Mele, i pilastri del successo italiano

Tutti i numeri del 2020. Ismea: «La forza del settore è l'aggregazione»

Mele, i pilastri del successo italiano
Aggregazione di qualità, capacità di valutare e gestire l'offerta in qualunque situazione di mercato, avanzate tecnologie di magazzinaggio e stoccaggio per preservare lungamente i prodotti e per rispondere in maniera tempestiva e mirata alle esigenze dei diversi clienti e mercati internazionali. Sono tre pilastri che contraddistinguono il comparto melicolo nel mondo dell'ortofrutticoltura italiana e lo rendono senz'altro un modello virtuoso che altre filiere potrebbero, e dovrebbero, imitare. 

Un settore in piena salute quello delle mele italiane - anche in tempi di Covid - capace di esprimere una produzione annua di circa 2,1 milioni di tonnellate e di vantare i primati negli scambi con l'estero (772 milioni di euro nella campagna 2019/20) e nel saldo attivo della bilancia commerciale (+747 milioni di euro). Numeri che favoriscono l’ottimismo degli operatori di questa filiera sia nel breve che nel lungo periodo. Non è un caso, infatti, che i produttori mele del nostro Paese siano più fiduciosi rispetto alla media dei loro colleghi. Lo attesta l’Ismea nello studio “Focus Mele”, pubblicato a fine dicembre, che rimarca l’ottimo andamento della campagna 2020/21, partita in agosto con prezzi all’origine nettamente superiori a quelli iniziali delle stagioni 2019/20 e 2018/19.



I motivi del maggiore ottimismo degli operatori di mele, come sottolinea la ricerca, vanno ricercati nel “rinvigorimento dei consumi domestici determinati in Italia e in Europa della pandemia” e nei raccolti in netto calo di Francia (-18%) e Spagna (-27%), due mercati che potrebbero diventare molto appetibili per le produzioni italiane, in particolare per quelle di fascia qualitativa medio-alta.

Nel rapporto, Ismea scrive con parole chiare ed inequivocabili come la forza del settore melicolo italiano risieda “in gran parte nella capacità di aggregare e gestire l’offerta, nonostante alla base vi sia una estrema polverizzazione del tessuto produttivo. L’aggregazione dell’offerta, unitamente alla buona capacità di leggere e condividere informazioni, consente agli operatori di realizzare strategie commerciali idonee a poter competere a livello internazionale e allo stesso tempo a garantire un’adeguata redditività". Un messaggio di elogio, in pratica, verso il lavoro di svolto dal comitato marketing di Assomela, l'associazione dei produttori di mele italiani che rappresenta, attraverso i suoi membri, circa l'80% della produzione melicola nazionale e il 20% di quella europea.


L’arco alpino è la "fabbrica" a cielo aperto di gran parte delle mele italiane
La filiera produttiva è oggi fortemente concentrata nel Nord Est del Paese, con il Trentino-Alto Adige che “pesa” per circa il 50% della superficie coltivata e per il 68% della produzione. A seguire si piazzano Piemonte, Veneto e Emilia-Romagna che concentrano un altro 30% di superficie e produzione. In totale sono 55mila gli ettari di meleti coltivati in Italia, con una tendenza strutturale a un lieve incremento degli investimenti. Infatti, nel 2020, “la superficie produttiva italiana è cresciuta dello 0,7% rispetto al dato medio del triennio precedente”. 

A livello varietale, precisa ancora lo studio, è in atto una riconversione dei meleti che prevede “la sostituzione di varietà storiche (ad esempio Golden Delicious) con nuove varietà di mele club”, che prevedono quindi una diffusione controllata e contingentata delle superfici investite. Il 2020 sarà inoltre ricordato per record produttivo della produzione biologica, salita a oltre 185mila tonnellate, ossia il 9% circa della produzione totale.



Il 16% della frutta acquistata in Italia è costituita da mele
Tra le specie di frutta prodotte in Italia, le mele rivestono un ruolo di primo piano anche nei consumi. “La loro presenza sulle nostre tavole copre tutto l'anno grazie anche alle diverse varietà presenti nel paniere offerto, che va dalla precoce Gala alla tardiva Cripps Pink”, precisa la ricerca. In termini di quantità, poi, “le mele rappresentano il 16% degli acquisti di frutta fresca degli italiani, inclusi gli agrumi, confermandosi così in prima posizione davanti a banane e pesche e nettarine con queste ultime che però beneficiano di un'offerta limitata ad alcuni mesi dell'anno”.

+4% le vendite alla distribuzione di mele
Negli ultimi 12 mesi, complice il lockdown, gli acquisti al dettaglio di mele hanno raggiunto i livelli più alti degli ultimi anni. Stando ai dati Ismea Nielsen, infatti, le vendite sono aumentate del 4% su base annua, mentre la spesa è cresciuta del 17%, trainata dall’aumento del prezzo medio (+13%). 



“La distribuzione degli acquisti nell’arco dell’anno evidenzia un effetto-lockdown positivo sulle vendite al dettaglio di mele”, si legge nel report. Tra marzo e maggio 2020, esse sono aumentate sensibilmente rispetto al 2019 e anche il prezzo medio ha registrato l’aumento di qualche centesimo di euro. A settembre, inoltre, l’avvio della campagna 2020/21 è avvenuto sulla base di un lieve incremento su base annua sia delle quantità vendute sia del prezzo medio.



Mercati di sbocco, Germania in testa e l’Egitto ritorna sul podio
Per quanto riguarda il commercio con l’estero, la mela è il prodotto ortofrutticolo che vanta il miglior saldo della bilancia commerciale italiana. Nell’ultima campagna commerciale - da agosto 2019 a luglio 2020 - il saldo dell’Italia ha sfiorato quota 750 milioni di euro, grazie all’esportazione di circa 877mila tonnellate, delle quali 567mila nei Paesi dell'Unione europea.

La Germania si è confermato il primo cliente del nostro Paese con un forte incremento rispetto alla stagione 2018/19: +26% in valore e +22% in quantità. “La Germania vale da sola circa un terzo degli introiti complessivi generati dalle esportazioni - segnala Ismea - In seconda posizione si piazza l’Egitto, con un forte aumento sia in termini di quantità importate (+27%) sia di prezzo medio all’import (+29%). Si segnalano inoltre le flessioni di Spagna e Arabia Saudita e la pesante battuta d’arresto dell’India (-40% in volume e valore) che, nella campagna precedente, era stata la sorpresa positiva attestandosi in quarta posizione".



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