«Kiwi a rischio sopravvivenza, ecco perché»

Agrion studia la morìa: i cambiamenti climatici mettono in difficoltà la specie

«Kiwi a rischio sopravvivenza, ecco perché»
Ondate di calore, bombe d’acqua e gelate sono eventi estremi a cui gli agricoltori italiani si stanno sempre più abituando. Ma al di là delle perdite produttive, che tipo di impatto possono generare i mutamenti climatici sulle specie ortofrutticole? Lo abbiamo chiesto alla Fondazione Agrion, Centro di ricerca e innovazione del Piemonte noto a livello nazionale. "Anche la nostra Regione, come sta avvenendo a livello globale, è stata recentemente interessata da ondate di calore, bombe d’acqua e gelate che hanno messo in forte difficoltà tutta la filiera frutticola", conferma a Italiafruit News il ricercatore Luca Nari. Che sintetizza: "Il cambiamento climatico e la variabilità climatica hanno un elevato impatto sulle colture: sulla fenologia, ma anche su fitopatie e fitofagi". 

Nel 2020, solo per fare un esempio, Agrion ha rilevato un anticipo fenologico davvero considerevole (8-10 giorni rispetto alla media), in particolare sulle drupacee. Una situazione che ha "marcatamente elevato il rischio da gelate primaverili - come sottolinea Nari - Ci sono poi problematiche come la morìa del kiwi che risultano strettamente connesse ai cambiamenti climatici in atto: ondate di calore estive (stress evapotraspirativi) ed improvvise precipitazioni anomale (sommersione degli apparati radicali) stanno mettendo in estrema difficolta questa specie frutticola, a tal punto di minarne la sopravvivenza". 

"In Piemonte - continua - l’estate 2020 è stata altresì caratterizzata da eventi temporaleschi inconsueti (trombe d’aria) che hanno letteralmente raso al suolo una serie di meleti prossimi alla raccolta e determinato la cascola di susine qualche giorno prima d’iniziarne lo stacco". Ma gli effetti si notano anche per gli insetti, aggiunge Nari, precisando il caso della cimice asiatica: "Questo fitofago si sta avvantaggiando sempre più degli ultimi inverni miti che ne favoriscono lo svernamento e mantengono popolazioni elevate".



“I cambiamenti climatici interagiscono in modo significativo sul comportamento vegeto-produttivo di tutte le specie - ribadisce da parte sua Davide Nari, pomologo di Agrion - L’aumento delle temperature, con conseguente anticipo delle fasi fenologiche, modifica in modo imprevedibile la differenziazione a fiore e la conseguente regolarità produttiva. Si registrano sempre più frequentemente scottature sui frutti. Le precipitazioni distribuite in modo concentrato nell’arco della stagione hanno come conseguenza la maggior incidenza di danni all’epidermide e spaccature dei frutti e non ultimo l’insorgenza di nuove problematiche fitosanitarie, quali morìa del kiwi, o l’aggravarsi di quelle chiave, come la ticchiolatura su pomacee o la moniliosi su drupacee. Drammatici sono inoltre i danni causati dagli insetti di nuova introduzione come cimice asiatica, drosofila, ecc.".

Per rispondere alle crescenti difficoltà ambientali, l'Unità di ricerca dedicata alla frutticoltura della Fondazione Agrion sta lavorando ad una serie di progetti. “Per affrontare la morìa del kiwi, in particolare, stiamo conducendo una sperimentazione atta a monitorare l’attività fisiologica della pianta e la sua risposta ai cambiamenti ambientali - specifica ancora Luca Nari - Nell'ambito di questo progetto (svolto dal gruppo operativo composto da Settore Fitosanitario Regionale, Fondazione Agrion, Crea e Disafa-Università di Torino, ndr) stiamo monitorando con appositi sensori il flusso linfatico, la temperatura fogliare e tutta una serie di altri parametri per meglio comprendere il comportamento della pianta allorquando si sviluppa la sindrome". 

Un altro importante progetto di ricerca, svolto da Disafa-Università di Torino, Agrion ed alcune Op del territorio, è quello focalizzato sulla ticchiolatura. “Stiamo lavorando sulle varietà resistenti alla ticchiolatura sia in termini di sostenibilità ambientale, per limitare l’impiego di prodotti di sintesi, sia per verificare l’adattabilità di queste cultivar ai cambiamenti climatici e la risposta ai patogeni e fitofagi”.  


Il team di Agrion, da sinistra a destra: Luca Nari (ricercatore), Lorenzo Berra (coordinatore tecnico) e Davide Nari (pomologo)

La Fondazione sta inoltre continuando il proprio lavoro di valutazione di nuove varietà e portinnesti su tutte le specie su cui si focalizzano le attività dei quattro Centri ricerche operativi sul territorio regionale, dai fruttiferi “maggiori”, alle fragole e piccoli frutti passando per le orticole fino a nocciolo e vite. “Condividiamo le analisi esposte su Italiafruit News da Luigi Catalano della Soi e Stefano Foschi del Crpv in merito all’esigenza di organizzare un nuovo sistema di valutazione varietale in Italia”, commenta Lorenzo Berra, coordinatore tecnico di Fondazione Agrion.

“L’esempio francese del Ctifl è condivisibile - aggiunge - Si potrebbe infatti implementare una sperimentazione indipendente svolta da un sistema pubblico-privato che garantisca la disponibilità e il rinnovo tempestivo dei materiali valutati attraverso rigorosi protocolli, condivisi da tutta la rete dei Centri di sperimentazione territoriale. In sostanza - conclude - noi pensiamo sia importante valorizzare i risultati ottenuti dal Progetto Liste varietali dei fruttiferi e implementarli con l’intervento diretto dei costitutori nel cofinanziamento del processo, con l’obiettivo di innalzare l’efficienza di tutto il sistema”.

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