Pesche e nettarine, comparto da rifondare

Ma serve molto tempo. Ecco intanto da cosa si può partire

Pesche e nettarine, comparto da rifondare
Ogni anno ce n'è una. Troppo prodotto, pochi frutti, prezzi che si sgonfiano, consumi che non decollano, la pressione dall'estero, problemi fitosanitari... il campanello di allarme ormai è stanco di suonare per pesche e nettarine. Se il comparto non funziona, tocca rifondarlo prima che sia troppo tardi.

Più che una terapia d'urto, un processo che richiede tempo. Ma la buona notizia è che ci sono tutti gli strumenti - e in parte anche le condizioni - per ridare a pesche e nettarine italiane quella competitività che hanno perso: è però necessario un progetto tecnico, economico e di marketing. Un progetto di filiera.

E di questa prospettiva si è parlato ieri durante la nostra diretta social dedicata a questi prodotti (clicca qui per rivederla). Un confronto a cui hanno preso parte Angelo Benedetti (presidente Unitec), Roberto Della Casa (direttore scientifico Monitor Ortofrutta Agroter), Adriano Petteni (presidente La Buona Frutta), Enrico Gramaglia (direttore commerciale Gruppo Rivoira) e Maurizio Cristoni (buyer ortofrutta Conad Consorzio Nazionale).



"E' necessario rifondare l'organizzazione di pesche e nettarine, ma è un'operazione di lungo periodo - ha detto Della Casa - Nel frattempo dobbiamo pensare a un progetto che ci permetta di traghettare il comparto nel futuro, verso una riconversione varietale e una proposta di qualità capita dal consumatore. Non bastano cinque anni, ne servono dieci: e non possiamo continuare con i produttori che non guadagnano più. Proprio in questo processo il ruolo delle tecnologie è fondamentale, perchè ci possono aiutare a separare le pesche che non rispettano gli standard del mercato. La possibilità di selezionare, di dividere il prodotto per classi di qualità coerenti, è la strada ce ci può traghettare verso un futuro migliore. E con le tecnologie questo lo possiamo fare subito, iniziando ad educare il sistema a fare una qualità superiore e più standardizzata, mantenendo la promessa fatta al consumatore. Questo progetto di filiera deve partire dai produttori, arrivando a pagare le pesche a qualità e non a quantità. E' un processo lungo, ma abbiamo tutti gli strumenti per essere nuovamente competitivi".



"Le nostre tecnologie possono dare un contributo preciso e puntuale - ha aggiunto Benedetti - Lavoriamo affinché i frutti che entrano nell'esposizione del supermercato lo facciano a un livello di maturazione adeguato, in modo che il consumatore possa avere piena soddisfazione dell'acquisto. Non si deve aver paura di scartare i frutti che non sono all'altezza e bisogna porre più attenzione alla fase di raccolta. Vogliamo aiutare il produttore ed eseguire raccolte corrette e porteremo in campagna un'intelligenza maggiore per evitare di staccare frutti troppo acerbi. Ci vuole il coraggio di togliere il prodotto che non è buona e dargli un altro nome: non è detto che sia da buttare, c'è l'idea sbagliata che una classe di frutti meno dolci sia eliminare, ma basta creare una classe dal valore inferiore e può essere che incontri un consumatore a cui piace il frutto meno maturo e meno dolce. La tecnologia può garantire tutto questo e la tecnologia di Unitec in questi anni ha ottenuto risultati per l'intera filiera: dobbiamo avere fiducia e lavorare insieme per dare ai consumatori un'esperienza di piacere".

"Il consumatore quando incontra una pesca che gli piace, vorrebbe avere la certezza di trovarla anche nell'acquisto successivo - ha confermato Cristoni - La sensibilità dei consumatori, su questo aspetto, è elevata. Ecco perché diventa fondamentale avere una standardizzazione verso un buon livello qualitativo, soprattutto nel mainstream. Le tecnologie possono dare un grande aiuto".



E le tecnologie Unitec hanno aiutato La Buona Frutta a selezionare e proporre le nettarine distinguendole tra gusto classico e dolce. "Questa è la proposta che abbiamo sviluppato assieme a Naturitalia grazie ai sistemi di selezione per la qualità interna di Unitec, garantiamo come minimo 12 gradi brix - ha illustrato il presidente Petteni - Ma la tecnologia ci aiuta anche a selezionare i frutti troppo verdi o troppo maturi. Una linea di questo tipo è però di nicchia e spesso ci confrontiamo con una Gdo che è più sensibile al prezzo che alla qualità".

Un mercato appiattito sul prezzo lo ha notato anche Gramaglia. "Gli investimenti su nuove varietà si possono fare se i produttori sono supportati da un prezzo che permetta di coprire questi costi e di avere un po' di soddisfazione. Purtroppo, tolto lo scorso anno, negli ultimi 7-8 anni la remunerazione per pesche e nettarine è stata molto deludente. La selezione della qualità permette sicuramente di fare cose favolose - ha concluso il direttore commerciale del Gruppo Rivoira - ma la feroce battaglia sui prezzi non aiuta".

Copyright 2021 Italiafruit News