Radicchio di Verona, il bello deve ancora venire

Furiani: limitazioni all'export e all'Horeca pesano, ma la qualità è alta e l'Igp ha visibilità

Radicchio di Verona, il bello deve ancora venire
Nessun exploit dei prezzi ma un andamento costante delle vendite in attesa di possibili chance commerciali legate soprattutto alla "riapertura" dei mercati esteri oggi bloccati a causa della pandemia: il radicchio veronese naviga a vista, consapevole di poter contare su una qualità elevata e su una gestione "comoda" in campo della materia prima. Mentre il prodotto Igp (le cui operazioni di raccolta, per il tardivo, sono scattate a metà dicembre) trova ampio spazio sugli scaffali della Gdo, dove le promozioni, come per molte altre referenze ortofrutticole, non mancano. 

"Le operazioni in campo proseguono con regolarità, la materia prima è ottima sia a livello di gusto che di colorazione e le temperature basse ci consentono di gestire al meglio l'ortaggio, senza bisogno di frigo-conservazione, in quanto viene raccolto in base alla richieste", spiega Cristiana Furiani, titolare di Geofur di Legnago (Verona) e presidente del Consorzio scaligero per la tutela e valorizzazione dell'Indicazione geografica protetta.



"I problemi principali, in termini di mercato, sono due: le forte limitazioni all'export nei molti Paesi centro e nord europei in lockdown e l'inattività dell'Horeca. In stagioni normali l'estero per Geofur (che fa parte del network de La Grande Bellezza) vale il 30% del fatturato; le ripercussioni si fanno sentire, ma siamo fiduciosi per lo sviluppo della stagione perché il prodotto è sano e bello e noi ci siamo programmati per il medio-lungo periodo"

La raccolta andrà avanti sino a fine febbraio. Ad oggi, le richieste delle catene distributive italiane non mancano: "La grande distribuzione punta molto sul prezzo, ma le offerte sono anche un'occasione di visibilità per l'Igp", dice ancora Furiani. 

In questi giorni ad esempio Aldi propone il Radicchio di Verona Igp con l'Mdd "Regione che vai", al prezzo di 1,79 euro il chilo invece di 2,49. Nel depliant viene presentato come un "prezioso scrigno di sapore e freschezza che si distingue per l’inconfondibile croccantezza e per il gusto del tutto peculiare, in cui l’amarognolo della foglia si contrappone alla dolcezza delle nervature bianche; custodisce caratteristiche organolettiche tali da consentirne un utilizzo ad ampio raggio, dall’antipasto al dolce". 



"Quando, una volta allentate le misure anti-Covid, anche i mercati esteri torneranno a tirare - conclude Furiani (nella foto sopra) - potremo innestare la marcia superiore operando a pieno ritmo per conseguire gli obiettivi che ci siamo prefissati".

Copyright 2021 Italiafruit News