Frutta secca, ecco come è partito l'anno

Dopo il boom il trend peggiora ma va meglio del fresco: dati a analisi

Frutta secca, ecco come è partito l'anno
C'è chi ha spiccato il volo e chi è andato in difficoltà. L'effetto della pandemia sui consumi non è lo stesso per tutti i prodotti ortofrutticoli e la grande famiglia della frutta e dei vegetali secchi non fa eccezione. Certo, sono prodotti dalla lunga shelf life e nel 2020 hanno beneficiato di questo driver di acquisto, poi sono stati favoriti dalla loro valenza salutistica conosciuta e percepita dal consumatore; ma il trend cambia da prodotto a prodotto e soprattutto a partire da febbraio si sta iniziando a fare i conti con le controcifre.

Dalle analisi del Monitor Ortofrutta di Agroter sull’andamento delle vendite nella Gdo, si evince come il reparto “allargato” - comprendente frutta e vegetali freschi e secchi - abbia avuto performance di tutto rispetto nell’anno appena chiuso (+5% nelle vendite a valore, clicca per leggere l’articolo). Tuttavia, l’inizio del 2021 mostra andamenti in peggioramento (+3,8% a valore), con segnali di perdita a febbraio (-0,6%) con l’ortofrutta fresca che perde nello stesso mese lo 0,9% a causa dell’inizio della controcifra rispetto allo scoppio della pandemia.

In tutto ciò, frutta e vegetali secchi hanno andamenti sempre migliori rispetto all’ortofrutta fresca, senza mai andare in perdita. Il dato meno positivo è a febbraio con un +2,8% rispetto, però, ad un gennaio in doppia cifra (+11,7%), ancora non influenzato dalla pandemia.



Cerchiamo di entrare nel dettaglio di questa categoria e delle performance dei vari segmenti che la compongono, per capire meglio le dinamiche che hanno portato a questi risultati.
 
Frutta e vegetali secchi sono composti da famiglie di prodotti diversi da loro, soprattutto dal punto di vista della funzione d’uso e occasione di consumo. Se per frutta secca ed essiccata (che valgono il 65% delle vendite di frutta e vegetali secchi) e anche parte dei semi l’utilizzo è molteplice, potendo essere consumati tal quali o in accompagnamento con altri cibi (aperitivo, nello yogurt…) o all’interno di preparazioni (come nelle torte), per i legumi secchi l’utilizzo è nel 99% dei casi previa cottura. E qui si spiega anche il picco di vendita nel 2020 (+22,5% a valore) fortemente influenzato dai primi mesi della pandemia (+50% tra marzo e aprile 2020/2019), caratterizzati dal timore diffuso di mancanza dei provviste sugli scaffali dei supermercati, con conseguente accaparramento dei prodotti stoccabili a lunga shelf life.

Il trend per i legumi secchi (che valgono il 10% delle vendite di frutta e vegetali secchi) continua ad essere interessante anche a gennaio (+17%), mentre a febbraio si ridimensiona in modo netto andando in lieve perdita (-1%). Ottime vendite anche per i semi (5% delle vendite di frutta e vegetali secchi), all’interno dei quali sono classificati prodotti per utilizzi più ibridi, come semi di girasole o di zucca, ma anche prodotti prettamente da preparazione (semi di sesamo o di chia). I semi sembrano tenere meglio rispetto ai legumi secchi nel 2021 (+18,5% a gennaio e +14% a febbraio) mentre nel totale 2020 i trend sono in linea con la media di frutta e vegetali secchi (+9,4%).


 
È possibile notare una netta differenza tra frutta secca e frutta essiccata e disidratata. Quest’ultima, infatti, è l’unico segmento a non aver avuto crescita delle vendite nel 2020 (-0,4%). Tuttavia già nel 2019, rispetto al 2018, i trend non erano positivi: questi prodotti, infatti, perdevano già vendite rispetto all’anno precedente (clicca per leggere l’articolo)
Per la frutta secca, invece, si riscontrano buoni trend sia nel 2020 (+7,7% a valore) sia a gennaio (+11,5%), meno a febbraio (+3,4%). A favorire l’acquisto di questa famiglia di prodotti, sicuramente i pregevoli contenuti nutrizionali, apprezzati dai consumatori attenti alla salute, oltre alla prolungata shelf life.

Tuttavia, l’ampio utilizzo che si faceva nel pre-covid di tutti i prodotti a base di frutta secca in mono porzioni, piccole e comode buste, adatte per il consumo fuori casa, ha subito una forte contrazione delle vendite negli ultimi mesi: molti consumatori hanno avuto meno occasioni di utilizzo a causa delle restrizioni agli spostamenti, dello smart working e delle limitazioni alle attività sportive.


 
Nelle vendite a volume si notano trend in linea con le vendite a valore nel complesso per frutta e vegetali secchi, anche se con 2-3 punti in più ed un conseguente calo dell’euro chilo medio, ciò fa presuppore che si siano vendute confezioni più grandi o con una maggiore pressione promozionale.

È interessante, nell’ambito della frutta secca, la modificazione delle abitudini di acquisto legate alle nuove “forzate” abitudini: recuperando analisi passate sui trend della frutta secca con guscio confrontati con quelli dei prodotti senza guscio (clicca per leggere l’articolo) è chiaro come, fino al 2019, i consumatori si stessero sempre più spostando verso il prodotto sgusciato, nella logica del servizio verso la quale si stavano muovendo anche altre categorie (come la IV Gamma). Ad oggi, se guardiamo i dati 2020 rispetto al 2019 (e soprattutto quelli dei primi due mesi del 2021), è evidente un forte recupero del prodotto con guscio, tanto che nel 2020 il trend a valore è stato lo stesso per guscio e senza guscio (+8%). Guidano questa inversione di marcia:
  • le noci (+6% con guscio, e +3% senza) grazie al maggiore tempo disponibile e la minore necessità di prodotti “convenience”;
  • i pistacchi (+11% con guscio, in stallo senza guscio), venduti principalmente con guscio ed esplosi grazie ai consumi “casalinghi” in occasione di aperitivi, stuzzichini, spezza fame o post cena;
  • le arachidi (+9% senza guscio e +11% con), per motivi molto simili a quelli dei pistacchi.


La tendenza sembra ancora più forte nei primi mesi del 2021 (+12% con guscio, +5% senza), d'altronde la situazione non è cambiata molto rispetto ai mesi precedenti.
Da questi dati è anche molto chiaro come alcuni prodotti, prettamente utilizzati nelle preparazioni, abbiano avuto un’impennata di richieste proprio grazie alla pandemia. Ne sono un esempio i pinoli, venduti solo sgusciati e utilizzati molto nei dolci, per i quali i clienti della Gdo nel 2020 hanno speso il 19% in più rispetto al 2019, e il +14% nei primi due mesi del 2021. Male, invece, in tutti i casi i misti, tendenzialmente venduti in confezioni mono uso o in piccoli pack utilizzati più che altro nel fuori casa, quindi con meno occasioni di utilizzo rispetto al passato.



Copyright 2021 Italiafruit News