Attualità
«Clementine, come farsi del male da soli»
Rizzo: «Prezzi giù da un giorno all'altro per politiche commerciali assurde»
E' un copione che si ripete. Parte una campagna prodotto, le condizioni dell'annata consentono di impostare un prezzo dignitoso, ma poi arriva il giorno in cui c'è chi si presenta con quotazioni inferiori – molto inferiori - e la reazione della distribuzione è frenetica: una corsa al ribasso che finisce per coinvolgere anche chi avrebbe volentieri difeso la posizione. Questo scenario, tracciato a Italiafruit News da Giacomo Rizzo, alla guida dell'omonimo gruppo di imprese che ha nella Spo Zentrum la società commerciale, riguarda le clementine.
“Non si fa altro che parlare di aumenti: la plastica è alle stelle, i costi dell'energia schizzano in alto, la manodopera è difficile da reperire... E così, dopo aver lottato con la Gdo per avere valori congrui in questo esordio di campagna, ci troviamo a subire un importante taglio del prezzo”.
Ma che cosa è successo? “Fino a qualche giorno fa la retina da 2 chili la vendevamo a un prezzo non esaltante ma che ci consentiva di lavorare – risponde l'imprenditore siciliano - La settimana scorsa mi chiama un importante cliente e mi dice che per la stessa confezione bisogna scendere di 40 cent al kg. Resto di sasso, soprattutto quando vengo a sapere il motivo: ci sono competitor che hanno iniziato a praticare questi prezzi. Competitor che conosco e che ho chiamato per verificare l'accaduto: una politica commerciale assurda, che ci porta ora ad avere prezzi più bassi degli anni precedenti nonostante la disponibilità di prodotto sia decisamente inferiore e i costi di produzione ben più alti. Non si può distruggere un comparto in questo modo”.
Un sistema disaggregato, che non condivide una strategia, porta a queste continue tensioni sui prezzi. “Noi produttori ci facciamo del male da soli – prosegue Rizzo – Anzi, la causa del nostro male siamo noi stessi: lo dico da anni. Tra l'altro davanti a questi episodi non è che la catena distributiva seria cambi fornitore, ma, mantenendo le quote reciproche, chiede di abbassare i prezzi ai suoi fornitori abituali”.
“Da anni la produzione demonizza la Gdo, affibbiandogli tutte le colpe del suo insuccesso, non rendendosi conto che sta incolpando l’anello sbagliato della filiera: non è vero che fa dei produttori ciò che vuole, sono solo aziende private che devono fare profitti e se trovano chi vende clementine a basso prezzo siamo noi produttori che abbiamo sbagliato. Tra l'altro se guardiamo i bilanci delle varie insegne, a parte qualche caso virtuoso, non è che abbiano chissà quali marginalità. Oggi al mondo agrumicolo non servono operazioni come queste: è assurdo che in Spagna clementine così a basso prezzo non si trovino, mentre in Calabria sì. Il comparto agrumicolo italiano è talmente frazionato e impreparato che ognuno fa ciò che gli pare. Nei modelli organizzati, come quello delle mele in Trentino, cose del genere non si verificano. Dovremmo fare una profonda riflessione – conclude Rizzo – Lo voglio urlare ai miei colleghi siciliani e calabresi: così ci facciamo del male da soli, punto e basta!”.
“Non si fa altro che parlare di aumenti: la plastica è alle stelle, i costi dell'energia schizzano in alto, la manodopera è difficile da reperire... E così, dopo aver lottato con la Gdo per avere valori congrui in questo esordio di campagna, ci troviamo a subire un importante taglio del prezzo”.
Ma che cosa è successo? “Fino a qualche giorno fa la retina da 2 chili la vendevamo a un prezzo non esaltante ma che ci consentiva di lavorare – risponde l'imprenditore siciliano - La settimana scorsa mi chiama un importante cliente e mi dice che per la stessa confezione bisogna scendere di 40 cent al kg. Resto di sasso, soprattutto quando vengo a sapere il motivo: ci sono competitor che hanno iniziato a praticare questi prezzi. Competitor che conosco e che ho chiamato per verificare l'accaduto: una politica commerciale assurda, che ci porta ora ad avere prezzi più bassi degli anni precedenti nonostante la disponibilità di prodotto sia decisamente inferiore e i costi di produzione ben più alti. Non si può distruggere un comparto in questo modo”.
Un sistema disaggregato, che non condivide una strategia, porta a queste continue tensioni sui prezzi. “Noi produttori ci facciamo del male da soli – prosegue Rizzo – Anzi, la causa del nostro male siamo noi stessi: lo dico da anni. Tra l'altro davanti a questi episodi non è che la catena distributiva seria cambi fornitore, ma, mantenendo le quote reciproche, chiede di abbassare i prezzi ai suoi fornitori abituali”.
“Da anni la produzione demonizza la Gdo, affibbiandogli tutte le colpe del suo insuccesso, non rendendosi conto che sta incolpando l’anello sbagliato della filiera: non è vero che fa dei produttori ciò che vuole, sono solo aziende private che devono fare profitti e se trovano chi vende clementine a basso prezzo siamo noi produttori che abbiamo sbagliato. Tra l'altro se guardiamo i bilanci delle varie insegne, a parte qualche caso virtuoso, non è che abbiano chissà quali marginalità. Oggi al mondo agrumicolo non servono operazioni come queste: è assurdo che in Spagna clementine così a basso prezzo non si trovino, mentre in Calabria sì. Il comparto agrumicolo italiano è talmente frazionato e impreparato che ognuno fa ciò che gli pare. Nei modelli organizzati, come quello delle mele in Trentino, cose del genere non si verificano. Dovremmo fare una profonda riflessione – conclude Rizzo – Lo voglio urlare ai miei colleghi siciliani e calabresi: così ci facciamo del male da soli, punto e basta!”.
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