Una tesi sul melone mantovano

Transizione ecologica e nuove tecnologie nello studio di Sagoni su Francescon e Lorenzini

Una tesi sul melone mantovano
Una tesi di laurea sul melone mantovano. E' quella con cui Simone Sagoni si è laureato in economia all'università di Ferrara. Lo studente di Ostiglia (Mantova), seguito dal professor Francesco Nicolli di Ferrara,  ha presentato uno studio incentrato su "Transizione ecologica in agricoltura: efficacia e accettabilità sociale delle nuove tecnologie per la produzione del melone" facendo riferimento alla Op Francescon di Rodigo e alla Lorenzini Naturamica di Sermide, dove ha anche svolto il tirocinio universitario.



Leggiamo alcuni tratti della tesi: "Lorenzini Naturamica ha una potenzialità di circa 6.000 tonnellate/anno di melone con 300 lavoratori. Considerando il valore della produzione, emerge, dal bilancio d’esercizio del 2019, un ammontare pari a 9,5 milioni di euro. Il costo del venduto, per un ammontare di quasi 9,1 milioni di euro vede un peso sul valore della produzione pari al 95,45% Op Francescon è un’azienda agricola che attualmente si estende su una superficie di circa 2.300 ettari tra Italia (Mantova e Sicilia) ed estero (Senegal). La potenzialità produttiva è di 30 milioni di meloni e 4 milioni di angurie: una delle più grandi realtà italiane produttrici nel settore ortofrutticolo. Considerando il valore della produzione, emerge, dal bilancio d’esercizio del 2019 un posizionamento molto superiore rispetto alla media provinciale, con oltre 61,5 milioni di euro".


"Le politiche aziendali rappresentano, fin dall’inizio il successo di entrambe le aziende, determinate principalmente da qualità, genuinità e garanzia", prosegue la tesi di Sagoni (foto sopra). "Quando si acquista un prodotto ortofrutticolo si desidera che sia di qualità, salubre e rispecchi le caratteristiche organolettiche del prodotto. Ma sceglierlo non è sempre facile perché l’aspetto non è di grande aiuto. Le  due aziende garantiscono la qualità guardando dentro al prodotto tramite l’impiego di analizzatori laser che, in modo non invasivo misurano in tempo reale i valori del grado zuccherino, la consistenza della polpa e le eventuali imperfezioni interne: l’analisi viene effettuata su ogni frutto e soltanto quelli che corrispondono agli elevati dati standard qualitativi richiesti vengono confezionati con il nome dell’azienda mentre gli altri vengono confezionati con sigle identificative che fanno riferimento alle aziende produttrici".

E ancora: "Lorenzini Naturamica con un sistema di marcatura, imprime, a fuoco mediante laser, il nome della ditta e un proprio codice identificativo, che il consumatore può digitare nell’area tracciabilità del sito www.lorenzininaturamica.com.  Sempre Lorenzini Naturamica aggiunge, anche, una fascetta di plastica dove spiega le caratteristiche organolettiche del prodotto: grado brix, varietà del melone, tipologia, il logo dell’azienda e il sito dell’azienda, in cui può trovare le informazioni relative all’azienda e ai prodotti".

 
 
 
Il professor Nicolli

"L’aspetto più importante in cui le aziende si stanno focalizzando, che la tecnologia permette di sviluppare e la manodopera non può fare è garantire quel piacere che il consumatore prova nel consumare il melone, entrando nel frutto, estrarne le caratteristiche di qualità, le caratteristiche distintive e poi garantirle nel tempo a un mercato e un consumatore esigente nei gusti", scrive nella tesi Sagoni. "Lorenzini Naturamica opera per un 80% nel mercato italiano e un 20% in Europa con qualche esportazione in paesi extraeuropei come Dubai. Mentre l’azienda Op Francescon adotta un sistema tecnologico diverso: usa il sistema a barre. Op Francescon ha scelto di basare la sua politica aziendale sulla quantità di meloni prodotti per favorire la continuità di approvvigionamento di meloni ai suoi clienti della Gdo. Le sue vendite si suddividono in un 65% nel mercato italiano e 35%, con aumento progressivo, all’estero in territorio europeo”.  

La tesi si chiude con un sondaggio su un campione di 268 famiglie mantovane finalizzato a capire se, e quanto, sarebbero disposte a pagare per un prodotto agricolo – e in particolare un’anguria o un melone – dotato di una certificazione di qualità che garantisca un più alto grado zuccherino e un maggiore rispetto ambientale: a livello aggregato, l’analisi mostra come, in media, i rispondenti si sono dichiarati disposti a pagare 44 centesimi in più al Kg per un prodotto con una certificazione, credibile, che attesti sia un elevato grado zuccherino, che metodi di produzione eco-sostenibili.  

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