Ombre sulla stagione delle mele italiane

«Materie prime e trasporti alle stelle, servono condivisione di filiera e ricette»

Ombre sulla stagione delle mele italiane
“I numeri di base per la partenza della stagione commerciale delle mele italiane sono tutto sommato confortanti, ma i costi delle materie prime e dei trasporti rischiano di vanificare gli sforzi dei produttori”: due righe intrise di preoccupazione quelle che aprono ii comunicato stampa Assomela diramato ieri in tre lingue, a testimonianza della rilevanza e gravità del tema. 

“Per bilanciare il mercato nazionale, l’Italia deve mantenere un ruolo leader sui mercati Europei ed internazionali; portare lontano dal mercato domestico una quota importante di frutti è strategico per garantire l’equilibrio tra domanda ed offerta. Ma sarà difficile”, prosegue la nota. “Il Covid non ha impattato solo sulla salute delle persone, ma anche sui trasporti e sulle materie prime. E non c’è vaccinazione che ponga rimedio”.



Le difficoltà a entrare in molti paesi nel mondo nel cuore della pandemia hanno ridotto gli scambi, mettendo in crisi il comparto dei trasporti via nave e dei container. Oggi, a fronte di una netta ripresa, le compagnie fanno fatica a reperire i container ed i costi lievitano, ricorda Assomela.  Si stima un incremento del 50% per i trasporti oltremare, in valore assoluto circa 6 centesimi il chilo e del 20% per i trasporti su gomma in Europa. Costi che i produttori faranno fatica ad accollarsi. Ma, prosegue l’associazione dei big delle mele, aumenta anche il costo delle materie prime in generale e, tra queste, della carta e del cartone, che porta il packaging a costare il 20% in più dell’epoca pre-covid. In valore assoluto si parla di 2 centesimi il chilo.  

Aumenti corposi interessano nell’ultimo anno la corrente elettrica (365%), il petrolio (+ 248%) e il gas naturale (+ 545%), in parte calmierati ma evidenti sia per i cittadini come per il settore industriale.  A ciò si aggiungono i costi dei normali fattori di produzione, come fertilizzanti e fitosanitari, tutti anelli di una cinghia che, sottolinea ancora Assomela, tende sempre e comunque a trasferire i costi nel portafoglio degli agricoltori.



Per fortuna ci sono anche aspetti positivi legati alla configurazione del mercato: "L’Europa prevede una produzione di 11.735.000 ton. il 10% in più sul 2020 e 2019, ma gli effetti delle gelate primaverili e le grandinate estive manderanno all’industria di trasformazione più frutti dello scorso anno, con il risultato di avere un volume di mele da collocare sul mercato del fresco praticamente uguale al 2020".

L’Italia, evidenzia ancora Assomela, promette di raccogliere 2.045.000 ton., con una riduzione del 4% sull’anno precedente ed anche in questo caso le mele da tavola sono praticamente identiche al 2020.  Le scorte della stagione in chiusura stanno rapidamente finendo, la qualità, al netto degli effetti della grandine dove è caduta, è tutto sommato buona. Le condizioni meteorologiche aiutano a recuperare qualche millimetro di calibro e ci sono tutte le premesse (e promesse) per una terza buona stagione, dopo il 2019-2020 e 2020-2021.

Ma - chiosa il comunicato Assomela - la marginalità promessa dalla nuova stagione corre il serio rischio di essere erosa dalle dinamiche dei costi, fattori esogeni fuori dal controllo dei produttori e delle loro Organizzazioni commerciali: “Questi aspetti pongono il serio quesito della sostenibilità economica prima di tutto, che in una visione operativa e pragmatica pone il nodo della continuità produttiva di aziende ed agricoltori e, di conseguenza, delle implicazioni ambientali e sociali che potrebbero conseguire ad una agricoltura economicamente debole”. Ecco allora che “urgono ricette e in questo senso ogni riflessione e proposta sarà certamente utile”.



Anche perché  “non sono solo i frutticoltori o, meglio, gli agricoltori ad essere toccati da questi effetti del post-Covid, ma tutta la filiera”. Una qualche valutazione si potrebbe quindi fare con la distribuzione, che “non deve farsi tentare dal lasciare tutte le criticità esposte sul conto corrente del settore primario”. Per Assomela infatti, “produttori ragionevolmente contenti significa maggiore attenzione alla qualità, alla sicurezza alimentare, agli investimenti, al ritorno in termini occupazionali e cultura del territorio, tutti obiettivi citati nel Green Deal”. 

Un settore primario in equilibrio offre molteplici vantaggi alla collettività e ai consumatori: “Garantire una equa distribuzione del valore lungo la filiera è quindi un obiettivo per diversi aspetti “collettivo”, così come offrire un campo di gioco ben livellato ai giocatori, tutti inclusi”.
Assomela pone quindi una domanda in parte provocatoria: “Non è che la pubblica amministrazione potrebbe farsi carico di intervenire con un sostegno a qualche progetto nuovo, magari usando in maniera virtuosa i fondi del Pnrr?

Nei ragionamenti di mercato vanno oggi incluse variabili fino a ieri assenti, conclude Assomela. E bisogna cercare di farlo con urgenza, per prevenire criticità in parte già manifeste e in parte chiare all’orizzonte. Se il clima è una sfida quotidiana, e sulle intemperanze dello stesso con eventi sempre più violenti bisogna e si può agire, così come sulle implicazioni fitosanitarie, un ragionamento interno alla filiera - from Farm to Fork – orientato a "trovare equilibri nuovi per aumentare le garanzie di un prezzo equo per il produttore, ma anche per il consumatore e la distribuzione che sta nel mezzo, potrebbe forse essere lanciato. Le Organizzazione dei produttori di mele, conclude la nota, sono pronte a fare la loro parte.

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