Si scalda il clima, gli elefanti rimangono senza frutta

Si scalda il clima, gli elefanti rimangono senza frutta
Il cambiamento climatico sta affamando gli elefanti del Gabon (Africa Centrale): è quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Science da un gruppo di ricercatori locali e internazionali, guidato da Emma Rush e Robin Whytock, dell’Università di Stirling, nel Regno Unito. Gli studiosi evidenziano che gli elefanti del parco nazionale di Lopé hanno subito un peggioramento delle condizioni di vita e di salute nel decennio 2008-2018 a causa della scarsità della frutta di cui questi animali si nutrono.

La ricerca ha documentato infatti un calo della produzione di frutta nell’area del parco dell’81% in 32 anni, dal 1986 al 2008. Lo studio si è basato sull’analisi di due database. Il primo riguardava la presenza di fiori, frutti verdi o maturi sugli alberi di 73 specie nel parco di Lopé, 14 delle quali costituiscono una grossa fetta della dieta degli elefanti. Il secondo raccoglieva 80.000 foto scattate a questi animali negli ultimi 20 anni, nel parco nazionale. “In media, elefanti e altri animali hanno trovato frutti maturi su un albero su dieci negli anni ’80, ma ora devono cercarne più di 50 per trovarli“, hanno scritto Rush e Whytock.

La carestia è stata attribuita al riscaldamento globale, che avrebbe modificato le condizioni climatiche della regione, aumentando la temperatura media di almeno un grado, mentre le piogge sono diminuite.

Elefanti costretti ad avvicinarsi ai villaggi, così devastano piantagioni
“È allarmante che il cambiamento climatico stia facendo morire di fame gli elefanti delle foreste e potrebbe costringerli a lasciare il loro habitat per avvicinarsi ai villaggi in cerca di cibo, portandoli a devastare le piantagioni - ha commentato il ministro dell’Ambiente del Gabon Lee White, come riferisce il portale online Afrik21 - Nella presentazione del proprio articolo i ricercatori hanno affermato che “la carestia di frutta in una delle ultime roccaforti per gli elefanti delle foreste africane dovrebbe destare preoccupazione per la capacità di questa specie e di altre dipendenti dalla frutta di sopravvivere nel lungo termine”.

Fonte: Corrierenazionale.it