«Tobrfv, c'è ancora chi ignora i rischi: serve fare squadra»

Guerresi: «Protezione e profilassi sono fondamentali per vincere questa battaglia»

«Tobrfv, c'è ancora chi ignora i rischi: serve fare squadra»
"Puntare il dito contro una categoria piuttosto che un'altra, in questo momento, non serve. Per evitare che il Tomato brown rugose fruit virus (ToBRFV) diventi un'emergenza per il pomodoro italiano è molto meglio fare squadra e il comparto sementiero ha già iniziato a lavorare per questo obiettivo". Cristiano Guerresi, direttore generale di Hm.Clause Italia e coordinatore in Assosementi del Gruppo Orto Wic, un gruppo di aziende integrate che sviluppano attività di ricerca, produzione e commercializzazione di sementi per il mercato orticolo professionale, che ha attivato al proprio interno uno specifico gruppo di lavoro dedicato a questa emergenza, si aspetta un approccio di questo tipo anche dal mondo istituzionale, produttivo e accademico. Ma in Italia, si sa, è sempre difficile mettere d'accordi tutti, soprattutto in ortofrutta, dove la corsa alla difesa del proprio orticello spesso prevale a logiche di sistema.

Sul Tomato brown rugose fruit virus (ToBRFV) ieri abbiamo ospitato l'intervento della professoressa Assunta Bertaccini, docente di patologia vegetale all’Università di Bologna (clicca qui per leggere l'articolo). L'esperta, in un passaggio dell'intervista, ha sostenuto che "il seme infetto rappresenta molto probabilmente la modalità con la quale il ToBRFV è 'sbarcato' in Italia". Una ricostruzione che a Guerresi non quadra.



"E' un assunto che non si può dimostrare e a dirla tutta adesso poco importa di come il virus sia arrivato in Sicilia: l'importante è ora evitare la sua diffusione - rimarca Guerresi - Ci sono prove di carattere scientifico che ci dicono come la trasmissione del ToBRFV dal seme alla pianta sia scarsissima: se consideriamo un lotto di 1500 semi sicuramente infetti, solo 1 pianta presenterà poi il virus. Ci sono delle spiegazioni tecniche per questo: il virus può essere presente solo sulla superficie del tegumento, mentre non c'è evidenza che possa penetrare all'interno. Per infettarsi, quindi, la plantula deve trovare il virus proprio nel punto in cui esce: e in questo processo si innescano meccanismi di difesa che rendono la propagazione della patologia difficile. Aggiungiamo inoltre che, fin dall’insorgenza della patologia, le ditte sementiere hanno adottato sistemi di disinfezione del seme e procedure di analisi sui lotti".

L'attenzione generale verso il ToBRFV sta crescendo. Assosementi, direttamente e tramite i sui associati, da un anno e mezzo sta facendo informazione e sensibilizzazione (clicca qui per leggere l'articolo) su questa nuova minaccia per l'orticoltura italiana. "Fin dall’insorgere dei primi casi, siamo andati in campagna, al fianco dei produttori, per affrontare il virus, che abbiamo sempre visto manifestarsi sui palchi superiori della pianta. Questo ci suggerisce come la diffusione del virus possa essere avvenuta per manipolazione meccanica delle piante, come per esempio la potatura. Diversamente il ToBRFV si sarebbe manifestato in vivaio, oppure subito dopo il trapianto se l’origine fosse stata il seme o il vivaio stesso".



Guerresi invita tutto il sistema ortofrutticolo italiano a dare il suo contributo, a continuare a parlare della patologia e, come detto in precedenza, a fare squadra. "Le ditte sementiere non traggono nessun vantaggio dalla diffusione del virus, anzi... E sin da subito hanno adottato stringenti procedure di disinfezione del seme, controlli sui lotti commerciali e anche su quelli di ricerca - precisa il manager - Gli operatori che come noi sono presenti sul campo tutti i giorni, possono avere un'enorme responsabilità nella diffusione della patologia, ma anche un grande ruolo nel contenimento della stessa. Le aziende sementiere per prime hanno applicato volontariamente norme di profilassi ogni qual volta visitano i loro clienti: tuta, guanti, cuffia, copriscarpe monouso da mettere ogni volta che si entra in una serra. Protezione e profilassi sono fondamentali per vincere questa battaglia, molte imprese lo fanno capito - conclude Cristiano Guerresi - ma purtroppo nel settore c'è ancora chi lo ignora".

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