“FRUTTA URBANA”, AL VIA UN PROGETTO DI MAPPATURA E RACCOLTA PER NON SPRECARE I PRODOTTI "CITTADINI"

“FRUTTA URBANA”, AL VIA UN PROGETTO DI MAPPATURA E RACCOLTA PER NON SPRECARE I PRODOTTI "CITTADINI"
Mangiare la frutta che cresce in città si può, ed è anzi più salutare di quella che si trova comunemente nei supermercati. E' quanto dimostra il progetto "Frutta Urbana", il primo programma italiano di mappatura, raccolta e distribuzione della frutta che cresce nei parchi e nei giardini di città, protagonista al Festival del Verde e del Paesaggio (16-18 maggio) al Parco della Musica di Roma.

Michela Pasquali, architetto e paesaggista dell'associazione no profit Linaria, spiega che il progetto ha l'obiettivo di reintrodurre valori culturali ed ecologici, diffondere e salvaguardare la biodiversità del territorio, nonché sensibilizzare l'opinione pubblica sui temi della sicurezza alimentare: "Tra i nostri desideri - precisa la Pasquali - c'è quello di realizzare dei nuovi frutteti in città con delle varietà di frutta antica, affinché non vengano dimenticate. Questo vuole essere anche un messaggio sociale perché vogliamo che la frutta venga condivisa: la mappa, per ora solo della città di Roma, è infatti alla portata di tutti ed è consultabile on line sul sito www.fruttaurbana.org".

L'obiettivo principe è quello di non sprecare una risorsa alimentare preziosa, che poi viene distribuita gratuitamente a banchi alimentari o mense sociali: "Ogni anno ci sono tonnellate di frutta che cadono a terra e marciscono, e vanno così perse, oltre a creare problemi di pulizia e manutenzione. Per questo abbiamo iniziato a creare una mappatura degli alberi che crescono in città, grazie alle indicazioni degli stessi cittadini, che ci consente di sapere dove e quando raccogliere la frutta, che viene distribuita o usata per realizzare marmellate, sciroppi e succhi".

Mandarini, arance, nespole, fichi, nespole, e perfino ciliegie e melograni, che crescono nei giardini privati ma anche nelle ville pubbliche, e che sono perfettamente sani: "La frutta che cresce in città è esposta all'inquinamento atmosferico, fatto soprattutto di metalli pesanti; questi però non vengono assorbiti dalle radici bensì si appoggiano sulla frutta, che quindi basterà lavare accuratamente prima di mangiare. In questo modo - conclude la Pasquali - sarà perfino più buona di quella che comunemente acquistiamo al supermercato che invece è stata trattata chimicamente. Il laboratorio della Camera di Commercio sta facendo le analisi della frutta che raccogliamo e prossimamente anche l'Università della Tuscia di Viterbo sarà al nostro fianco per certificare la sanità delle piante e dei prodotti".  

Fonte: ANSA