Meloni, l’Umbria sale sul podio

Top Melon investe su liscio e charentais: «Dopo la pandemia, vediamo la luce»

Meloni, l’Umbria sale sul podio
Solitamente gli areali italiani più noti per la produzione di meloni sono sostanzialmente due: il mantovano al Nord e la Sicilia al Sud. Tuttavia, negli ultimi anni il Centro Italia, ed in particolare l’Umbria, sta guadagnando quote di mercato. Proprio in Umbria, precisamente a Pantalla (Perugia) ha sede Top Melon, realtà che da oltre 25 anni produce meloni su una superficie di 300 ettari.
“E’ grazie alle peculiarità del nostro territorio che otteniamo un melone di prima categoria – spiegano a Italiafruit News Giorgio e Gianni Spinetti, che gestiscono l’azienda insieme ai rispettivi figli Marco, Chiara e Carolina, in particolare il clima contribuisce alla coltivazione di un prodotto di qualità”.



L’azienda produce annualmente 120mila quintali di melone, di cui 90mila di retato.
“Quest’anno – commenta Spinetti – abbiamo aumentato sia le superfici umbre del liscio che dello charentais (30 ettari). Al momento abbiamo ancora meloni siciliani e il prodotto campano che lavoriamo da metà maggio ai primi di giugno, quando inizieremo a raccogliere anche il prodotto umbro in serra”.
E aggiunge: “I meloni siciliani sono in crescita del 30% rispetto allo scorso anno, nonostante la campagna sia partita in ritardo: ora c’è un buon clima che facilita produzioni e vendite, con prezzi nella media”.
Per il momento la produzione aziendale rimarrà ferma al melone liscio e retato: “Cerchiamo di non inserire troppe varietà altrimenti sarebbe difficile gestirle: il melone liscio è ovviamente più delicato mentre per il retato lavoriamo varietà long life ma non tutti lo scelgono data la polpa leggermente più dura”.

Sono tre i marchi con cui l’azienda commercializza i suoi meloni: Platinum, Grifone e la linea Premium. “In particolare l’imballaggio di quest’ultimo prodotto – precisano da Top Melon – nasce per valorizzare e ringiovanire il prodotto fascettato”.


I segreti per un melone perfetto
Alla base dell’alta qualità dei frutti di Top Melon c’è un ambiente estremamente vocato: “Abbiamo una fortissima escursione termica giorno-notte, soprattutto in estate – sottolinea Spinetti – e questo ci favorisce nell’ottenere un prodotto di alta qualità, un po’come succede in Trentino con le mele”.
Anche a livello agronomico l’azienda è attenta nel ricercare le soluzioni più idonee: “Per esempio, bisogna studiare la giusta grandezza delle baulature per sviluppare un apparato radicale importante, in modo da ottenere più fiori e quindi più frutti. Non da meno l’irrigazione deve essere precisa sia nelle tempistiche, sia nelle dosi, in modo che la pianta non vada in carenza idrica ed il frutto possa accumulare sostanza secca”. 
Come affrontate i problemi climatici, come le ondate di freddo? “Nel nostro caso ci siamo ingegnati – dicono dall’azienda – e quando le temperature sono arrivate a un grado centigrado, abbiamo collocato sopra ad ogni pianta un tovagliolo di carta: può sembrare un gesto banale ma ci ha aiutato a salvarle”.



Top Melon prevede di continuare la stagione del melone fino a ottobre, anche grazie alle nuove coltivazioni introdotte in Molise con il Piel de Sapo e il Gialletto (circa 5 ettari), Anguria (circa 3 ettari) e melone (circa 15 ettari).
Rispetto alle prime prove di due anni fa, l’azienda sta continuando a sviluppare anche l’anguria midi nera: “Abbiamo investito sui macchinari e questo prodotto sarà commercializzato a brand ‘Anguria Regina’ principalmente alla Gdo. Coltiviamo questo frutto su 25 ettari e dovremmo iniziare a raccogliere le prime angurie sotto serra a metà giugno per arrivare fino a fine agosto o inizio settembre”.




Previsioni per la campagna e trend di mercato
“Se il tempo si mantiene così quest’anno avremo un ottimo riscontro sulle coltivazioni, con piante molto belle – dice Spinetti – dal punto di vista della commercializzazione, le cose stanno andando per il verso giusto: poi la tendenza sarà a ribasso per quanto riguarda i prezzi ma le previsioni sono buone. In generale vediamo un po’ di luce dopo esser passati dalla pandemia, speriamo che il canale Horeca si possa riprendere bene”.
E’ buona la qualità dei frutti – definisce l’azienda – anche grazie ad un clima che, a parte il ritorno di freddo che si è registrato – è stato sempre tendenzialmente buono.
“Adesso la qualità viene controllata accuratamente dalla Gdo – conclude – soprattutto dopo la stagione climatica negativa dello scorso anno. E puntare alla qualità conviene anche a noi produttori: nonostante ci sia sempre qualche centesimo di discussione sui prezzi, i prodotti che sono di qualità rappresentano un’ottima base di partenza”.




Ha collaborato Fabrizio Pattuelli

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