Eco-shopper, parla l'industria italiana

Il punto con Assobioplastiche, Novamont e Polycart

Eco-shopper, parla l'industria italiana
A due mesi dall’introduzione del contributo fisso sui sacchetti dell'ortofrutta, che ha generato numerose polemiche, Italiafruit News fa il punto insieme alle aziende direttamente coinvolte.

Marco Versari, presidente di Assobioplastiche, l’associazione che rappresenta le aziende che producono e/o trasformano le materie prime, fa chiarezza su alcuni aspetti. “La recente legge estende ai sacchetti ortofrutta quanto l’Italia aveva già stabilito nel 2012, vale a dire l’obbligo della biodegradabilità e compostabilità per le buste della spesa monouso. Norma che ha subito creato un primo strappo, favorendo le industrie occidentali nella produzione di tali manufatti che, fino a quel momento, avveniva perlopiù nei Paesi del Far East, quali Cina, Taiwan, Corea e Vietnam”.



“La direttiva europea del 2014, poi, si basa sulla diminuzione dei consumi, obbligando gli Stati membri a fare in modo che le buste siano pagate – continua il numero uno di Assobioplastiche - In merito ai sacchetti dell'ortofrutta, non si tratta di una tassa, ma di un pagamento, affinché il cittadino smetta di pensare che questi sacchetti siano privi di valore e che non rappresentino un problema ambientale”.

Adottando la direttiva Ue, dunque, l’Italia ha esteso il concetto di pagamento per le buste della spesa anche all’ortofrutta. I Paesi membri sono liberi di farlo o no; ad esempio, la Francia non lo ha fatto un anno fa, quando è passata ai sacchi ortofrutta compostabili, come la Vallonia, in Belgio, mentre la Spagna lo farà dal primo gennaio 2020, ma solo per le buste asporto merci.
Gli effetti, per le aziende del settore, sono rilevanti. “Innanzitutto – spiega Versari – se i consumi rimanessero a questo livello, si tratterebbe di 9-10 miliardi di pezzi la cui produzione sarebbe esclusivamente Made in Italy. Il che significa grandi investimenti e nuovi posti di lavoro. La tecnologia delle bioplastiche, infatti, valorizza l'industria italiana. Per quanto riguarda i cittadini, siamo in contatto con le principali associazioni dei consumatori alle quali abbiamo chiesto di segnalare eventuali comportamenti scorretti. Molte catene di supermercati si sono posizionate nella fascia di prezzo di 1-2 centesimi e, considerando un consumo medio di 100-150 sacchetti l’anno per persona, parliamo di un totale compreso tra 1 e 3 euro l’anno”.

“Da sempre i cittadini pagano, seppure in modo invisibile, i sacchetti che usano per trasportare i prodotti alimentari – dice Alessandro Ferlito, direttore commerciale di Novamont, il colosso italiano titolare del brevetto del MaterBi - La differenza è che, dal primo gennaio di quest’anno, il prezzo di vendita del sacchetto è scritto sullo scontrino”.



Anche il “presunto monopolio” di Novamont ha destato qualche polemica ma, in realtà, in Italia si possono acquistare bioplastiche da differenti aziende della chimica verde mondiale e nel mondo ci sono almeno una decina di aziende chimiche che producono polimeri compostabili con cui si producono sacchetti e altro.
“Una volta tanto – prosegue Ferlito - sarebbe meglio ricordare che l'Italia vanta una leadership mondiale, grazie a una società che, 30 anni fa, per prima ha investito nel settore, riaprendo impianti chiusi e riconvertendoli per la produzione di biopolimeri che contribuiscono a ridurre le emissioni di gas serra attraverso sviluppo di tecnologie e sistemi a basso impatto ambientale”. 

“Per prepararci alla scadenza di questo primo gennaio abbiamo messo in campo tanta professionalità e investito in impianti, macchinari e, soprattutto, persone – afferma Luca Bianconi, alla guida della Polycart, azienda umbra che produce imballaggi flessibili in materie plastiche biodegradabili e compostabili – Siamo soddisfatti per avere messo a punto un prodotto altamente performante che non fa rimpiangere i vecchi sacchetti, legati peraltro all’importazione. Questi prodotti vanno a contatto con gli alimenti e la loro sostenibilità e sicurezza sanitaria non sono da sottovalutare, viste anche le normative adottate nel 2017”.
 
“Sicuramente – prosegue l’imprenditore perugino – stiamo registrando un aumento importante dei volumi, attorno al 15-20%. Recuperare competitività per le aziende italiane è importante perché non cannibalizziamo il prodotto interno, ma andiamo ad agire su un import un po’ selvaggio, basti dire che prima il prodotto d’importazione era il 95-98% del totale utilizzato in Italia”.

Non solo. “I player della Gdo stanno già riscontrando una riduzione dello spreco del reparto (si parla del 30%, ndr), che va a favore dell’ambiente. Un costo anche minimo per sacchetto ha, infatti, aumentato l’attenzione a non sprecare o non sovrautilizzare gli imballi”.
 


Oltre ai packaging compostabili completi per il settore ortofrutticolo e le nuove shopper in Mater-Bi “FV271”, Polycart produce etichette CompostLabel in carta termica. “Abbiamo sempre tenuto in considerazione le etichette che, se non compostabili, potrebbero vanificare tutto il lavoro di riutilizzo dei sacchetti per la raccolta dell’umido. Ci siamo arrivati con qualche anno di anticipo – conclude Bianconi – ma ora ci prendiamo le nostre soddisfazioni!”.

Copyright 2018 Italiafruit News