Tutti i danni che il clima infligge all'ortofrutta

Apo Conerpo lancia l'allarme: la «prima qualità» rischia un ridimensionamento

Tutti i danni che il clima infligge all'ortofrutta
Il cambiamento climatico costituisce la minaccia più seria per l’ortofrutta italiana. Ne è consapevole l'Organizzazione di produttori Apo Conerpo che, ieri, nella propria sede di Villanova di Castenaso (Bologna), ha snocciolato alcuni dati e informazioni particolarmente preoccupanti per il futuro. L’anno scorso, per fare un esempio eclatante, la maculatura bruna del pero (alternaria) e la cimice asiatica hanno provocato danni per circa 10 milioni di euro ai produttori del Consorzio Opera, vale a dire circa il 10% del fatturato dell'intero polo nazionale della pera. E ancora: le più recenti bombe d’acqua di maggio hanno ridotto del 40% la produzione di ciliegie, più che dimezzato le raccolte di piselli nell’area emiliana e fatto saltare completamente i programmi del pomodoro da industria. Come se non bastasse, poi, i forti sbalzi climatici di questa primavera hanno determinato la cascola precoce delle pere (calamità non assicurabile), la diffusione massiccia della cimice asiatica nei frutteti, nonché lo sviluppo della batteriosi del pesco.

“Il clima, e le sue conseguenze, stanno facendo impazzire i produttori di ortofrutta - ha detto Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo - Solo in Emilia-Romagna, le temperature medie massime negli ultimi 40 anni sono state più alte di 1,7 gradi centigradi, secondo i dati dell'Arpa. Il surriscaldamento dell'Italia sta determinando fenomeni climatici sempre più estremi e la proliferazione di insetti e patologie di difficile contenimento. In questo senso la percentuale di prodotto di prima qualità che può arrivare sul mercato rischia di scendere significativamente. Senza contare, poi, che la difesa delle colture sta diventando un'attività quasi impossibile, vista la continua riduzione dei principi attivi ammessi dal nostro Paese".



“Il cambiamento climatico - ha aggiunto il presidente - è un tema trattato ormai da chiunque: dagli uomini più potenti del mondo come Trump e Putin, per arrivare ai bambini. Ma chi sta subendo le conseguenze più drammatiche è il mondo agricolo. Ecco perchè non possiamo pensare a una Pac post 2020 che non tenga conto di questo problema. Da parte nostra stiamo aumentando gli investimenti in ricerca e sviluppo per individuare nuove varietà resistenti alle fitopatie, resilienti ai cambiamenti climatici e in linea con i gusti dei consumatori. Parallelamente, stiamo portando avanti progetti di sperimentazione per la difesa da fitopatie classiche e da patogeni alieni come la cimice asiatica, in collaborazione con il Crpv. La nostra Organizzazione sta poi affiancando Opera per migliorare la produzione qualitativa e quantitativa delle pere Abate". 

L'andamento produttivo del 2018: le superfici restano costanti, ma scende la produzione conferita 
Ed è proprio a causa degli effetti del cambiamento climatico se Apo Conerpo, nel 2018, ha registrato una contrazione produttiva del 6,47% a livello nazionale e del 6% in Emilia-Romagna. Analizzando in dettaglio la situazione, nel 2018 i volumi conferiti dai soci si sono attestati sulle 998.300 tonnellate, a cui vanno aggiunte 22.900 tonnellate di frutta e 44.834 tonnellate di ortaggi e patate acquistate dalle cooperative socie. Per quanto riguarda i diversi comparti, i conferimenti di frutta hanno superato le 383.200 tonnellate (-1,43% sul 2017), mentre i volumi di ortaggi e patate hanno sfiorato le 615mila tonnellate (-9,35%). La produzione di pomodoro collocata all’industria di trasformazione si è attestata sulle 415mila tonnellate con una riduzione del 7,4% rispetto all’anno precedente e rese pari a 71 tonnellate per ettaro.




La superficie coltivata dai soci del Gruppo si è attestata sui 31.400 ettari, in crescita dell’1% sull’anno precedente, in un contesto generale che ha visto proseguire la diminuzione degli investimenti a frutteto, calati di oltre 140mila ettari a livello nazionale nel periodo 2008-2017. Apo Conerpo oggi costituisce per molti prodotti il gruppo di riferimento a livello italiano, esprimendo quasi il 22% dell’intera superficie nazionale investita a piselli, il 19% di quella coltivata a pere, il 14% per i kaki, l’11% per i kiwi, il 9% per le nettarine, l’8% per le susine, quasi il 7% per i pomodori, solo per citare i più rappresentativi. 




L'andamento commerciale: il fatturato tiene anche se l'export  arranca
Il fatturato 2018 ha mostrato una sostanziale tenuta, attestandosi sui 717 milioni di euro con una leggera riduzione (-2,5%) rispetto al valore record di 736 milioni raggiunto nel 2017, ma con un incremento del 2,3% rispetto alla media del quinquennio precedente. La produzione commercializzata di ortofrutta fresca è stata pari a 1.066.000 tonnellate. Per quanto riguarda i diversi canali, quasi 106.000 tonnellate (-13,91%) sono state indirizzate all’esportazione per un valore vicino ai 115 milioni di euro (-6,78%). È salito a 155 milioni di euro (+4,72%) il fatturato verso la Gdo italiana, a 90 milioni di euro (+1,34%) quello nel mercato tradizionale e a 82 milioni di euro quello verso l’industria di trasformazione. Il plusvalore del trasformato ha superato i 270 milioni.

“Un risultato robusto - ha commentato Vernocchi - e al tempo stesso incoraggiante se si considera il difficile contesto economico in cui è stato conseguito, con la profonda recessione ancora tutt’altro che superata, l’embargo della Russia, le incertezze della Brexit, le barriere all’importazione di prodotti ortofrutticoli erette da molti Paesi, la guerra dei dazi che si sta scatenando tra varie nazioni. Gli investimenti del Gruppo, unitamente all’importante azione svolta dalle filiali Alegra, Brio, Naturitalia, Opera e Valfrutta Fresco, hanno generato risultati positivi, consentendo un aumento dei prezzi medi unitari di vendita dei prodotti del 4,1%”.



“La forte contrazione delle esportazioni è stata affiancata da un aumento delle vendite nella Gdo nazionale - ha sottolineato il direttore generale Gabriele Chiesa - Tutto ciò ha consentito di confermare il fatturato del prodotto destinato al mercato del fresco (+0,4%), nonostante la diminuzione di oltre il 5% delle quantità disponibili, grazie all’efficace lavoro svolto dalle nostre filiali nel ricercare gli sbocchi a maggior valore aggiunto”.

Erogati 400mila euro ai soci, il 30% in più del 2017
"Va rilevata, poi, la concretezza della strategia aziendale. E' stato possibile liberare risorse per sostenere gli investimenti in ricerca, sperimentazione ed innovazione grazie al continuo contenimento dei costi, alla massima prudenza nella valutazione dei rischi ed alla loro gestione finalizzata alla protezione e tutela dei soci, all’aumento della produttività e alla diversificazione dei ricavi con una gamma sempre più ampia di prodotti e servizi. Tutto ciò ha generato anche per il 2018 un avanzo della gestione e l’erogazione di un ristorno ai soci, pari a 400mila euro (in aumento del 30% sul 2017), equivalente ad oltre il 19% dei servizi addebitati ai soci. L’erogazione del ristorno non ha impedito di chiudere l’esercizio con un utile netto, pari a 171mila euro (+42% sul 2017), che rafforza ulteriormente il patrimonio aziendale che supera così i 27 milioni di euro. Il patrimonio insieme ai fondi interni specifici ha così coperto interamente gli investimenti strutturali del Gruppo”.



“Nell’ambito dell’Esecutivo annuale 2018 - ha spiegato il vice presidente Roberto Cera - Apo Conerpo, coadiuvata da Finaf, la più grane Associazione di Organizzazioni di Produttori europea, ha rendicontato per conto dei propri associati investimenti per oltre 41,5 milioni di euro, così suddivisi: quasi 15,6 milioni indirizzati al miglioramento della qualità dei prodotti, circa 8,8 milioni per le azioni ambientali, oltre 6,1 milioni per la pianificazione della produzione e dell’offerta, 5,7 milioni per l’incremento del valore commerciale dei prodotti, 3,1 milioni per la promozione dei prodotti freschi e trasformati, 2,2 milioni per i ritiri dal mercato e altre misure”. 

Gli investimenti per il futuro
Sul fronte dell'innovazione varietale, nel 2018 Apo Conerpo, attraverso New Plant, ha definito il test agreement e l’eventuale sfruttamento commerciale esclusivo a livello europeo di una nuova serie di pere ibride a tre vie ottenute da Plant & Food per le quali la società neozelandese Prevar, detentrice dei diritti, ha definito il marchio Piqa®. Dopo la sperimentazione di cinque anni, che terminerà nel 2021, la prima fase contrattuale prevederà per Apo Conerpo e gli altri soci di New Plant il diritto alla produzione e commercializzazione della varietà denominata Piqa® Boo®. Sempre in tema di novità varietali, i produttori del Gruppo stanno piantando la susina cino-giapponese a buccia nera e polpa gialla denominata Black Glamour®, distribuita in esclusiva fino al 2021 ai soci di New Plant. 

Circa le pratiche agricole, il Gruppo sta ottenendo risultati interessanti per il miglioramento della fase di impollinazione tramite le osmie, sta valutando l’efficacia delle zeoliti per diminuire l’uso di agrofarmaci e avviato collaborazioni con Legambiente per promuovere buone pratiche agronomiche che migliorino ulteriormente l’impatto ambientale. Inoltre, ha supportato l’avvio di un dottorato di ricerca con l’Università di Bologna per il miglioramento delle tecniche di conservazione della frutta ed è stata coinvolta in un progetto dell’Università di Pisa per dare contenuti e visibilità al Made in green in Italy; partecipa poi ad un progetto patrocinato dal Politecnico di Milano e denominato Circle Food, per ridisegnare le filiere agroalimentari e prevenire e ridurre gli sprechi alimentari. Apo Conerpo sta infine investendo anche nell’agricoltura di precisione e nella fertirrigazione per raggiungere un uso ottimale della risorsa acqua, bene sempre più prezioso per il quale non sono tollerabili sprechi ed inefficienze.




“Per avviare e sostenere queste iniziative - hanno concluso Vernocchi e Chiesa - occorrono risorse economiche adeguate e un patrimonio importante perché si anticipano le spese e i ritorni si avranno su tempi lunghi, serve autorevolezza e competenza per avere supporto anche dalle istituzioni pubbliche, serve massa critica per individuare sinergie ed economia di scala, tutti obiettivi che un’azienda singola difficilmente può mettere in campo ma che sono invece raggiungibili se si possiedono dimensioni adeguate e si punta con decisione sull’integrazione. Le difficoltà sono tante, ma crediamo nel futuro del nostro settore che cercheremo di costruire attraverso il nostro modello organizzativo, basato sull’aggregazione, sulla cooperazione ed i suoi valori tradizionali come mutualità, solidarietà, trasparenza e parità di trattamento dei soci, per garantire prospettive positive all’ortofrutta italiana e risultati soddisfacenti ai nostri associati”. 
 
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