Acquaponica, una promessa per il futuro della biodiversità

Simbiosi tra pesci e piante, l'azienda «Impatto Zero» pensa a un nuovo modello di business

Acquaponica, una promessa per il futuro della biodiversità
Coltivazioni senza chimica, ortaggi dalle ottime qualità organolettiche e salvaguardia della biodiversità. Promettono questi risultati gli impianti industriali di acquaponica realizzati dalla società Impatto Zero di Cassino (Frosinone), presente la scorsa settimana alla kermesse dell’ortofrutta Macfrut Digital.

L’azienda, costituita nel 2016, ha oggi fornitori in Nuova Zelanda e Stati Uniti ed ha dedicato 200mila euro a ricerca e sviluppo. “Siamo in una fase di pre-lancio – spiega a Italiafruit News il fondatore Davide Balbi – e oggi stiamo richiedendo i brevetti per i nostri impianti. Abbiamo fatto la nostra prima pubblicità su un noto mensile di business nel 2018 ma solo quest’anno abbiamo ottenuto i primi permessi di costruzione: abbiamo due cantieri in Lombardia e, a breve, ne partirà uno anche in Campania. Anche i ritardi causati dal Covid hanno contribuito ad allungare le tempistiche, speriamo di presentare il nostro progetto sul mercato entro il primo semestre 2021”.

Perché scegliere l’acquaponica di Impatto Zero? “I nostri impianti hanno numerosi vantaggi rispetto alle coltivazioni tradizionali – sottolinea il Ceo – prima di tutto le qualità organolettiche dei nostri vegetali. Se l’agricoltura intensiva ha ucciso tutto ciò che è vivo nel terreno, le nostre coltivazioni non verranno trattate in nessun modo con componenti chimiche; la nostra sarà una vera e propria agricoltura incontaminata. Se il biologico è una certificazione di processo, noi vogliamo andare oltre e creare una vera e propria certificazione di prodotto che garantisca risultati di alto livello”.


E aggiunge: “Il nostro progetto va al di là dell’acquaponica, vogliamo realizzare un sistema a filiera corta, ovvero un modello di business per migliorare le problematiche del settore. Per farlo, dobbiamo far partecipare l’agricoltore al prezzo di vendita tramite un network specializzato. Realizzeremo un vero e proprio farming on demand (coltivazione su richiesta ndr) in cui l’agricoltore otterrà un giusto prezzo per i suoi prodotti. Allo stesso tempo, vogliamo contribuire a preservare la biodiversità: daremo al cliente la possibilità di scelta per le coltivazioni, a partire dai semi”.
Le serre di Impatto Zero consisteranno in strutture da circa 600 metri quadri, che potranno servire dai 60 ai 100 clienti.

Il funzionamento degli impianti



In ogni impianto viene creato un sistema in simbiosi tra pesci e piante, a cui quotidianamente viene fornito il ciclo di azoto fondamentale per la crescita. “L’acqua dei pesci va alle piante e viceversa – testimonia Balbi – sono i clienti a scegliere il tipo di pesce, che può essere ornamentale come le carpe koi oppure pesci d’acqua salata come spigole e orate, che a loro volta possono essere venduti una volta raggiunte le dimensioni ottimali”.
Con tecnologie all’avanguardia, Impatto Zero promette un risparmio idrico al 90% rispetto alle colture tradizionali e produzioni destagionalizzate, grazie alle fonti rinnovabili dei fornitori che assicurano una temperatura calda d’ inverno e una più fresca d’estate.

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