campagna, il Marocco ha quindi rappresentato la principale origine delle importazioni spagnole di agrumi.

Le esportazioni al di fuori dell'Europa


Le esportazioni nel resto d'Europa si realizzano in totale libertà per normativa commerciale e, nella maggior parte dei Paesi, la Spagna è presente con più o meno la stessa concentrazione di inizio secolo.
Ma negli ultimi dieci anni, questo panorama è stato alterato dall'embargo russo, che ha influito in maniera sensibile sulle esportazioni.
In Norvegia e Svizzera, le cifre spagnole oscillano tra le 100 e le 110 mila tonnellate con molta regolarità, quasi come se fossero due Paesi europei.
Nel resto dei Paesi - Ucraina, Bielorussia, Moldavia e i Paesi dell'ex Yugoslavia, le cifre spagnole si muovono tra le 14 e le 25 mila tonnellate, con una tendenza al ribasso in questi ultimi anni. In questi Paesi è visibile la competizione degli agrumi greci, che sono i loro 'vicini di casa'.
Le cifre della Russia, destinazione storica degli agrumi spagnoli durante l'epoca dell'Unione Sovietica, hanno danneggiato parecchio le esportazioni spagnole. Nelle ultime tre campagne prima dell'embargo, la Spagna ha esportato una media superiore alle 80mila tonnellate di agrumi e 170mila tonnellate di altra frutta e verdura, cifre che non sono state recuperate e che, senza dubbio, non devono essere ripagate dagli agricoltori europei.
In conclusione, va notato che la media delle esportazioni degli agrumi spagnoli negli ultimi cinque anni è finita al 95,5% nel Vecchio Continente.

Esportazioni Oltremare


Le esportazioni oltremare vanno classificate in due gruppi diversi: Paesi che richiedono il protocollo di esportazione e Paesi che non lo richiedono. Il protocollo consiste in un sistema di certificazione delle coltivazioni e della lavorazione dei prodotti destinati ad altri Stati e che vanno notificati mesi prima dell'inizio della campagna. Questi protocolli ammontano a un costo che oscilla da 0,10 a 0,20 euro al chilogrammo secondo i volumi esportati.
L'Unione Europea segue il criterio del libero commercio e non applica il protocollo di importazione a nessun Paese, a patto che questo applichi le norme internazionali del commercio. Ma ha lasciato in mano a ciascun Stato membro la negoziazione delle esportazioni della frutta e verdura e alcuni Paesi ne hanno approfittato per bloccare l'entrata di prodotti europei, applicando rigidissimi protocolli di esportazione. E questi Paesi, a loro volta, non hanno problemi ad entrare negli stessi Paesi europei dove non sono richiesti protocolli.

Nel quadro n. 2 (vedi sotto) sono raccolte le esportazioni degli ultimi anni nei Paesi senza protocolli, dove gli spostamenti delle merci sono agili come nei Paesi Europei.


Esportazioni oltremare verso Paesi senza protocollo

Nel quadro 3 vediamo i principali Paesi in cui c'è il protocollo di esportazione. In alcuni casi, i protocolli sono diversi per tipologia di agrumi, se mandarini, arance o limoni. In casi estremi, gli agrumi vengono distinti anche per varietà.


Esportazioni oltremare verso Paesi con protocollo

La discesa di Cina, Corea e India del 2020 è collegata direttamente con l'effetto della pandemia. Il Sudafrica è l'unico Paese che non richiede il trattamento a freddo, il cui costo è superiore a 0,06 euro al chilogrammo. I dati di Giappone e Cina sono particolarmente difficili perché in questi Paesi esiste il trattato di libero commercio, ma è evidente che questo trattato non esiste per i produttori europei.


Il paradosso delle clementine spagnole negli Stati Uniti


Confronto dell'evoluzione delle importazioni di mandarini spagnoli
e dal resto del mondo negli Stati Uniti

Merita invece una menzione speciale la triste storia con gli Stati Uniti. Da quando la Spagna ha iniziato ad esportare i suoi agrumi negli Usa, i produttori americani hanno osservato e copiato varietà e confezioni degli agrumi spagnoli, hanno investito in comunicazione e marketing e nella produzione all'emisfero sud per coprire tutto l'anno. Di conseguenza sono nettamente calate le importazioni spagnole. E' poi evidente che l'aumento del 25% applicato da Trump sui prezzi degli agrumi europei è stato il colpo finale.
Dobbiamo renderci conto che in un mondo globalizzato il settore delle arance e dei mandarini spagnoli deve avere una strategia comune davanti al mercato globale per organizzarsi, auto-coordinarsi e capire che la promozione è decisiva, anche per il mercato interno. 

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