Nocciole piemontesi, si lavora per migliorare la qualità

Nocciole piemontesi, si lavora per migliorare la qualità
La quotazione delle nocciole piemontesi quest’anno regala scarse soddisfazioni ai produttori. Per contribuire a migliorare la situazione la Regione Piemonte ha istituito il tavolo corilicolo, che si è riunito il 23 dicembre in videoconferenza con l’intervento del presidente della giunta piemontese Alberto Cirio, dell’assessore all’agricoltura Marco Protopapa, e, tra gli altri, dei rappresentanti di Ascopiemonte, Asprocor, delle organizzazioni professionali agricole e delle industrie dolciarie Ferrero e Caffarel (appartenente al gruppo Lindt & Sprüngli). 

Per Confagricoltura è intervenuto il direttore dell’Unione Agricoltori di Cuneo Roberto Abellonio che ha avanzato una proposta condivisa dalla filiera: nell'ottica della valorizzazione della produzione si inizierà a lavorare per impostare un progetto di monitoraggio degli aspetti produttivi, legati alle lavorazioni, all’essicazione e alla conservazione del prodotto, per contribuire a far crescere la qualità della nocciola Piemonte Igp. I procedimenti, una volta sperimentati e resi operativi, potranno anche essere oggetto di certificazione.

La prima vera operazione di filiera varata sulla nocciola, dice al Corriere della Sera Roberto Abellonio, "prevederebbe di certificare con l’Igp anche i frutti non venduti grazie a questo marchio, aumentando quindi i volumi di qualità e di migliorare la lavorazione che succede alla raccolta introducendo parametri come le caratteristiche organolettiche, la resistenza agli insetti, la pelabilità, il danno occulto. Queste ultime due qualità arriverebbero da essiccatori e sgusciatori che si dovrebbero impegnare anche stoccare le nocciole con precisi parametri per garantirne la conservabilità. "Vero che alcune fasi della filiera non sono sotto controllo", ammette Pietro Mollea, che con la sua Marchisio a Cortemilia (55 milioni di ricavi, 50 addetti) sguscia il 30% del raccolto regionale. "Ma così si rischia di omologare questi frutti a un mercato globale. La qualità delle nocciole piemontesi è scaduta, troppa la produttività, ma ai produttori non bisogna insegnare nulla".

Fonte: www.confagricolturatorino.it - Corriere della Sera, edizione Torino