Siamo merce di scambio

Il futuro del Mipaaf e il rischio di un'asta a doppio ribasso della politica

Siamo merce di scambio
Questo giro l'asta a doppio ribasso - l'ennesima - rischia di farla la politica. Siamo nel bel mezzo di una pandemia e di una crisi di governo, è vero, ma ci sarebbe un ministro dell'agricoltura da sostituire e, per un Paese che si vanta tanto della sua produzione agroalimentare, la questione non dico che debba essere considerata vitale, ma almeno finire nell'agenda di Conte sì. Perché la politica dovrebbe avvertire l'urgenza di quella nomina e di dare al dicastero una guida competente, mentre l'impressione è che via XX Settembre resti una semplice casella da riempire, un incastro per reggere in piedi una traballante maggioranza.



Lo scorso anno ce lo siamo ripetuti tante volte: l'agroalimentare resiliente, il settore primario motore del Paese, i produttori che hanno fornito cibo alla nazione... Avevamo fior fior di motivi per rivendicare un ruolo nell'economia e nella società italiana. Invece oggi ci ritroviamo ad essere merce di scambio: dell'agricoltura, diciamocelo francamente, alla politica non frega nulla e un ministero chiave per il futuro dell'Italia potrebbe essere addirittura affidato al senatore ritardatario, che ha portato il Var a Palazzo Madama, quel Lello Ciampolillo (il terzo a destra nella foto di apertura, dopo il premier Giuseppe Conte e l'ex ministra Teresa Bellanova) balzato agli onori delle cronache per aver salvato il governo sul filo di lana.



Il Mipaaf avrebbe bisogno di una figura politicamente forte e competente, affiancata da sottosegretari operativi in contatto con le filiere agroalimentari e capaci di rispondere alle esigenze e alle emergenze. Pensiamo all'ortofrutta: tra calamità naturali, crisi di mercato, barriere all'esportazione, insetti alieni - e chi più ne ha più ne metta - i problemi da affrontare formano una lunga lista. Ma di dossier aperti a Roma non ce ne sono. E qui parliamo solo delle disgrazie, mentre l'ortofrutta (così come l'agroalimentare) dovrebbe pensare anche al futuro. Però una politica aggrappata al presente non ha altre strategie che la sopravvivenza. A tutti i costi.

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