Smart Farm, il dispositivo che previene le malattie

Lo realizza la startup siciliana Smart Island, buoni risultati su kiwi, uva e albicocche

Smart Farm, il dispositivo che previene le malattie
Prevenire le malattie delle piante è fondamentale in frutticoltura per poter salvare per tempo interi raccolti e i relativi costi di gestione. Oggi la tecnologia viene in aiuto dei produttori attraverso un dispositivo in grado di anticipare le problematiche delle piante e quindi le loro malattie. Si chiama Smart Farm ed è l’ultima tecnologia sviluppata dalla startup siciliana Smart Island, composta da un software di vision farming e da innovativi sensori hardware chiamati DaikiAlla base del suo funzionamento c’è il rilevamento e l’analisi di diversi parametri di natura climatica, ambientale, irrigua e delle caratteristiche del terreno. 

“Si tratta di un dispositivo a forma di fungo che viene posizionato in profondità nel terreno, a circa a 30-60 cm sotto terra dove si trovano le radici delle piante – spiega a Italiafruit News Maria Luisa Cinquerrui, ceo della startup – da qui i suoi sensori rilevano tutte le informazioni essenziali a comprendere lo stato di crescita di una coltura, se è irrigata e concimata bene. Attraverso l’analisi di dati come temperatura del suolo, umidità del terreno, conducibilità fogliare e irradiazione solare si riesce a monitorare la fase fenologica delle piante e prevenire eventuali malattie, stress idrici, virus o attacchi di parassiti”.


Maria Luisa Cinquerrui

I dati raccolti dal dispositivo sono poi inviati a un cloud, una piattaforma online a cui accedono i clienti comodamente da pc o smartphone. “Gli agricoltori hanno a disposizione un database da cui analizzano tutte le informazioni – aggiunge la Ceo - e capiscono come e in quali intervalli irrigare, quanta acqua serve ad ogni pianta, per quanto tempo concimare e come organizzare tutte le azioni necessarie allo sviluppo della coltura”.

Tramite l’analisi delle informazioni, Daiki è in grado di informare l’agricoltore dei problemi che stanno avvenendo, oltre ad automatizzare sensori sul campo, azionare la chiusura o l’apertura delle serre o ancora attivare l’irrigazione. “Il dispositivo si adatta perfettamente alle tecnologie già presenti sul campo, a partire dai sistemi più semplici”, specifica Cinquerrui.


Il dispositivo è stato sperimentato sulle coltivazioni italiane di kiwi, albicocche, uva da tavola e da vino. “Lo abbiamo testato sia in campo aperto che in coltivazioni coperte – dice la manager – all’80% sulle coltivazioni siciliane ma anche a Trieste, Lazio, Puglia e Calabria. In alcune colture, come per i kiwi, ha rilevato diversi fenomeni di marciume. Si tratta di frutteti molto delicati all’irrigazione, in cui l’umidità eccessiva causata da effetti microclimatici determina malattie come marciume, marciume apicale o della pianta e Peronospora. Per questo è importante analizzare passo per passo l’aspetto microclimatico e irriguo”.

Dopo quattro anni di sperimentazione, ora Daiki è già sul mercato e la produzione arriva a 100-200 pezzi mensili. “Per ora i nostri clienti sono concentrati in Italia – sottolinea la startupper – ma abbiamo ricevuto dimostrazioni di interesse da parte di multinazionali estere. Attraverso ai nostri partner probabilmente stringeremo accordi sia con Paesi europei come Francia e Germania, ma arriveremo anche più lontano, in Africa e in Asia”.
E continua: “Prima di poter rispondere a domande quantitativamente importanti, dobbiamo espanderci, ampliare la società, i magazzini e la fabbrica. Abbiamo già iniziato a fortificarci, ad aumentare il nostro fatturato e ad organizzarci con i nostri partner per strutturare l’azienda. Per ora siamo una startup innovativa di 8 persone (di cui 3 full time) e a breve diventeremo una pmi”.

Lo staff di Smart Island

Entro il prossimo anno, Smart Island offrirà ai propri clienti anche tecnologie modulari. “Si tratta di dispositivi componibili che un’azienda agricola potrà scegliere in base alle proprie esigenze – conclude Cinquerrui – dai sensori, ai sistemi di fertirrigazione, al controllo telematico a distanza. Saranno gli stessi produttori ad individuare l’investimento nel tempo e a decidere quali strumenti aggiungere”.

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