Tre insegne della Gdo tra i 50 top brand italiani

Valore e capacità di influenzare i consumatori, il sistema Paese perde colpi

Tre insegne della Gdo tra i 50 top brand italiani
Conad, nona in classifica, è l'unica società della grande distribuzione presente nella top ten dell'edizione 2021 di "Brand Finance Italy 50", analisi dei principali marchi italiani ordinati sia per valore finanziario sia per la forza con cui influenzano le scelte dei consumatori. Si fanno onore anche Coop, undicesima ed Esselunga, 20esima.

In generale, sottolinea il report, i 50 top brand italiani, complice il Covid, hanno perso complessivamente il 12% di valore del trademark, attestandosi a 125 miliardi di euro, meno della metà dei 50 principali brand francesi.



Con un valore di 13,28 miliardi di euro, il marchio Gucci, nonostante una riduzione del 16,6%, si conferma anche quest’anno il "nome" italiano di maggiore valore davanti a Enel e Ferrari, a loro volta in calo, mentre quelli che più lievitano sono Barilla (+13,6%), Nutella (+12,7%) e Valentino (+10,3%).

Ma l'aumento è significativo anche per Esselunga (+9,5%) e Conad (+6,7%). Di contro perdono pesantemente terreno rispetto a dodici mesi prima Parmalat (-41%), Maserati (-36%) e Bottega Veneta (-30%).



La perdita generalizzata di valore, spiega la società di consulenza, "è legata al mutato comportamento dei consumatori, con esigenze sociali diverse e in molti casi difficoltà economiche; non dipende invece da un indebolimento della forza con cui attraggono i consumatori, tanto è vero che secondo le analisi condotte sulla forza dei brand italiani, il punteggio medio raggiunto dai marchi in classifica anche quest’anno è 77 su 100". Resta però il fatto che sono solo 7 i brand italiani che risultano fra i 500 maggiori del mondo: dominano gli Stati Uniti con il 46% del totale davanti alla Cina, che sta avvicinando il leader (20% del totale), quindi Giappone, Francia (32 marchi), Germania (22) e Regno Unito.



“In un mercato caratterizzato da una forte tendenza verso la commodity, la scarsità di marchi importanti non favorisce la crescita del paese", evidenzia Massimo Pizzo, managing director di Brand Finance. “Fino ad oggi la maggior parte delle imprese italiane hanno focalizzato gli investimenti sulla qualità del prodotto, ma nel mercato attuale e futuro serve e servirà altro. Oggi i consumatori sono sempre più attratti da brand che non si limitino ad esprimere qualità e sostenibilità del prodotto, ma anche in grado di ingaggiare i clienti con una motivazione capace  di ispirarli".  Insomma, la qualità del prodotto, la sostenibilità, l’etica, sono caratteristiche necessarie ma non più sufficienti per fidelizzare i clienti. L’esperienza della pandemia ha accelerato l’esigenza in tutti di cercare motivazioni più profonde. 

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