«Clementine, serve un prezzo trasparente»

Minisci: «Produttori in difficoltà, fondamentale il ruolo della Gdo»

«Clementine, serve un prezzo trasparente»
Mercato delle clementine, in una campagna difficile come quella che si è vissuta a cavallo tra il 2020 e il 2021, la strada da percorrere sarebbe stata quella del prezzo trasparente. Ne è convinta Anita Minisci, responsabile commerciale fresco del Gruppo Minisci di Corigliano Calabro (Cosenza), oltre 400 ettari di agrumeti nella Piana di Sibari.

"La politica dei francesi potrebbe essere quella giusta: valorizzare il prodotto nazionale e garantire il reddito dei produttori con un prezzo equo - ragiona l'imprenditrice - Al consumatore pagare le clementine 1,20 euro il chilo invece che 0,99 non cambia la vita, ma per noi produttori, se ci fosse un reale trasferimento di valore, farebbe la differenza. Il ruolo della Gdo è fondamentale: proporre un prezzo trasparente, in cui mostrare al consumatore il valore di acquisto accanto a quello di vendita, spiegando le difficoltà dei produttori in questo frangente, sarebbe un grande contributo per il nostro comparto, un nuovo modo per gestire insieme le crisi di prodotto che, purtroppo, in ortofrutta sono frequenti e imprevedibili".



Della crisi delle clementine ne abbiamo parlato a più riprese su Italiafruit News, abbiamo dedicato una diretta Facebook su questo tema (clicca qui per rivederla) e anche alcune catene della Gdo hanno reagito, da Coop Italia (clicca qui per approfondire) ad Esselunga.
Le difficoltà del comparto ovviamente si ripercuotono sul territorio calabrese, culla delle clementine. "Crisi come questa rischiano di far sparire la Calabria dalla cartina geografica - ribadisce Anita Minisci - l'agricoltura è il comparto di sostentamento che sorregge la nostra regione, l'unico che sta continuando a dare lavoro. C'è un bisogno assoluto di avere un'agricoltura valida, che abbia un senso economico: non possiamo essere abbandonati, avremmo bisogno di una contrattazione collettiva del prezzo delle clementine".

Impostare un discorso commerciale di questo tipo non è sicuramente facile, vista anche la frammentazione del comparto agrumicolo italiano e calabrese. Però sulla promozione e valorizzazione del prodotto, anche grazie al lavoro del Consorzio delle Clementine di Calabria Igp, si può spingere ancora di più. "Dobbiamo raccontare i lati positivi della clementina: se è buona e gustosa, il problema del calibro passa in secondo piano – conclude Anita Minisci, che fa parte del consiglio del Consorzio - Scendere di un calibro non significa nulla: un calibro 5 non è meno buono di un calibro 4".

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