«Nemmeno le reti di copertura fermano le cimici asiatiche»

L'Sos di Spreafico: in mancanza di soluzioni, saremo costretti a dismettere

«Nemmeno le reti di copertura fermano le cimici asiatiche»
Talmente invasiva e furba da sfuggire al controllo delle reti-insetto: è la cimice asiatica, il killer dell'ortofrutta mondiale. Un insetto "diabolico" che si nutre di più di 300 specie vegetali e che sta provocando danni gravissimi ai produttori di tutto il Nord Italia, dal Piemonte alla Lombardia, dall'Emilia-Romagna al Veneto per arrivare al Trentino-Alto Adige e al Friuli-Venezia Giulia. 

Rilevata per la prima volta nel 2012, Halyomorpha halys, questo il suo nome scientifico, ha trovato l'habitat naturale per riprodursi con grande facilità proprio negli areali settentrionali, mentre sembra meno propensa a spingersi sotto la latitudine della Maremma. La sua diffusione è ormai fuori controllo in alcune zone del Veneto e dell'Emilia-Romagna, che quest'estate stanno subendo una invasione di cimici asiatiche mai vista prima. Basti vedere il video, pubblicato qui di seguito, che ha girato l'azienda Spreafico in un caseggiato rurale a Balduina, in provincia di Padova.


"Il video è stato registrato in un'azienda di pere di nostra proprietà, completamente protetta da reti anti-insetto - racconta a Italiafruit News l'imprenditore Simone Spreafico - Anche se abbiamo le coperture, perderemo un 30-40% del raccolto. Le cimici più giovani, infatti, sono così piccole che riescono spesso a infilarsi dentro le reti. Non possiamo fare niente per contrastarle. Questo insetto, purtroppo, ci porterà via anche quel poco di pere che ci aspettavamo di raccogliere quest'anno". 

Parole forti, chiare, pronunciate non da un operatore qualunque. La Spreafico, infatti, è una delle più grandi aziende ortofrutticole d'Italia con 800 ettari di frutteti, di cui 400 destinati a pere"La situazione è molto preoccupante - ribadisce l'imprenditore - Non credo che le Istituzioni stiano prendendo sottogamba la cimice asiatica. Ritengo, però, che si debba correre, e anche molto velocemente, se non vogliamo che la nostra pericoltura in primis, ma anche altre specie, vengano abbandonate".


Alcuni frutti danneggiati 

"Alcuni dei nostri colleghi produttori hanno già lasciato gli impianti di pere al loro destino per colpa di Halyomorpha halys. L'ultimo caso è di questa settimana: un'azienda di 40 ettari di Rovigo, che aveva appena iniziato a raccogliere la varietà estiva Santa Maria; l'imprenditore, dopo avere visto gli ingenti danni sui frutti, ha deciso di abbandonare tutte le operazioni".

"Per quanto ci riguarda, non ha senso produrre - conclude Spreafico - per portare a casa il 60-70% della produzione potenziale. Lo si può fare per un anno, al massimo due. L'annata 2019 la consideriamo già persa. Se perderemo anche il prossimo anno, saremo costretti a tagliare i pereti. Noi produttori abbiamo bisogno di risposte immediate da parte di governo ed enti di ricerca, per superare il problema conclamato della cimice nel più breve tempo possibile. Altrimenti l'Italia rischia di perdere la pericoltura (e non solo) subendo, di conseguenza, effetti devastanti anche sul mondo del lavoro".


Giovani cimici sulle mele

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