Crisi dell'export, la filiera batte i pugni a Macfrut

L'appello al Governo: sbloccare i dossier già pronti, o saranno guai

Crisi dell'export, la filiera batte i pugni a Macfrut
Macfrut parte battendo i pugni sul tavolo ministeriale. Nella prima giornata di fiera, nella cornice del convegno "L’ortofrutta italiana in cerca di nuovi mercati", il presidente del Cso Italy, Paolo Bruni ha consegnato per conto della filiera nazionale una richiesta congiunta al Mipaaft nelle mani di Giuseppe Blasi, capo del Dipartimento per il coordinamento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale (Dipeisr). Il documento - firmato da Aci (Alleanza delle cooperative agroalimentari italiane), Fruitimprese, Italia Ortofrutta, Assomela e Cso Italy - indica le priorità del settore, a partire dalla necessità di sbloccare la situazione di stallo relativa all’apertura dei nuovi mercati esteri per mele, pere, kiwi, agrumi e uva da tavola.  

“Siamo ad un punto di svolta - ha chiosato Bruni - Abbiamo l’evidenza di una contrazione importante dell’export italiano e stiamo subendo la forte pressione dei nostri principali concorrenti sul mercato interno". La situazione competitiva, infatti, si sta facendo sempre più critica, dal momento che tutti i Paesi produttori dell'Europa cercano di aumentare le quote sul mercato europeo, soprattutto dopo l’embargo russo. Alcuni esempi? Come ha evidenziato il direttore di Cso Italy, Elisa Macchi, "Belgio e Olanda producevano 320mila tonnellate di pere nel 2000. Oggi ne producono più di 700mila, esportati praticamente gli stessi quantitativi dell’Italia, esportati negli stessi mercati". E ancora: "La Polonia ha duplicato le produzioni di mele nel giro di pochi anni. Per il kiwi siamo di fronte a un potenziale produttivo italiano, a pieno regime, di 600mila tonnellate e destinato a crescere. Ma molti Paesi produttori stanno aumentando l’offerta sul mercato interno, in particolare Grecia e Nuova Zelanda. Sul fronte degli agrumi e dell’uva da tavola, produzioni già in forte riduzione, l’Italia sente la forte concorrenza della Spagna".

Di fronte a questa situazione, l’appello del presidente Bruni è chiaro e incisivo: "Servono nuovi sbocchi, altrimenti non si riuscirà a garantire competitività al nostro prodotto. Abbiamo delle carte da giocare: il valore della nostra produzione è riconosciuta e siamo i primi al mondo per salubrità. Servono più che mai le sinergie con le istituzioni per sbloccare i dossier già pronti".



Per le pere ha preso la parola Marco Salvi, presidente di Fruitimprese: “Il dossier clou relativo alle pere è quello verso la Cina, che ha più volte ribadito che vuole trattare un solo prodotto per volta e con ogni singolo stato membro dell’Ue. E’ pertanto fondamentale accelerare le trattative tra Stato Italiano e Cina per sbloccare la situazione. Stiamo lavorando anche su altri importanti mercati, ma dobbiamo fare in fretta perché i nostri competitor sono già arrivati e ci erodono importanti quote di mercato”.

Sul tema degli scambi commerciali è intervenuto anche il coordinatore ortofrutta dell'Alleanza cooperative agroalimentari, Davide Vernocchi, ponendo in particolare l’attenzione sull’annosa questione dell’export del kiwi in Giappone. Per il quale, nonostante l’incessante lavoro che dura ormai da anni, non c’è ancora l’atteso via libera per le aziende italiane. “Proprio oggi (ieri per chi legge, ndr), in concomitanza con il nostro incontro - ha dichiarato Vernocchi - inizia ufficialmente la missione di alto livello guidata dal Commissario europeo all’Agricoltura Hogan a Tokyo, che si concluderà il 10 maggio. Anche l'Aci partecipa alla missione e discuterà delle problematiche legate all’impossibilità di esportare ortofrutta fresca nel corso degli incontri sia con il commissario Hogan che con il ministro Gianmarco Centinaio, atteso anche lui in Giappone per una visita ufficiale il 10 maggio. Il nostro auspicio è che la doppia missione del Commissario e del ministro aiutino ad accelerare i tempi per il dossier kiwi”.

Sulle mele è intervenuto Alessandro Dalpiaz, direttore di Assomela, che ha sottolineato: “Le trattative per autorizzare l’accesso delle nostre mele sui mercati terzi sono molteplici. Abbiamo ben due dossier che attendono solo la firma: Taiwan e Vietnam, dove sono già presenti i nostri competitor francesi e polacchi. Fondamentale poi aprire il mercato cinese, dopo le pere, e accelerare l’apertura di Messico e Tailandia”. 

Salvo Laudani, direttore marketing di Oranfrizer, ha fatto una riflessione sull’Europa: deve continuare ad occuparsi prevalentemente di importazioni oppure iniziare ad occuparsi anche di esportazioni? Deve gestire i rapporti internazionali con criteri di reciprocità o deve solo essere custode del libero mercato interno? “E’ necessario - secondo Laudani - dare un segnale di cambiamento al Parlamento Europeo”.



Per l’uva da tavola ha parlato Andrea Badursi, vice-presidente di Italia Ortofrutta che ha rimarcato l’attenzione principale rivolta ai mercati del Sud Est Asiatico e nello specifico della Cina e del Vietnam, due mercati dove però sono appena arrivati gli spagnoli. A chiudere la carrellata di informazioni tecniche preziose per avere un quadro chiaro e completo della situazione non poteva mancare la logistica, tassello fondamentale ed indispensabile per l’export con l’intervento di Riccardo Martini, Ad di Dcs Tramaco. “Il quadro appena visto non è incoraggiante dal punto di vista della logistica, le compagnie di navigazione privilegiano i porti dei Paesi che garantiscono maggiori volumi di carico, soprattutto se si tratta di carichi refrigerati. Le nuove rotazioni di importanti servizi marittimi verso Medio ed Estremo Oriente favoriscono i porti spagnoli a danno di quelli italiani. Anche un concorrente agguerrito come la Grecia ha servizi diretti verso Medio ed Estremo Oriente molto più veloci di quelli dall’Italia. Per colmare questo gap logistico è necessario fare sistema aggregando i produttori dei vari distretti frutticoli italiani, per creare la massa critica che a sua volta può creare nuove opportunità logistiche”. 

Dalla fiera inaugurata ieri a Rimini sono arrivate quindi sollecitazioni importanti. “Bisogna insistere perché l’Europa sia il punto di riferimento per i grandi dossier internazionali - ha sottolineato Simona Caselli, assessore dell’Agricoltura della regione Emilia-Romagna - non è più accettabile che per esportare in un Paese ogni nazione europea debba aprire un suo dossier. Su questo serve uno sforzo corale. Quella di Macfrut è una grandissima occasione per ritrovare uno spirito di corpo di fronte alle sfide di tutti i giorni, lavorando uniti”. 

A tagliare il nastro delle kermesse, in mattinata, è stata la vice ministra degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Emanuela Del Re che ha espresso parole di elogio per Macfrut. “Promuovere l’innovazione tecnologica, come Macfrut fa, costruendo ponti tra imprenditori italiani e stranieri, significa non solo incrementare gli scambi commerciali e il Prodotto interno lordo, ma avere a cuore il destino del nostro pianeta - ha detto la vice ministra - Innovazione agricola vuol dire combattere fame e malnutrizione infantile, produrre in maniera sostenibile riducendo gli effetti dei cambiamenti climatici sull’agroindustria, creare opportunità di lavoro e sviluppo anche nelle comunità più svantaggiate portando loro le conoscenze tecnologiche, e anche i valori, italiani”.

Del Re ha ricordato come il Pil continentale africano sia destinato a crescere del 4% nei prossimi cinque anni. Una crescita che potrebbe non bastare per dare un’occupazione a tutti i giovani africani, 30 milioni ogni anno, che si affacciano al mondo del lavoro: “La banca mondiale ha stimato che il settore agricolo potrebbe valere mille miliardi di dollari entro il 2030. Ma se aumenteremo le capacità produttive del continente senza garantire l’accesso ai mercati di sbocco, i nostri sforzi non saranno serviti a nulla. Per questo è importante una fiera come Macfrut, orientata a dare risposte a questi problemi. Così l’Africa potrà mostrare al mondo che un nuovo modello di sviluppo è possibile, uno sviluppo condiviso. L’Italia, come l’Europa, è chiamata a cogliere queste grandi opportunità”.



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