Fairtrade, coltivazioni distrutte dalla furia degli uragani

In centro America Eta e Iota hanno danneggiato intere città e i terreni agricoli

Fairtrade, coltivazioni distrutte dalla furia degli uragani
Città allagate e isolate, centinaia di morti, gravi danni a infrastrutture e perdite per milioni di dollari al settore agricolo. E’ questo lo scenario causato dagli uragani Eta e Iota, che nel mese scorso si sono abbattuti con la loro furia distruttiva su diversi Paesi del centro America.
Prima l’uragano Eta e poi Iota hanno invaso la costa del Nicaragua (dove è stato definito il più grande uragano che abbia mai colpito il Paese) e dell’Honduras. Iota ha poi continuato la sua corsa in Colombia e Caraibi, lasciando dietro di sé uno scenario di devastazione.
L’acqua ha sommerso numerosi appezzamenti di terreno, inondando migliaia di ettari di coltivazioni di cereali di base, frutta e verdura, soprattutto in Nicaragua, Honduras e Guatemala


Nicaragua, perso il 70% della produzione di fagioli

In Nicaragua gli uragani hanno danneggiato 1200 km di strade e colpito più di 400mila persone, costringendole a ripararsi in rifugi di emergenza.
Le forti piogge hanno inondato campi e aree da pascolo, mettendo a rischio coltivazioni di caffè, zucchero di canna, arachidi, riso, mais e legumi; prodotti da cui dipende la sicurezza alimentare del Paese e buona parte delle esportazioni. Secondo le prime stime, è andato perso il 70% della produzione di fagioli e il 10% della produzione di riso.
Le organizzazioni Fairtrade hanno subito numerosi danni mentre la Federazione delle cooperative per lo sviluppo (Fecodesa) del Nicaragua stima anche che il 60% del mais coltivato dai suoi 200 mila soci sia stato colpito. Tra i produttori colpiti anche quelli di Cecocafen, di Prodecoop e Soppexca che in molti casi stanno cercando aiuto per finanziare le forniture di cibo e riaprire le strade per poter lavorare nei campi.



Honduras, perdite per il settore agricolo all’80%

Una volta lasciato il Nicaragua, la furia di Iota ed Eta si è abbattuta in Honduras, colpendo oltre 600 famiglie con centinaia di morti, vie di comunicazione distrutte e intere popolazioni isolate.
Lo stesso Ministero dell’agricoltura, Mauricio Guevata, ha riferito perdite per più dell’80% nel settore agricolo a causa dei danni inflitti dagli eventi atmosferici
Nei dipartimenti di Cortes, Atlantida, Colon, Santa Barbara e parte di El Paraiso, le coltivazioni sono state danneggiate da Eta, mentre con Iota i settori più colpiti sono stati quello del pesce, degli agrumi e dei cereali come mais e fagioli
Le organizzazioni Fairtrade sono state investite da frane nelle aziende agricole, oltre ad aver riportato danni alle infrastrutture e alle strade. Come Fairtrade, anche altre organizzazioni sono state colpite da inondazioni e danni, come Coagricsal e Aprocagual, mentre i produttori di Proexo faticano ad accedere ai campi perché le strade di accesso sono state cancellate.



Guatemala, i più colpiti sono stati i contadini

Tra i Paesi colpiti dagli uragani anche il Guatemala dove molte comunità sono rimaste isolate e si contano più di 5000 sfollati. La furia di vento e pioggia ha danneggiato in particolar modo il settore produttivo agricolo e sono stati molti i contadini che hanno perso tutte le loro coltivazioni.
Oltre a Fairtrade, sono state colpite anche le organizzazioni Apodip, Asobragri, Cipac, Fedecocagua.

Tra gli altri Paesi colpiti anche El Salvador, dove sono stati segnalati ingenti danni alle coltivazioni di caffè e dello zucchero di canna, e in Messico in cui le pesanti piogge hanno causato diverse frane.



I danni causati in centro America dai due uragani impongono una doverosa riflessione sul rapporto sempre più stretto dell’uomo con l’ambiente. La terra è in grado di donare le materie prime per nutrire e sostentare economicamente molti Paesi ma, allo stesso tempo, non bisogna dimenticarsi che necessita delle cure e dell’attenzione umana. Per evitare che un uragano spazzi via anni interi di meticoloso lavoro, è necessario accendere i riflettori sul cambiamento climatico, contenerne i danni e arrivare il prima possibile a una filiera produttiva a zero emissioni. Obiettivo, quest’ultimo, per cui Fairtrade è già attiva da anni e continuerà ad impegnarsi fino ad ottenere un equilibrio sostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico per i suoi produttori.

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