Sette priorità per salvare la pera italiana

Assemblea di 300 produttori presenta un decalogo alle istituzioni. Abate: «Il Mipaaf si svegli»

Sette priorità per salvare la pera italiana
Sette punti per salvare la pericoltura italiana: sono quelli portati alla ribalta lunedì pomeriggio a Mirandola in occasione dell'assemblea intitolata "Dalla catastrofe al cambiamento per la rinascita del settore pera" organizzata da un gruppo di produttori delle aree vocate del Nord Italia alla presenza di circa 300 operatori.
 
Queste le richieste presentate alle istituzioni dall'assise coordinata dall'agronomo e produttore Luigi Golinelli: esonero contributivo immediato e totale per il 2020 e il 2021; aumento dello stanziamento del Fondo di solidarietà nazionale; erogazione di un ristoro pari al 30% sul fatturato del 2021 riferito all’anno 2020;  apertura di una misura regionale sul Psr 2021 e 2022 su ripristino del potenziale produttivo, danneggiato da calamità naturali, avversità atmosferiche ed eventi catastrofici; richiesta all’Unione Europea di un sostentamento anticrisi forfettario e compensativo ad ettaro; attivazione di una misura regionale finalizzata a dare contributi a imprese agricole per la ristrutturazione di determinati comparti produttivi; attivazione di prestiti bancari garantiti da Ismea di durata decennale con un congruo periodo di pre-ammortamento.



Nel corso dell'assemblea si è discusso dei numeri della crisi frutticola che sta investendo soprattutto l’Emilia-Romagna e che non ha precedenti nella storia con ripercussioni su circa 20mila aziende agricole, 60mila lavoratori e un patrimonio di oltre 50 mila ettari complessivi di frutteti.  Cambiamenti climatici, malattie e nuovi patogeni - è stato messo in risalto - mettono sotto scacco quasi il 70% della produzione emiliano-romagnola di pere.



Tra i partecipanti alla serata anche la senatrice Rosa Silvana Abate (foto sopra), capogruppo commissione Agricoltura del Gruppo Misto in Senato: "Chiederò ufficialmente al Ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli di aprire un tavolo di confronto con una rappresentanza dei pericoltori per discutere le loro istanze e trovare una immediata risoluzione alla crisi", spiega in una nota. 

"La filiera ortofrutticola, e in questo caso il comparto delle pere emiliane, eccellenza italiana, non può assolutamente attendere ulteriormente delle risposte e degli aiuti. Il Ministro dica finalmente da che parte stare: se da quella delle piccole e medie imprese agricole cuore pulsante dell’agricoltura nazionale e del Made in Italy, le cui proteste si fanno ogni giorno più vibranti - conclude Abate - o dalla parte dei grandi gruppi del settore".

Per il comparto pere viene da chiedersi da chi siano composti questi grandi gruppi, perché a quanto ci è dato sapere il settore si caratterizza, come per la stragrande maggioranza delle eccellenze frutticole, da piccole imprese di produzione associate a vario titolo e in vario modo in strutture di cui detengono la proprietà e il controllo mentre di latifondisti, fondi d'investimento e multinazionali non sembra essercene traccia.

Copyright 2021 Italiafruit News