Spagna, tutti i nodi dei consumi di frutta

Volumi in flessione, l'effetto pandemia e l'eccessiva precocità: l'analisi

Spagna, tutti i nodi dei consumi di frutta
Tutto il mondo è paese. Anche la Spagna è alle prese con consumi interni di frutta stagnanti - soprattutto per le principali produzioni iberiche - e con un effetto coronavirus che nell'ultimo anno ha sì accelerato gli acquisti delle famiglie, ma che ora bisogna consolidare. E non sarà facile.


1. Storico nel XXI secolo (dal 2000 al 2019)

I dati più attendibili sul consumo di frutta in Spagna sono disponibili nell'annuario del Ministero dell'Agricoltura spagnolo. Dall'analisi dei dati si deduce che questo consumo equivale al 99% del consumo di frutta fresca in Spagna, poiché il consumo fuori casa è di circa l'1%. Possiamo quindi affermare con sufficiente sicurezza che, a prescindere dai possibili errori che un qualsiasi calcolo statistico comporta, i trend riportati dai dati del Ministero sono molto vicini alla realtà.

Nel grafico seguente vediamo il consumo in chili di frutta fresca nelle famiglie spagnole.


La lettura del grafico è molto triste per il nostro settore dal momento in cui si può notare una crescita sostenuta dall'inizio di questo secolo fino a superare i 100 kg pro-capite proprio all'inizio della crisi del 2008, numeri che si sono mantenuti stabili fino al 2016, per poi calare fino a un consumo di circa 90 kg pro capite nel 2019.

Se analizziamo le grandi famiglie di prodotti, guardando i loro trend nelle medie quinquennali, ci risulta il seguente grafico.


Cambiamento del consumo pro-capite nelle famiglie spagnole dal 2000 al 2019
Frutti considerati (da sx): uva, fragola, avocado-ananas, kiwi, drupacee, platani, pomacee, meloni e angurie, agrumi

L'uva è leggermente diminuita nell'ultimo periodo, nonostante la crescita delle importazioni invernali di uve senza semi da Perù e Cile.

I dati sulla fragola, apparentemente invariati, nascondono una realtà non ancora controllata dalle analisi del Ministero. Ovvero la crescita rilevante negli scaffali spagnoli di lamponi e mirtilli. Questi ultimi sono disponibili anche contro-stagione dal  Perù. Questi due frutti rossi, che si misurano più in grammi che in chili, appariranno presto nelle statistiche.

La crescita dell'ananas e dell'avocado è brillante
, ma l’andamento interno dei due prodotti è pari ad una stabilizzazione dell'ananas e a una crescita dell'avocado. Il kiwi, abbastanza stabile intorno ai 3 kg pro-capite, potrebbe essere sull'orlo di una nuova crescita per mano della produzione spagnola e delle varietà gialle.

Il consumo di drupacee è stabile e rischia di abbassarsi, ma non a causa dei frutti provenienti dal Paraguay. Le varietà precoci spagnole non solo non hanno contribuito ad aumentare i consumi, ma hanno anche provocato un certo rifiuto del consumatore che acquista le primizie in primavera a prezzi altissimi, senza ricevere un’adeguata soddisfazione. Questa situazione porta il consumatore a non ripetere l’acquisto per qualche settimana, con un conseguente calo della domanda per queste varietà che nel frattempo sono migliorate. Probabilmente, il ristagno nel consumo di drupacee è direttamente correlato al cattivo effetto sul consumatore di queste primissime varietà precoci che sono costose e di scarsa qualità, rispetto alle varietà più naturali e non così forzate. La "eccessiva precocità" può essere, in alcuni casi, solo "apparentemente redditizia".



I platani sono cresciuti di pari passo con le banane, poiché per il consumatore spagnolo sugli scaffali ci sono: i platani storicamente provenienti dalle Isole Canarie, leggermente più piccoli e con alcune macchie ma più dolci, e le banane del Centro America o dell'Africa occidentale, non così dolci ma un po’ più grandi e senza macchie. In sostanza, i due prodotti si sono affermati e ognuno ha fidelizzato i propri consumatori.

Mele e pere stanno scendendo con cifre importanti, pur essendo dei prodotti che hanno nettamente aumentato la loro qualità media negli ultimi anni, grazie sia alle importazioni italiane che al cambio varietale operato nelle zone di produzione classiche spagnole. Il leggero calo nel gruppo Melone&anguria è dovuto ai meloni, poiché il consolidamento delle angurie senza semi, accompagnato dalle varietà più piccole, dopo molti anni ha posizionato le angurie davanti ai meloni. Le importazioni che dal mese di febbraio si registrano dal Brasile e dal Senegal hanno contribuito a rendere questi prodotti tra i più consumati.

Il calo degli agrumi si vede principalmente nelle arance e nei mandarini, ma non nei limoni che sono invece cresciuti. Nel caso di arance e mandarini, l'assoluta assenza di promozioni non aiuta a mantenere il primo mercato per gli agrumicoltori spagnoli, poiché con un consumo totale di quasi 1.500.000 tonnellate di agrumi freschi, la Spagna è la prima destinazione della produzione nazionale. Sarà interessante osservare l'influenza delle macchine per succhi freschi che negli ultimi due anni sono state installate in quasi tutti i supermercati spagnoli.

2. Evoluzione durante l'anno della pandemia


I dati hanno confermato le sensazioni dei primi mesi di pandemia, dove si osserva che il consumatore, di fronte al problema di salute sorto così velocemente, ha concentrato la sua attenzione verso prodotti più naturali come la frutta.


Consumo mensile di frutta fresca nelle famiglie spagnole nel 2019 (in blu) e nel 2020 (in rosso)

I dati parlano chiaro, segnando una crescita dei consumi nei mesi centrali delle grandi chiusure (durante i mesi di marzo, aprile, maggio e giugno), dove si osserva il maggior aumento del consumo mensile di frutta.
Ma c'è un altro fattore rilevante in questa analisi, la spesa pro-capite. L'aumento dei consumi in chili è stato del 14,02%, ma quello della consumo pro-capite è stato del 21,67%, visto che negli 11 mesi che abbiamo analizzato è passato da 129,80 euro a 157,93 euro. Senza dubbio il più grande aumento degli ultimi anni. I consumatori hanno rivolto la loro attenzione allo scaffale della frutta fresca e lo hanno fatto nonostante i prezzi più alti, dato che volevano più frutta anche se era più costosa.

3. Tendenze dei diversi frutti durante la pandemia


Come abbiamo visto anche nell'evoluzione dei consumi in funzione delle diverse tipologie di frutta, durante la pandemia c'è stato un certo grado di selettività da parte del consumatore quando si è trattato di acquistare frutta.
Nel seguente grafico vediamo gli aumenti dei quattro mesi centrali della pandemia, da marzo a giugno e dei primi undici mesi dei due anni che confrontiamo.


Incremento del consumo di frutta fresca tra 2019 e 2020: da marzo a giugno in rosso, da gennaio a novembre in blu
Frutti considerati (da sx): drupacee, fragole, agrumi, meloni&angurie, platani, kiwi, pomacee, esotici, uva

Vediamo come tutte le categorie, tranne le fragole (-2,28%), siano cresciute durante i quattro mesi centrali dell'analisi, anche se le drupacee sono rimaste al di sotto del 15%, mentre agrumi, meloni&angurie, platani e kiwi hanno superato il 20% e pomacee, fruti esotici e uva si sono avvicinate al 30%.

A livello annuale (undici mesi in realtà), sono stati analizzati altri dettagli. Le drupacee hanno chiuso l'anno in negativo (-3,58%) e le fragole hanno recuperato rimanendo pressoché invariate (+ 1,39%).

Le uve hanno migliorato ancora i propri dati (2,16 Kg / pro capite). I frutti esotici continuano a crescere poiché la somma di ananas, avocado e mango è pari a 4,28 kg pro-capite in questi undici mesi.
Ma, senza dubbio, mele e pere sono quelle che hanno registrato la crescita più alta in termini assoluti in questo periodo, essendo passate da 13,05 a 15,58 kg pro-capite, pari a un aumento del +19,44%.

I kiwi, che a livello annuo supereranno i 3 kg pro capite, confermano la Spagna come uno dei Paesi con il più alto consumo al mondo. I platani insieme alle banane passano da 11,30 a 13,32 kg pro-capite mentre angurie&meloni crescono da 15,71 a 18,46 kg.



Ma sono gli agrumi che hanno fatto davvero un grande salto, poiché nonostante le loro percentuali di crescita siano state inferiori rispetto ad altri frutti, hanno avuto una performance molto ampia in termini assoluti. Durante i quattro mesi centrali della pandemia, il loro consumo è passato da 9,14 a 11,12 kg pro-capite, e nel complesso è passato da 21,85 a 24,45 kg pro-capite.

Come abbiamo già accennato, questi trend si sono verificati con prezzi di scaffale più alti, che non hanno impedito ai consumatori di rivolgere la loro attenzione alla frutta fresca in generale e, all’interno della categoria, ai prodotti storici.

4. Epilogo


Purtroppo, come abbiamo accennato qualche mese fa, la memoria a volte è debole e abbiamo visto come la ripresa registrata durante i primi mesi della pandemia si sia attenuata nell'ultimo periodo. La campagna delle pomacee è andata abbastanza bene, ma all'interno degli agrumi abbiamo già visto apparire ‘nuvole alte’ - almeno nelle clementine e nei limoni - le arance sono state più regolari ma chiaramente con consumi inferiori rispetto alla pandemia.

Tra qualche mese con nuovi dati potremo valutare cosa resta della ripresa dei consumi, e sapremo se come settore il trend è stato sfruttato o è stato solo bello finché è durato.

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